QUOTA 41 RINVIATA AL 2020

Secondo quanto riporta Repubblica, dopo un incontro avuto con una delegazione di lavoratori precoci, Matteo Salvini si sarebbe convinto che è necessaria una riforma delle pensioni che abbia come obiettivo finale quello della Quota 41. Il punto è che nella Nota di aggiornamento del Def non vi si fa riferimento ed è difficile che la possibilità di andare in pensione dopo 41 anni di contributi versati, indipendentemente dall’età, entri nella Legge di bilancio. Di fatto i precoci dovrebbero attendere di avere almeno 62 anni. E a quel punto per loro sarebbe più facile andare in quiescenza con la pensione anticipata. Secondo quanto riporta il sito del Secolo d’Italia, “si profila però l’ipotesi che la riforma delle pensioni possa avvenire in due tranche”. La prima verrebbe avviata nel 2019 con la Quota 100, mentre la seconda scatterebbe l’anno successivo con la Quota 41.



QUOTA 100 CON STOP AI MISSILI?

Il governo finanzia la Quota 100 sulle pensioni con lo stop ai missili? L’indiscrezione emerge con l’intervento – riportato da Milano Finanza – della banca d’affari Fidentiis, secondo cui l’esecutivo intende ridurre i costi per gli armamenti per finanziare la spesa nel welfare. «Secondo rumors, il governo italiano ha bloccato i piani per gli investimenti nel nuovo sistema di difesa missilistica con l’intenzione di ridurre gli acquisti nel 2019 per finanziare la prevista spesa nel welfare e quella relativa ai tagli fiscali allo studio». Il problema di Quota 100 riguarda proprio le coperture visto che il primo anno, secondo ipotesi circolate negli ultimi giorni, costerebbe 7 miliardi il primo anno. Lo ha confermato recentemente anche il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia: «La quota 100 per le pensioni partirà al massimo entro il mese di febbraio, anche se faremo di tutto per renderla operativa già dal 1 gennaio 2019, e che prevede una spesa di 7 miliardi di euro per il prossimo anno». (agg. di Silvana Palazzo)



QUOTA 41, I CONTI CHE LA ESCLUDONO

Quota 100 con i paletti a 62 anni di età e a 38 anni di contributi: questa sarà la riforma delle pensioni per il 2019 decisa dal Governo. A dirlo al Sole 24 Ore è Claudio Durigon. E il quotidiano di Confindustria spiega che il sottosegretario al Lavoro fuga “gli ultimi dubbi sull’ennesima speculazione circolata nelle ultime ore sul possibile abbassamento a 41 anni del requisito per l’anticipo a prescindere dall’età”: Quota 41 non ci sarà. Questo perché “abbassare a 41 anni il requisito dell’anticipo farebbe salire a 12 miliardi circa la maggiore spesa pensionistica già a partire dal primo anno, un livello incompatibile con i saldi di indebitamento maggiorato previsti nella Nadef appena trasmessa alle Camera”. Dunque per mancanza di risorse non verrà attuata una misura che molti lavoratori precoci chiedono da tempo e che pensavano potesse essere introdotta dal Governo del cambiamento.



I CONTI DI DAMIANO

Cesare Damiano fa i conti in tasca al Governo visti gli annunci fatti negli ultimi giorni, compresi quelli sulla riforma delle pensioni. “Il reddito di cittadinanza per 5 milioni di persone e l’innalzamento delle pensioni minime, che riguarda altri milioni di persone (a 780 euro?), come ha detto Conte; una Quota 100 ‘vera’, che interessa centinaia di migliaia di lavoratori (da quando?), come ha detto Di Maio; e poi 41 anni di contributi (sì o no?), esodati (sì o no?), Opzione Donna (sì o no?), flat tax e risorse per i ‘truffati’ dalle banche. Senza dimenticare il non aumento dell’Iva”. L’ex ministro del lavoro spiega che “mal contati sono 50 miliardi di euro. Neanche con il 2,4% puro e per un triennio (cosa che non è) si coprirebbe quella cifra. Nel Governo ognuno tira la coperta dalla sua parte: se parla Di Maio, tutte le risorse vanno al reddito e alle pensioni di cittadinanza; se parla Salvini, va tutto a Quota 100. Prima o poi sapremo l’amara verità. Quello che è sicuro è che le risorse stanziate non bastano”.

QUOTA 100 E LA SALVAGUARDIA DEGLI ESODATI

Alla commissione Lavoro della Camera questa settimana si sarebbe dovuta discutere la Risoluzione presentata da Walter Rizzetto sulla nona salvaguardia degli esodati. Tuttavia, come spiega Elide Alboni in un post sulla pagina Facebook del Comitato esodati licenziati e cessati, la discussione è stata rinviata. Rizzetto “ha confermato che sicuramente nei prossimi giorni il Governo dovrà dare una risposta, ma la sua sensazione è che la discussione è stata rinviata perché non hanno ancora la certezza delle risorse da destinare ai vari provvedimenti previdenziali, sperando che non pensino di risolvere tutti i problemi generati dalla manovra Fornero con solo quota 100”, aggiunge Alboni. Il punto è che se occorrono 38 anni di contributi per accedere alla pensione, gli esodati non avrebbero diritto di andare in quiescenza. Dunque è più che mai necessaria una nona salvaguardia.

LE PAROLE DEL DEF SULLA RIFORMA DELLE PENSIONI

Nella premessa alla Nota di aggiornamento del Def si trova un passaggio relativo alla riforma delle pensioni che il Governo vuole varare. “È necessaria una riforma del sistema pensionistico allo scopo di promuovere il rinnovo delle competenze professionali necessarie a supportare il processo di innovazione. L’attuale regime, infatti, pur garantendo nel lungo periodo la stabilità finanziaria del sistema previdenziale, nel breve e medio periodo impedisce alle imprese il fisiologico turnover delle risorse umane impiegate. Per consentire al mercato del lavoro di stare al passo con i progressi tecnologici è oggi necessario accelerare e non ritardare questo processo e dare spazio alle nuove generazioni interrompendo il paradosso per il quale giovani, anche con elevata istruzione, rimangono fuori dal mondo produttivo mentre le generazioni più anziane non possono uscirne”, si legge nel documento. 

LA PREOCCUPAZIONE DI FEDERMANAGER

Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, esprime preoccupazione particolare per quel che il Governo vuole fare in tema di pensioni. “Siamo preoccupati, anzi preoccupatissimi per le pensioni. Non si può sempre mettere in discussione il lavoro di una vita con delle leggi retroattive. Le chiamano pensioni d’oro ma io dico che è solo demagogia”, spiega Cuzzilla in un’intervista a formiche.net. E aggiunge: “Se vogliamo parlare di previdenza è un conto, se vogliamo parlare di assistenza è un’altra. Noi manager siamo pronti, prontissimi a fare della solidarietà. Ma se il governo gialloverde pensa di fare dell’assistenza passando per le pensioni allora non è la via corretta. Perché per esempio non pensiamo a fare qualche legge buona, davvero buona sull’evasione fiscale? Ecco con quei soldi si potrebbe aiutare chi ne ha bisogno”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BOERI

Ieri Lega e Movimento 5 Stelle sono stati protagonisti di botta e risposta sulle cifre che verranno stanziate per il reddito di cittadinanza e anche sul momento in cui la riforma delle pensioni entrerà in vigore nel 2019. Quota 100, è stato ribadito da esponenti leghisti, partirà al massimo entro febbraio. In tanti italiani sperano comunque di non vedere altri segnali di incertezza da parte della maggioranza su questo fronte. Forse potrà contribuire Tito Boeri a riamalgamare i due partiti al Governo. Il Presidente dell’Inps ha infatti detto che “non è aumentando la spesa pensionistica che si può far crescere l’economia del nostro Paese, è esattamente il contrario”.

Secondo quanto riporta l’Huffington Post, l’economista della Bocconi, parlando a Venezia, ha spiegato che “l’aumento dello spread porta alla riduzione dei rendimenti di molti fondi pensione; ciò significa pensioni minori per molti lavoratori e in prospettiva quindi una situazione di maggiore difficoltà per la crescita, con minori possibilità di finanziamenti e liquidità per le imprese”. Dunque un giudizio piuttosto duro non solo sulle misure previdenziali che Lega e M5s intendono approvare con la manovra, ma anche all’impianto stesso della Legge di bilancio. Boeri ha comunque presentato anche un’alternativa alle proposte governative: “Se si tratta di tutelare il potere di acquisto dei pensionati e rafforzare la loro posizione bisogna pensare a misure di crescita che assegnino maggiore importanza al lavoro e all’aumento della produttività”, ha detto.