Quota 100 scatta già quest’anno. Questo è il titolo di un articolo di Repubblica di oggi riguardante la riforma delle pensioni 2019, nel quale si spiega che “i requisiti per andare in pensione anticipata con quota 100 dal prossimo anno potranno essere maturati sin da subito. Chi cioè entro il prossimo 31 dicembre arriva a sommare almeno 100 tra età anagrafica e contributiva – con almeno 62 anni e 38 di contributi fissi – può già preparare gli scatoloni. Andrà in pensione dal primo aprile 2019, se lavoratore privato. Dal primo giugno, se statale”. Il quotidiano romano anticipa anche delle novità che sarebbero in arrivo per Quota 100, ovvero la possibilità che dei 38 anni di contributi richiesti per accedere alla pensione, tre possano essere figurativi. Inoltre con la pace contributiva si potranno riempire dei buchi nella propria carriera contributiva con vantaggi per il datore di lavoro (che deduce l’importo versato) e per il lavoratore, che invece detrae la somma. Si potrà anche riscattare la laurea “e detrarne una parte, anche se lo fanno mamma, papà o i nonni”. Prosegue la messa a punto della riforma delle pensioni 2019 da parte del Governo e sembra che ci sarà un blocco dell’aumento dei requisiti pensionistici in base all’aspettativa di vita non solo per le pensioni di anzianità, che rimarranno quindi a 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne), ma anche per quelle di vecchiaia, ma non subito dal 2019. L’idea, cioè, sarebbe quella di far sì che l’età pensionabile resti a 67 anni fino al 2022, bloccando quindi futuri aumenti della stessa. Resta da capire, invece, se il requisito anagrafico di Quota 100 sarà o meno collegato all’aspettativa di vita e potrà quindi aumentare nel tempo rispetto ai 62 anni inizialmente previsti. Intanto, da quanto riportano alcune agenzie di stampa, tra cui l’Ansa, sembra che  “i lavoratori del trasporto aereo potranno andare in pensione di vecchiaia nel 2019 e il 2020 con un requisito ridotto di sette anni rispetto a quella degli altri lavoratori”. Oggi  il requisito può essere ridotto di cinque anni. Per finanziare la misura, si renderà “strutturale la norma sul pagamento per diritto di imbarco di tre euro”. Non manca chi vede in tutto questo un modo per ridurre gli organici di Alitalia.



LA RICHIESTA SUL LAVORO DI CURA

Oltre a Quota 100, la riforma delle pensioni 2019 dovrebbe contenere la proroga di Opzione donna, misura volta a cercare di diminuire le disparità di genere presenti a livello previdenziale, destinate anche ad accentuarsi proprio in virtù del fatto che Quota 100 prevede il raggiungimento di almeno 38 anni di contributi (troppi per le donne) per accedere alla pensione. Orietta Armiliato, dalla pagina Facebook de Comitato Opzione donna social, ricorda ancora una volta quanto sarebbe importante arrivare al riconoscimento, ai fini previdenziali, del lavoro di cura svolto dalle donne, così da “raggiungere la quiescenza anticipatamente e colmare vuoti contributivi dovuti alle carriere discontinue che altro non sono che il prodotto della rinuncia all’occupazione permanente per sopperire alle carenze di un sistema che ‘prende’ ma non ‘restituisce’”. Un obiettivo che dovrebbe attirare l’interesse di tutte le italiane e che è anche inserito nella piattaforma unitaria sindacale che Cgil, Cisl e Uil vorrebbero discutere con il Governo. Il Governo non ha intenzione di modificare la manovra 2019, tanto meno la riforma delle pensioni con Quota 100. Luigi Di Maio lo ha ribadito: “Questo Governo non arretra, si farà il reddito di cittadinanza, si farà la pensione di cittadinanza, si farà la quota 100 per mandare in pensione le persone”. Per evitare, tuttavia, che ci possano essere problemi particolare durante la discussione della Legge di bilancio, sembra che l’esecutivo possa trasformare i provvedimenti di riforma delle pensioni e reddito di cittadinanza in due ddl collegati alla manovra. In questo modo, spiega Repubblica, con la Legge di bilancio verrebbero comunque creati i fondi con cui alimentare poi le misure individuate. Ci sarebbe però più tempo, con anche un passaggio parlamentare non condito da particolare fretta, per individuare i dettagli delle misure. Se questo da un lato può essere un vantaggio, perché porterebbe a prendere provvedimenti più “ragionati”, c’è da dire che si potrebbe correre il rischio di vedere partire le misure con un certo ritardo rispetto al 1° gennaio 2019. 



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MARTONE

Michel Martone consiglia prudenza nel trattare il tema della riforma delle pensioni. “Dire che si vuole smontare la Fornero non è sbagliato ma è persino pericoloso. Per un motivo molto semplice. La legge Fornero nasce in un momento in cui lo spread era a 560 punti base (novembre 2011, ndr). In quel preciso momento c’era la necessità di dare un segnale ai mercati che non si fidavano più di noi: attenti, guardate che noi stiamo trasformando il nostro sistema previdenziale in qualcosa di sostenibile, che sta in piedi con le sue gambe. E questo è avvenuto”, spiega l’ex sottosegretario in un colloquio con formiche.net, nel quale evidenzia che “adesso invece è l’opposto. In un momento di nuova fragilità del nostro debito attaccare il sistema che tiene in equilibrio i nostri conti sul fronte della previdenza equivale a dare questo messaggio a dei mercati già nervosi: vogliamo rendere non più sostenibile il sistema previdenziale”. Dal suo punto di vista, poi, non è detto che al pensionamento di 400.000 persone corrispondano altrettanti ingressi nel mercato del lavoro. “Non esiste un rapporto 1 a 1, insomma, e questo dipende dal ciclo economico. Oggi per esempio non ci sono i contratti fissi. Dunque si esce con un fisso in mano e magari si entra con un contratto determinato”, è la sua spiegazione. Martone si augura quindi che chi ha responsabilità di governare il Paese faccia bene i conti prima di intervenire, anche perché “se si manda in pensione la gente prima, il debito non può che salire. La Fornero, piaccia o no, assicurava e garantiva equilibrio”.

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