SALVINI SU QUOTA 100

Matteo Salvini è tornato a parlare della riforma delle pensioni, spiegando che gli interventi principali, tra cui ovviamente spicca Quota 100, saranno disponibili “all’inizio del nuovo anno e ci sarà libertà di scelta. Chi vuole ha il diritto di recuperare i propri contributi, la propria vita e la propria pensione, mentre chi riterrà di voler rimanere sul posto di lavoro potrà farlo”. Il vicepremier, parlando al Palazzo delle esposizioni a Roma con i giornalisti, secondo quanto riporta Mf-Dow Jones ha ricordato di aver “girato l’Italia per 5 anni impegnandomi a smontare pezzo per pezzo la legge Fornero, e dopo 5 mesi ho dato un segnale concreto restituendo a 400.000 italiani questa libertà di scelta”. Nelle scorse settimane Salvini aveva avuto modo anche di sottolineare che l’obiettivo del Governo resta quello di poter arrivare all’introduzione di Quota 41 per tutti, ma che per ora non c’è la possibilità di varare anche questo provvedimento, che viene chiesto a gran voce dai lavoratori precoci da diverso tempo.



QUOTA 100 BOCCIATA DAL FMI

Contro la riforma delle pensioni 2019 con Quota 100 arriva anche il giudizio del Fondo monetario internazionale, che oltre ad analizzare la Legge di bilancio, si sofferma sui possibili cambiamenti al sistema pensionistico, evidenziando che essi aumenterebbero ulteriormente la spesa pensionistica, imporrebbero pesi ancora maggiori sulle generazioni più giovani, lascerebbero meno spazio per politiche per la crescita e porterebbero a minori tassi di occupazione tra i lavoratori più anziani”. Dunque, secondo il Fmi gli interventi sulla previdenza rischierebbero di penalizzare i giovani. Posizione che sembra essere ribadita allorquando si sottolinea che “è improbabile che l’ondata di pensionamenti creerebbe altrettanti posti di lavoro per i giovani”. Sostanzialmente, quindi, per i giovani ci sarebbe un doppio danno: continuerebbero a non trovare lavoro e dovrebbero sobbarcarsi il costo derivante dall’aumento della spesa pensionistica derivante dal più alto numero di persone che accederebbero alla quiescenza.



SPERANZA CONTRO QUOTA 100

Anche il coordinatore nazionale di Movimento democratico e progressista, e deputato di Liberi e uguali, Roberto Speranza, critica la riforma delle pensioni 2019. Sulla sua pagina Facebook, infatti, l’ex esponente del Pd ha infatti scritto un post che recita: “Se vai in pensione prima, con la cosiddetta ‘quota 100’, perdi tra il 5 e il 30 per cento dell’assegno. Lo ha certificato ieri l’ufficio parlamentare di bilancio. Questo significa che andrà in pensione prima solo quel lavoratore che potrà permettersi di guadagnare di meno da pensionato. In sintesi, se sei ricco puoi andare in pensione prima, se sei al limite o comunque in difficoltà economiche ti tocca restare al lavoro fino all’ultimo giorno. È chiaro che così le diseguaglianze aumentano, si penalizzano i più deboli e si premiano i più forti. Questo è il governo Salvini Di Maio”. Parole piuttosto due che vengono da un parte politica che probabilmente avrebbe comunque messo volentieri meno all’attuale sistema pensionistico.



LE PAROLE DI SALVINI

La famosa quota 100 relativa alla nuova riforma sulle pensioni, avrà una penalizzazione del 34%? I dati dell’Ufficio parlamentare di bilancio rispondono di sì, ma il ministro dell’interno, Matteo Salvini, ha voluto smentire tali numeri: «Non ci saranno penalizzazioni – dice il vice-premier, come riferisce affariitaliani.itsi comincerà all’inizio del nuovo anno e ci sarà libertà di scelta: chi vuole, avrà il diritto di recuperare i contributi, di recuperare la propria vita e andare in pensione; chi riterrà di rimanere al proprio posto di lavoro potrà farlo. Noi diamo una opportunità, non obblighiamo nessuno a fare niente». Parole a cui ha fatto eco Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Senato, che parlando ai microfoni della trasmissione di Rai Tre, Agorà, ha ammesso: «Dai calcoli che noi abbiamo fatto al massimo, se uno va in pensione 3-4-5 anni prima, per la stragrande maggioranza delle persone al massimo la penalizzazione, perché non hai versato i contributi, potrà essere dal 5 al massimo all’8%». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

LE PAROLE DI BOCCIA SU QUOTA 100

Vincenzo Boccia si era già espresso sulla riforma delle pensioni 2019, evidenziando i limiti di Quota 100. E anche ieri, durante l’audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha detto: “Vorrei evidenziare come i benefici sull’occupazione derivanti dalla revisione delle regole pensionistiche siano tutt’altro che automatici, per ragioni legate alla specializzazione delle figure in uscita e al peggioramento del clima di fiducia”. Secondo quanto riporta Mf-Dow Jones, il Presidente di Confindustria ha sottolineato che “non siamo riusciti a trovare un’analisi che sostanzi l’ipotesi di una sostituzione 1 a 1 tra giovani e persone più avanti in età” e questo “rende ancor più urgente un vero e proprio piano di inclusione dei giovani nel mondo del lavoro, partendo dalla piena detassazione e decontribuzione per almeno i primi due anni di assunzione a tempo indeterminato”. Di fatto ribadendo, quindi, quelle che erano state le richieste degli industriali sulla Legge di bilancio. Richieste che non sono state ascoltate dall’esecutivo.

IL RISCHIO DI ASSEGNI PIÙ BASSI

La riforma delle pensioni 2019 con Quota 100 non potrà evitare un effetto negativo sulle pensioni future degli italiani. Un effetto che viene ricordato da L’Economia, l’inserto del Corriere della Sera dedicato agli argomenti economici. Si legge infatti che “l’andamento dell’Azienda Italia avrà un effetto importante sulle pensioni degli italiani, soprattutto su quelle dei giovani. Così, per esempio, per un venticinquenne che staccherà a 70 anni e 7 mesi, un Pil (Prodotto interno lordo) a crescita zero da oggi al momento della pensione significherà avere un vitalizio di 1.348 euro netti al mese. Sono 380 euro in meno al mese rispetto ai 1.728 che avrebbe con un’economia in salute, in cui il Pil aumenta invece dell’1,5% all’anno, sempre da oggi al momento del pensionamento”. In buona sostanza il futuro importo delle pensioni dipende anche dall’andamento del Pil e quindi che ci sia o meno la Quota 100, i futuri assegni rischiano di essere bassi se la crescita dell’economia non riprenderà vigore nei prossimi anni.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MASTRANTONI

Con la riforma delle pensioni 2019 all’insegna di Quota 100, il Governo intende creare anche opportunità di lavoro per i giovani. Secondo Primo Mastrantoni, però, l’idea che mandando in pensione 400.000 persone si creino altrettanti posti di lavoro “è una bufala. Fa parte del sentire comune credere che l’uscita dal mondo lavorativo di persone anziane crei posti di lavoro sostitutivi, in particolare per i giovani. Questo può valere per singole situazioni aziendali o locali, oppure per i dipendenti pubblici, perché basterebbe indire un concorso atto a sostituire i neopensionati dello Stato, degli enti locali o delle aziende partecipate dallo Stato stesso, ma non è vero per l’insieme del mondo lavorativo, in particolare per quello giovane”.

Il Segretario nazionale dell’Aduc evidenzia come Eurostat smentisca la tesi del ricambio generazionale, “mettendo, invece, in correlazione l’aumento della occupazione con il ciclo economico. In sintesi, si crea nuova occupazione se l’economia tira e non perché si mandano anticipatamente in pensione i lavoratori anziani, tant’è che, anche con la legge Fornero che allungava i termini del pensionamento, è aumentata la percentuale dei giovani occupati in relazione all’aumento del Pil degli ultimi anni”. Mastrantoni cita anche un report dell’Ufficio parlamentare di bilancio sul tema, in cui si legge che “in una economia che cresce, i lavoratori anziani non sottraggono opportunità ai più giovani, ma contribuiscono ad ampliare il potenziale produttivo complessivo”. Per questo, la tesi del Governo “non ha riscontri né empirici né teorici. È una bufala. L’importante è che il popolo ci creda”.