SALVINI: NESSUNA PENALIZZAZIONE CON QUOTA 100

Matteo Salvini torna a parlare di riforma delle pensioni specificando che “grazie a questa manovra ci saranno 300mila posti di lavoro in più, 300 mila giovani che prenderanno il posto di gente più grande”. Rainews riporta le dichiarazioni del vicepremier nel suo intervento a Radio anch’io, nel quale ha anche voluto far chiarezza su Quota 100. “Sulle pensioni c’è disinformazione: si parla di tagli, penalizzazioni. Nulla di tutto ciò. Ci sono circa 7 miliardi di euro, per restituire il diritto alla pensione”. Salvini, quindi, ribadisce quanto aveva dichiarato nei giorni scorsi, quando aveva detto che Quota 100 sarebbe partita nella prima parte del 2019 e che non avrebbe comportato penalizzazioni sugli assegni. Del resto è in effetti così: Quota 100 non comporta alcuna penalizzazione. È chiaro però che se si lascia il lavoro prima l’assegno che si porta a casa sarà inferiore a quello che si potrebbe incassare se si restasse ancora qualche anno al lavoro. Il ministro dell’Interno ha anche criticato Tito Boeri, spiegando che se continua a fornire dati poco attendibile potrebbe candidarsi alle elezioni con il Pd.



DI MAIO: QUOTA 100 DA FEBBRAIO

Luigi Di Maio garantisce che “il reddito di cittadinanza sarà esecutivo a marzo mentre il mese prima quota 100”, la misura principale della riforma delle pensioni. Il vicepremier ha infatti spiegato che “il giorno dopo l’approvazione della legge di bilancio in Parlamento chiederò al premier Conte di convocare un Consiglio di ministri per dare il via libera al decreto legge su questi temi. Matteo Renzi, in una diretta Facebook, ha invece detto che la Quota 100 e la riforma delle pensioni che il Governo sta mettendo a punto “non sono come Salvini le aveva raccontate, ci sarà una penalizzazione per chi andrà prima in pensione, tale e quale all’Ape”. Vincenzo Boccia, infine, ha ribadito un concetto già espresso in altre occasioni: “Un Paese non si risolleva con le pensioni e il reddito di cittadinanza”. Per il Presidente di Confindustria ci vuole invece il lavoro e un’attenzione maggiore per i giovani, con un piano di inclusione loro rivolto. Insomma, il tema delle pensioni anche oggi tiene banco nel mondo politico e non solo.



I DUBBI DI GOYAL (FMI) SU QUOTA 100

Rishi Goyal ha guidato la missione del Fondo monetario internazionale in Italia, istituzione che ha messo in evidenza i rischi che il nostro Paese corre varando la riforma delle pensioni con Quota 100. Goyal, intervistato dal Corriere della Sera, spiega che non essendo ancora chiaro quali saranno i concreti provvedimenti del Governo non è semplice dare dei giudizi precisi, tuttavia dal suo punto di vista non c’è nessuna esperienza di altri paesi che possa confermare che l’uscita di anziani dal mercato del lavoro possa creare altrettanti posti per i giovani. “È possibile fare sostituzioni uno a uno fra gli statali, nel tempo, ma è più dura immaginarselo nel privato”, sottolinea Goyal, secondo cui la priorità per il Paese è rappresentata dalle “riforme strutturali per aumentare la produttività”. Non nasconde poi di ritenere che “misure che aiutano la crescita sono una riduzione del cuneo fiscale sul lavoro insieme a un ampliamento significativo della base fiscale”. Dal suo punto di vista, “la spesa così alta sulle pensioni toglie spazio e favorisce la generazione più anziana sui più giovani”.



QUOTA 100, PENALIZZAZIONE MASSIMA DELL’8%

Si è parlato molto delle stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio sulla riforma delle pensioni 2019 e le penalizzazioni che comporterebbe Quota 100, che potrebbero anche superare il 30% della pensione lorda rispetto a quella corrispondente alla prima uscita utile con il regime attuale. La Lega, però, attraverso il capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo, smentisce l’Upb. “Dai calcoli che noi abbiamo fatto al massimo, se uno va in pensione 3-4-5 anni prima, per la stragrande maggioranza delle persone al massimo la penalizzazione, perché non hai versato i contributi, potrà essere dal 5% al massimo all’8%”, ha detto il senatore del Carroccio intervenendo ad Agorà, la trasmissione in onda su Rai 3. Del resto anche lo stesso Matteo Salvini, parlando recentemente coi giornalisti, aveva assicurato che Quota 100 non comporterà alcuna penalizzazione per i futuri pensionati, fatto salvo il divieto di cumulo con redditi da lavoro, anche se non è chiaro se tale divieto sarà temporaneo o invece permanente.

DI MAIO: QUOTA 100 NON CAMBIA

Il Governo italiano ha risposto alle lettere inviate dalla Commissione europea, evidenziando la volontà di non cambiare la manovra 2019. “La notizia che devo dare agli italiani è che reddito di cittadinanza, pensioni di cittadinanza, superamento della legge Fornero con quota 100, risparmiatori truffati, tutti questi provvedimenti non cambiano. Vanno avanti e creeranno un anno, il 2019, che sarà l’anno del cambiamento”, ha detto Luigi Di Maio dopo il Consiglio dei ministri che si era riunito proprio per discutere della risposta da inviare a Bruxelles. Secondo quanto riportato da Adnkronos, il vicepremier ha altresì spiegato che “la manovra non cambia né nei saldi né nella previsione della crescita, perché è nostra convinzione che è quel che serve al Paese per ripartire”. “Abbiamo detto chiaramente che ci impegniamo a mantenere il 2,4% di deficit, e il Pil all’1,5%”, ma “reddito cittadinanza, riforma Fornero, soldi ai truffati dalle banche” restano, “c’è l’impegno a mantenere quelli che sono i saldi indicati; quindi non facciamo i furbi sul deficit, ma allo stesso tempo manteniamo gli impegni con gli italiani”, ha aggiunto.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO

Anche Cesare Damiano commenta le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio relative a Quota 100, la misura principe della riforma delle pensioni 2019, e ai suoi effetti sugli assegni pensionistici. “Optare per ‘Quota 100’ significa tagliare del 5% all’anno l’importo dell’assegno, fino a un massimo del 30%. Il taglio ‘implicito’ dell’assegno diventa pesante se abbinato al divieto, per i primi 2 anni, di svolgere un’attività da parte di chi ha aderito a ‘Quota 100′. Inoltre, l’Upb ha evidenziato che potrebbero uscire dalle aziende oltre 400.000 lavoratori: in quel caso, il costo salirebbe a 13 miliardi. È evidente che i 6,7 miliardi per le pensioni, stanziati dal Governo, sono del tutto insufficienti”, evidenzia l’ex ministro del Lavoro, che ricorda altresì come la Corte dei Conti abbia sottolineato “come la composizione qualitativa della manovra assegni l’80% delle risorse alla spesa corrente e soltanto il 20% agli investimenti”.

Dunque per Damiano “quello che il Governo si ostina a non voler capire è che i conti non stanno in piedi per due motivi: la legge di Bilancio è squilibrata a svantaggio degli investimenti e c’è il rischio che il 2,4% venga sfondato perché le promesse gialloverdi, esagerate (Quota 100, Quota 41, Opzione Donna, nona salvaguardia degli esodati, blocco dell’aspettativa di vita, Reddito e pensione di Cittadinanza), non saranno possibili data l’esiguità delle risorse, 6,7 miliardi più 9 miliardi, complessivamente messe a disposizione. La realtà è più dura della fantasia, al di là di quello che pensano Di Maio e Salvini”.