Ero partito con l’idea di scrivere su quota 100. Tanto ormai ne scrivono tutti. C’è chi lo fa per illustrarla fino allo spasimo, inutile visto le informazioni disponibili, come si desume dal sito Pensioni oggi, il sito sulla previdenza italiana. In questo caso specificare “italiana” è d’obbligo. Per qualsiasi trattazione previdenziale di qualsivoglia altro Paese, che sarebbe ben più chiara e meno confusa, basterebbe una bandierina come quando si sceglie la lingua nella quale si vuole leggere. C’è chi arranca dietro gli “strilli” Ultimissime news sperando che aggiungano qualcosa in più per completare il quadro. Poi c’è chi, come il sottoscritto, non da solo, a dire che il Re è nudo.
In verità è l’intera corte che è nuda e quindi si potrebbe aprire un campo di nudisti perché Salvini continua a ripetere i suoi mantra e le sue parole d’ordine. Di Maio gli fa eco. Conte cerca di mostrare con il suo solito pudore, come martedì scorso da Floris, che c’è una ragionevolezza nei tempi per calibrare, approfondire, modificare.
È la ragionevolezza del rinvio, cui il richiamo Ue e non solo appare come una foglia di fico più per proteggere l’equilibrio dei conti, spingendo più a scorporarla dalla Legge di bilancio con flat tax e reddito e pensione di cittadinanza, che altro. Infatti, si tratta di una logica, che pur imposta c’è, ed è quella per la quale il tasso di crescita del Pil grazie a investimenti, maggiore del tasso del deficit, in rallentamento per la postposizione di parti della spesa corrente rende queste possibili graduandole nel tempo.
Ora nel caso delle pensioni anticipate, malviste in tutta l’Ocse che continua a distinguerle dalle diverse forme di flessibilità all’uscita, qual è la soluzione? Semplicemente quella proposta in Riformare la Riforma (Riformare, non Superare, né Cancellare) e riportata anni fa su queste pagine coniugando la flessibilità all’anticipo pensionistico. E questo, nonostante qualche avvicinamento un po’ furbesco e qualche scopiazzamento un po’ sciocco, non fa di quota 100 (per come strutturata, per variazioni e integrazioni comprese, presenti, future, dichiarate e/o smentite) ciò che nella mente dei proponenti è la leva di realizzazione dell’obiettivo duplice che secondo la popolarità romana è: :”Riposamo ch’avemo faticato” “Mo tocca a li giovani prima che diventino vecchi… e sennò poi chi ce paga?”. Questo accade perché quota 100 , superando il ridenominato meccanismo quota, è un pastrocchio creato da mezze notizie vere e falsi interi di realizzazioni contrattuali di promesse elettorali, di vuoti riempiti da improbabili paternità come quelle di Cesare Damiano che s’innestano su quelle di Alberto Brambilla e viceversa. Poi se ci aggiungiamo Durigon e lo smarrimento sindacale alla domanda post-leninista di Fassina “Che Fare?” il quadro è abbastanza completo nella sua trama confusa.
Basti pensare che sotto la dizione Quota 100 che resta fissa sono state inserite le variazioni 63/37 e 64/36 (altra scopiazzatura riuscita male). E che dire delle finestre al completamento dei requisiti dove, in un’immaginaria decorrenza della norma a partire dal 1 gennaio 2019 viene considerato il completamento citato del 62/38 entro, generico, dicembre 2018 con una sovrapposizione alla vigenza della pensione anticipata della legge Fornero? Più che sovrapposizione un’invasione retroattiva di campo! Eh no, lor signori è bene che imparino a far convivere le norme con il calendario e lascino perdere, in una materia così delicata, i pastrocchi, soprattutto quando poi finiscono per costare più di quanto le dichiarazioni facciano guadagnare agli italiani.
Ma non è finita! Oggi in una sede territoriale periferica dell’Inps un funzionario ha dichiarato che percorsi già esistenti nella legge Fornero coesisteranno con quota 100 e con soglia 41. Non c’è male! Non c’è proprio male!