QUOTA 100 DOPO LE EUROPEE
La bozza della manovra 2019 è quasi pronta e la riforma delle pensioni non sarà però al suo interno. Sembra più probabile, infatti, che il Governo scelga per Quota 100, come per il reddito di cittadinanza, la strada di un ddl collegato alla Legge di bilancio. Marco Leonardi, sulla sua pagina Facebook, fa due osservazioni in merito. La prima è che i collegati possono impiegare anche più di 6 mesi per passare da Camera e Senato. “Saranno provvedimenti complicati e saranno cambiati molte volte in Parlamento (soprattutto se saranno scritti malissimo come il decreto dignità!). Il che vuol dire che di reddito di cittadinanza e pensioni se ne parla dopo le europee”, scrive l’ex consigliere di palazzo Chigi. Che fa anche notare che Lega e M5s “faranno di tutto per avere reddito di cittadinanza e quota100 in tempo per le elezioni ad aprile. Scriveranno norme affrettate per buttar lì qualche soldo prima delle elezioni e impediranno la discussione parlamentare. Inoltre bisogna saperlo che saranno provvedimenti che non dureranno nel tempo perché sono insostenibili (oltre che dannosi): li hanno dovuti togliere dalla legge di bilancio proprio per evitare di sfondare lo spread e portarci al disastro immediato sui mercati finanziari”.
QUOTA 100 SI SGONFIA?
Quota 100 si sgonfia? Secondo quanto riporta Repubblica, la riforma delle pensioni 2019 potrebbe contenere dei vincoli tali, tra finestre, divieto di cumulo, necessità di preavviso, da scoraggiare diversi potenziali beneficiari della misura, consentendo così di spendere meno soldi del previsto. In questo modo si riuscirebbe a diminuire l’impatto delle misure previdenziali sul deficit pubblico, mantenendo comunque attive alcune forme di pensionamento anticipato, come l’Ape social e Opzione donna. Quota 100 sarebbe in ogni caso strutturale e probabilmente avrebbe dei costi maggiori a partire dal 2020, per i quali potrebbero essere utilizzati anche le risorse risparmiate l’anno prossimo. L’esecutivo sta anche pensando di cambiare le regole per i sindacalisti. “Si prevede, per chi è in distacco sindacale, che la sua pensione sia calcolata con un criterio peggiorativo rispetto a chi ha deciso di non fare il sindacalista e rimanere al suo posto”, si legge sul quotidiano romano. La norma non sarà in ogni caso retroattiva, ma varrà solo dal 2019.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BOERI SU QUOTA 100
Intervistato dal Messaggero, Tito Boeri ha parlato della riforma delle pensioni cui sta lavorando il Governo, evidenziando che le risorse stanziate per Quota 100 non sono sufficienti per un intervento di tipo strutturale. “Finora c’è solo un fondo di 6,7 miliardi per il 2019 che poi diventano 7. Anche considerando solo l’uscita con 38 anni di contributi e 62 di età già dal 2020 servirebbero più risorse perché la spesa sarebbe inevitabilmente crescente”, ha evidenziato il Presidente dell’Inps, spiegando che se invece il Governo ha in mente “un limite fisso di spesa si andrebbe a creare un meccanismo a rubinetto che a un certo punto sospende l’erogazione o limita gli importi”, quindi “ci sarebbe un incentivo a fare domanda appena possibile”.
Per Boeri c’è un modo per rendere compatibile con Quota 100 con le risorse stanziate. “Si potrebbe, per esempio, applicare alle nuove pensioni anticipate, sulla quota retributiva, il meccanismo ipotizzato per quelle sopra i 90 mila euro nel progetto di legge D’Uva-Molinari presentato alla Camera: riduzione dell’importo in proporzione agli anni di anticipo rispetto ai 67 anni. Una correzione attuariale equa, che evita di avvantaggiare chi va pensione prima rispetto a chi si ritira più tardi dal lavoro. Oppure ricalcolare l’importo con il contributivo a partire dal 1996”. Quanto all’ipotesi di bloccare l’aumento dei requisiti pensionistici in base all’aspettativa di vita, Boeri ha ricordato che il tema non faceva parte degli impegni elettorali e che “sulle pensioni di vecchiaia l’effetto sarebbe devastante”, “sulle sole pensioni anticipate ci sarebbe un impatto più gestibile”.