Standard & Poor’s non ha operato un downgrade dell’Italia, cambiando però in negativo il suo outlook. Tuttavia l’agenzia di rating americana ha segnalato come negativa la riforma delle pensioni 2019 basata su Quota 100. Dal suo punto di vista, infatti, “la misura del governo, se attuata in pieno, invertirà a nostro avviso i guadagni della precedente riforma e minaccia la sostenibilità di lungo termine dei conti pubblici”. Di fatto un giudizio simile a quello di Moody’s, che aveva evidenziato i rischi per la sostenibilità del sistema pensionistico italiano derivanti dalle mosse dell’esecutivo. E in questo le agenzie di rating sembrano essere concordi sia con la Commissione europea, che nella sua bocciatura della manovra italiana ha fatto esplicito riferimento alla riforma delle pensioni, che di altre istituzioni internazionali. Il Governo italiano non sembra comunque intenzionato a fare marcia indietro sulle misure previdenziale, né sulle altre che fanno parte della manovra che si sta mettendo a punto per il 2019. Con la convinzione che porteranno a una crescita dell’economia. La riforma delle pensioni 2019 con Quota 100 sarà differenziata tra pubblico e privato. Quella che finora è apparsa come un’indiscrezione trova conferma nella parole di Giulia Bongiorno, che intervenendo ad Agorà, la trasmissione di Rai 3, ha detto che “nel momento in cui sarà scritta specificamente la norma della quota 100 si valuterà che tipo di convenienza avrà il dipendente a usufruirne o meno. Perché non è detto che poi tutti ne usufruiranno. A quel punto io scriverò una norma, d’intesa con il governo, in cui stabilirò ad esempio se devono dare un preavviso”. Dunque  per i dipendenti pubblici “si farà una norma ad hoc: perché si deve garantire la continuità dell’azione amministrativa”, ha detto la ministra della Funzione pubblica. Secondo quanto riporta blitzquotidiano, Bongiorno non vuole permettere che ci siano uno svuotamento degli uffici pubblici e per questo “sto facendo una norma che si chiama concorsi sprint perché un concorso deve durare tre o quattro mesi, non può durare un anno e mezzo”. 



LE PAROLE DI RIZZETTO E DAMIANO

La manovra 2019 non lascia ben sperare Walter Rizzetto in tema di riforma delle pensioni. “Purtroppo a mio avviso siamo ancora agli annunci, ma al più intravedo una Quota 100 con paletti e penalizzazioni e un’Opzione Donna con l’aumento degli anni anagrafici e… basta”, ha detto il deputato di Fratelli d’Italia in un’intervista a pensionipertutti.it. “Se vogliamo dirci la verità con questa manovra non si abbatte la Manovra Fornero: Quota 100 per così come scritta è un anticipo pensionistico, Altro non vedo”, ha aggiunto, paragonando quindi la misura principale della riforma delle pensioni del Governo Conte all’Ape. Rizzetto si è detto anche pessimista sul fatto che possa essere varata una nona salvaguardia degli esodati mediante un decreto: “Sulla risoluzione la maggioranza è in enorme difficoltà. Se è in panne per una risoluzione in commissione figuriamoci per un decreto”, ha detto. Sulla manovra in generale, dal suo punto di vista è giusto sfidare i diktat dell’Ue, ma occorrono scaltrezza e acume per evitare il peggio. Cesare Damiano intende candidarsi al congresso del Pd e per questo ha cominciato un tour per presentare il Programma dei LaburistiDem in giro per l’Italia. Un programma che parla anche di riforma delle pensioni. L’ex ministro del Lavoro, nella tappa di Catanzaro, ha spiegato che “non basta cambiare l’etichetta per lasciare tutto come prima, bisogna cambiare i contenuti delle nostre politiche. Noi vogliamo superare la mitologia del partito ‘leggero’; crediamo nell’intervento innovatore e regolatore dello Stato nell’economia; riteniamo che sia giunto il momento di far sedere i rappresentanti dei lavoratori nei Consigli di amministrazione delle grandi imprese; siamo per il superamento della legge Fornero attraverso il consolidamento del sistema della flessibilità e delle Quote che vada anche a vantaggio dei giovani che avranno una pensione interamente contributiva”. Secondo quanto riporta Askanews, a proposito della Quota 100 e delle proposte del Governo in tema di pensioni, Damiano ha detto di non ritenere “sostenibile l’indistinta e incoerente sommatoria di obiettivi proposta dal governo, non compatibile con le esigue risorse destinate alla previdenza, pari a 6,7 miliardi di euro”. 



Si continua a lavorare alla riforma delle pensioni 2019, che potrebbe contenere, oltre a Quota 100, anche un taglio degli assegni sopra i 4.500 euro. Ieri si è tenuto un vertice di Governo sul tema, ma ancora non è stato deciso se l’intervento sarà inserito nella manovra 2019 o in un emendamento a parte da inserire durante l’iter parlamentare. Molto dipenderà, probabilmente, se si riuscirà o meno a trovare una quadra sul tipo di provvedimento da adottare. Sembra infatti che si procederà a varare un contributo di solidarietà che, scrive Il Sole 24 Ore, dovrebbe essere “articolato almeno in tre fasce: tra 90 e 120mila euro (6% di prelievo), 120-160mila euro (12%), oltre i 160mila euro (18%)”. Ci sarebbe anche da stabilire la durata di questo prelievo, che potrebbe essere triennale, come avvenuto in passato. Inoltre, si starebbe ragionando su una “rimodulazione del meccanismo di perequazione di questi assegni all’inflazione”. Dunque oltre al contributo di solidarietà, potrebbe esserci una minor indicizzazione di queste pensioni. 



BOCCIATA LA PROPOSTA M5S AL PARLAMENTO UE

Come noto, oltre alla Quota 100 per superare la Legge Fornero, il Movimento 5 Stelle vuole cambiare anche i vitalizi dei politici. Dopo Camera e Senato, nel mirino ci sono i consigli regionali. Tuttavia il tentativo pentastellato di cambiare il sistema pensionistico degli ex eurodeputati non è andato a buon fine. Il Fatto Quotidiano scrive infatti che la proposta è stata bocciata con 457 voti contrari e 125 a favore (77 gli astenuti). “Gli esponenti del Pd sono rimasti in aula, hanno votato e si sono divisi: sei componenti su 19 – forse guardando alle elezioni di maggio – hanno sostenuto insieme alla Lega l’emendamento al bilancio presentato dai Cinque Stelle per modificare lo statuto e allineare i diritti pensionistici degli eletti ai regimi previdenziali dei normali cittadini degli Stati membri, sia per il calcolo dell’ammontare che per i requisiti anagrafici e contributivi che danno diritto all’assegno”, si legge sul Fatto, che segnala anche che tra gli europarlamentari italiani i voti contrari sono stati “più del doppio dei favorevoli (45 contro 26)”.  Quando si parla di riforma delle pensioni, come si sta vedendo nel caso di Quota 100 che verrà inserita nella Manovra 2019, vengono evidenziati i costi che potrebbero esserci per il sistema previdenziale e la sua sostenibilità. “Oggi il problema che grava sulle casse previdenziali sono quelle baby pensioni che durano da ben 37, 38 anni e che non sono state sufficientemente finanziate. Mentre attualmente per andare in pensione devo aver versato almeno 41 anni di contributi, fino al 1980 si andava in pensione con 14 anni, 6 mesi e 1 giorno di servizio ed ecco come si è creato l’enorme buco che non riusciamo a sanare e che facciamo pesare sui lavoratori e sulle attuali pensioni”, si legge in un comunicato di Federcontribuenti, secondo cui, a questo punto, per salvaguardare le pensioni future “o alziamo i contributi da versare o non abbassiamo l’età pensionabile oppure tagliamo se c’è da tagliare”. E in questo senso “dobbiamo ricalcolare tutte le pensioni che vanno dal 1980 alla Legge Fornero per il bene delle future generazioni”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DURIGON

Claudio Durigon torna a dare dei dettagli importanti sulla riforma delle pensioni 2019 che sarà incentrata principalmente su Quota 100. Intervistato dal Messaggero, il sottosegretario al Lavoro ha in particolare spiegato che “ci sarà una norma anche per i giovani”, grazie alla quale sarà estesa anche a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, ed è quindi interamente nel sistema contributivo, “l’integrazione al minimo della pensione se questa risulta sotto una certa soglia”. Anche se non ha voluto dare dettagli su quella che sarà la cifra della pensione minima futura per i giovani, Durigon ha specificato che bisognerà comunque aver versato almeno 20 anni di contributi. L’ex sindacalista ha anche dato rassicurazioni sul fatto che la riforma delle pensioni con Quota 100 sarà strutturale e che i fondi stanziati con la Manovra serviranno a evitare il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita per le pensioni anticipate e non di vecchiaia. Complessivamente, la platea di potenziali beneficiari delle misure del Governo, “compresa Ape sociale e opzione donna che saranno rinnovate, è di circa 370 mila persone”. Durigon ha anche confermato che ci saranno quattro finestre trimestrali per il pensionamento e che “solo per gli statali ci potrebbe essere un preavviso di tre mesi”, perché “è stato sollevato il problema di coordinare le uscite con le nuove assunzioni per garantire la continuità dell’azione amministrativa”. Dunque i dipendenti pubblici potrebbero avere solo due finestre anziché quattro, ma solo per i primi due anni. Rispetto al problema del Tfs, il sottosegretario ha detto che “stiamo ragionando su un meccanismo di anticipo della liquidazione per gli statali”.