NUOVO ATTACCO DI BOERI AL GOVERNO

Tito Boeri torna a bersagliare la riforma delle pensioni 2019 con Quota 100. “Si sostiene che il rapporto tra chi andrà in pensione e i giovani assunti sia uno a uno, o addirittura che questo rapporto sia di tre assunti ogni pensionato. Sono stime senza alcuna base empirica rispetto ai dati che abbiamo a disposizione”, sono le parole pronunciate dal Presidente dell’Inps, secondo quanto riporta Adnkronos, a margine di una conferenza stampa. Stando a quanto riporta Askanews, Boeri ha anche criticato la Legge di bilancio, spiegando che “allo stato attuale solo gli annunci hanno determinato una perdita di reddito per i pensionati. In primo luogo per i fondi pensione integrativi che hanno investito in titoli di Stato e hanno perso valore per effetto dello spread”. Dal suo punto di vista, poi, c’è un un altro “effetto potenziale, che è la riduzione della crescita. L’effetto spread è depressivo e pesa su imprese e famiglie. Quindi questi aspetti gravano, abbiamo già danneggiato le pensioni future senza aver fatto nulla”.



QUOTA 100, DIVIETO DI CUMULO PER 3 ANNI

La riforma delle pensioni 2019 dovrebbe prevedere, per chi vorrà usare Quota 100, un divieto di cumulo con redditi da lavoro della durata di tre anni. Lo scrive Il Sole 24 Ore, spiegando anche che il Governo intende procedere alla proroga di un anno dell’Ape social, “perché utile per particolari categorie e complementare a Quota 100”, ha spiegato Claudio Durigon. Il sottosegretario al Lavoro ha anche specificato che chi andrà in pensione non subirà affatto penalizzazioni sull’assegno pensionistico, ma anzi incassandolo per più tempo potrà avere un guadagno nel lungo periodo. Secondo il quotidiano di Confindustria la maggioranza starebbe ancora lavorando sull’intervento relativo alle pensioni d’oro. L’ipotesi più gettonata sembra essere quella del contributo di solidarietà  quinquennale con cinque aliquote, che dovrebbero aggirarsi tra l’8% e il 20%. Sembra poi ci sia l’intenzione di tornare allo schema di indicizzazione delle pensioni su tre scaglioni che era stato concepito nel 2000. Per le donne, oltre alla proroga di Opzione donna, si valuta uno sconto contributivo (o dei contributi aggiuntivi) nel caso abbiano avuto figli.



BOERI SU QUOTA 100

Per Tito Boeri la riforma delle pensioni con Quota 100 rischia di non essere strutturale, perché “mancano risorse per il 2020 e il 2021”. Il sito di Repubblica riporta alcune dichiarazioni del Presidente dell’Inps a margine di un evento all’Università Bocconi di Milano, con le quali ha spiegato che “secondo tutte le nostre simulazioni, costa in alcuni casi un terzo in più e in altri casi addirittura due volte in più rispetto al primo anno”. “Eppure nella legge di bilancio, è previsto che la dotazione del fondo che paga quelle pensioni è praticamente la stessa e vari di poche centinaia di milioni: 6,7 miliardi nel 2019 e 7 miliardi nel 2020 e 2021”, ha aggiunto Boeri, secondo cui “è doveroso dare le giuste informazioni a tutti gli italiani, se noi permettiamo di andare in pensione prima, come ad esempio un requisito di 38 più 62, e il primo anno prevediamo delle finestre che di fatto ritardano l’uscita verso la pensione, inevitabilmente il secondo anno questa misura costerà di più che nel primo”.



I DUBBI DI FEBER

Markus Feber ritiene che il Governo italiano abbia commesso degli errori tecnici nelle sue stime per l’economia e, rispetto alla riforma delle pensioni 2019 con Quota 100, ritiene che sia “un approccio ingenuo” quello che ritiene che ci possa essere un turnover generazionale sul mercato del lavoro, “perché i costi per i pensionamenti anticipati vanno pagati, salirà la spesa previdenziale. Senza garanzie su nuove assunzioni”. Intervistato dal Corriere della Sera, l’europarlamentare per la Csu e membro della commissione Affari economici e monetari, non nasconde che non spetti a lui dire all’Italia cosa fare, ma ritiene che la priorità nella Legge di bilancio, che ora “si limita a far salire il deficit, aumentando la spesa”, dovrebbe essere “la creazione di posti di lavoro, perciò la cosa più importante sono gli investimenti in infrastrutture, cruciali per la crescita. Li apprezzeremmo molto di più delle misure su pensioni e reddito, che si può fare, ma prima bisogna riformare il mercato del lavoro”.

DA QUOTA 100 BUCHI DI PERSONALE NELLA MAGISTRATURA

Si è parlato degli effetti che la riforma delle pensioni 2019, causa Quota 100, può avere sul pubblico impiego. Tanto che si sta pensando a un’apposita misura, che pare possa arrivare con un decreto ministeriale, per far sì che ai dipendenti pubblici sia richiesto un periodo di preavviso, prima di presentare domanda di pensione, che potrebbe anche arrivare a sei mesi. Considerando che Quota 100 prevederebbe quattro finestre trimestrali, i lavoratori della Pa potrebbero dover attendere anche nove mesi per accedere alla pensione. Questo per evitare che ci siano dei settori che restino privi di personale e per dare tempo di predisporre i necessari concorsi pubblici. Secondo Nicola Gratteri, “con quota 100 non si riuscirà a coprire gli organici, nemmeno con i nuovi concorsi”. Il Procuratore capo di Catanzaro, intervenendo a 24Mattino, la trasmissione di Maria Latella e Oscar Giannino in onda su Radio 24, ha evidenziato che “i concorsi in magistratura sono bloccati dal 2010 e nemmeno i nuovi che sono stati annunciati, riusciranno a coprire il personale che va in pensione. Soprattutto se passerà quota 100”.

RIFORMA PENSIONI, IL CONFRONTO TRA QUOTA 100 E APE SOCIAL

Mentre si continuano ad attendere novità sulla riforma delle pensioni 2019, visto che ancora non c’è nulla di nero su bianco riguardo Quota 100, Camillo Linguella sulle pagine di finanza.com ricorda come il sistema pensionistico sia cambiato a partire dal 2011 dopo la Legge Fornero. “Superata la fase emergenziale, a mente fredda ci si accorse che si era un po’ calcato troppo la mano”. Per questo motivo “i sindacati e i politici scesero in campo per cambiare o abolire la Fornero. Gli sforzi (tiepidi) dei politici non portarono a nessun risultato ed il referendum abrogativo promosso da un partito fu bocciato dalla Consulta”. Il risultato che si riuscì a ottenere nella scorsa legislatura è stato quello dell’Ape.

A questo punto Linguella confronta l’Ape social con Quota 100. “Se volete sono due filosofie a confronto, quella dell’ape sociale è un intervento mirato mentre quota 100 è un diritto universale. La prima interviene sull’individuo e anche se estesa a tutti i richiedenti avrebbe comunque bisogno di risorse ridotte rispetto a quota 100. E qui la differenza non è insignificante. Si possono per esempio utilizzare parte delle risorse risparmiate per diminuire la differenza pensionistica di genere, in modo da attutire il notevole gap previdenziale ancora esistente fra uomo/donna. Poi c’è da fare il discorso sulla convenienza economica. Su quota 100 è vero che non si prevedono penalizzazioni, ma comunque andare in pensione 5 anni prima comporta un minore montante accumulato presso l’Inps ed un coefficiente di trasformazione di circa un punto percentuale in meno. Elementi che incidono sull’ammontare dell’assegno pensionistico”.