Con un incontro  a palazzo Chigi, Giancarlo Giorgetti e Giuseppe Conte hanno messo a tacere le voci su “dissidi” interni al Governo circa gli interventi da realizzare nella manovra 2019 o subito dopo. A proposito della riforma delle pensioni con Quota 100, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio aveva detto che “per un naturale bilanciamento abbiamo dovuto portare avanti la quota 100 sulle pensioni, rinunciando, con questo, a una ‘flat tax’ più estesa. Se l’avessimo fatta al posto delle pensioni, l’atteggiamento dell’Europa e dei mercati sarebbe stato diverso”. Luigi Di Maio ha però chiarito che con un decreto la riforma delle pensioni si farà. Le opposizioni comunque non mollano e Gianfranco Librandi, intervenendo a TgCom 24, a proposito di Quota 100, ha detto che “basta fare un conto. Ognuno di quelli che andrà a quota 100 perderà centomila euro e non credo che sia una mossa giusta”. “È un Governo questo che spara numeri a caso ma la matematica non si piega alle loro bugie”, ha aggiunto l’esponente del Partito democratico.



DI MAIO: PER QUOTA 100 CI SARÀ UN DECRETO

Luigi Di Maio, durante una diretta su Facebook, ha chiarito che “il reddito di cittadinanza, pensioni di cittadinanza e quota 100 ci sono nella legge di bilancio: chi dice che non ci sono sta dicendo bugie”, in quanto nella manovra “ci sono i soldi, c’è la ciccia”. Il ministro del Lavoro ha quindi spiegato che la riforma delle pensioni, insieme all’intervento per il reddito di cittadinanza, saranno oggetto di un decreto legge. “Dopo la legge di bilancio, magari a Natale o subito dopo, si fa un decreto con le norme per reddito e pensioni di cittadinanza e riforma della Fornero. Lo faremo con un decreto, non un ddl perché ci vorrebbe troppo e c’è emergenza povertà”, ha detto Di Maio, evidenziando che con la Legge di bilancio viene anche detto “ai consiglieri regionali che o si tagliano i vitalizi o noi tagliamo i trasferimenti per le spese di funzionamento, se i consiglieri non si tagliano il vitalizio noi tagliamo ai consiglieri regionali gli stipendi”. Anche il Premier Giuseppe Conte ha detto che nella manovra “ci sono risorse sia per finanziare il reddito cittadinanza che vogliamo sia la riforma Fornero. E partiranno il prossimo anno”.



LE PAROLE DI DAMIANO

Il Governo avrebbe cambiato idea sulla riforma delle pensioni, come sul reddito di cittadinanza. Secondo quanto scrive Repubblica, infatti, i due provvedimenti entreranno nella manovra 2019 attraverso emendamenti presentati dall’esecutivo. Quindi dovrebbero essere approvati, insieme a tutta la Legge di bilancio, prima del 31 dicembre. Quota 100, dunque, potrebbe essere da subito operativa. E sarebbe proprio quella temporale la ragione che avrebbe spinto Lega e Movimento 5 Stelle a non far tardare l’approvazione di due misure simbolo della maggioranza. Nel caso questa ipotesi trovasse conferma nei fatti, significherebbe che non si offrirebbe all’Ue la possibilità di vedere attuate con un certo “ritardo” le misure più costose (o che Bruxelles non accetterebbe comunque tale forma di compromesso). E che con tutta probabilità sui provvedimenti verrebbe posta la fiducia, tanto che non sembra esserci molto tempo per la discussione della Legge di bilancio, almeno al Senato, stando a quanto segnala Il Sole 24 Ore.  Cesare Damiano non ha dubbi: il fatto che il Governo non abbia inserito la riforma delle pensioni con Quota 100 e il reddito di cittadinanza nella manovra è “un sintomo di difficoltà del Governo che fatica a tenere fede agli impegni presi perché i conti non tornano”. “Nonostante questa situazione precaria, che sta già creando delusione e contestazioni da parte dei cittadini che avevano immaginato che queste promesse elettorali del Governo giallo-verde fossero già in vigore o almeno a portata di mano, stupiscono i continui rilanci nelle dichiarazioni degli esponenti della maggioranza”, aggiunge l’ex ministro del Lavoro. spiegando che “Salvini si è spinto addirittura a promettere che si andrà in pensione nel 2019 con 41 anni di contributi, anche se gradualmente con le finestre trimestrali”. “Lo ribadiamo: i vecchi conti di Inps e Ragioneria richiedevano 6 miliardi per Quota 100 e altri 6 per i 41 anni. Ci risulta che nella legge di Bilancio, per le pensioni, ci siano 6,7 miliardi. Un’altra delusione in arrivo? A meno che i conti di Inps e Ragioneria siano nel frattempo cambiati”, dice ancora Damiano.



IL PUNTO SULLA NONA SALVAGUARDIA ESODATI

Il Partito democratico commenta l’assenza, nella manovra 2019, della riforma delle pensioni con Quota 100 e del reddito di cittadinanza. Su Democratica, il sito di informazione del Pd, si fa anche notare che “Quota 100 della Lega sembra più una finestra per permettere il pensionamento anticipato per alcuni e, soprattutto, solo nel 2019. Il reddito di cittadinanza appare invece molto lontano dai 780 euro sbandierati durante la campagna elettorale. E soprattutto, su entrambe le misure, ci sono ancora incognite assolute. Il punto più controverso, infatti, è che quelle due misure nella manovra non ci sono proprio – cosa forse mai successa per provvedimenti di tale portata politica”. Inoltre, Davide Baruffi, ex deputato dem, sulla sua pagina Facebook ha scritto: “Quindi escono dalla manovra sia il reddito di cittadinanza che la riforma della Fornero. Inoltre si rinuncia al ricalcolo delle pensioni d’oro per intervenire successivamente con un contributo di solidarietà (esattamente come nella passata legislatura). Sono tre retromarce di una certa rilevanza”. Questa mattina Gabriella Stojan, del Comitato esodati licenziati e cessati, è stata ospite della trasmissione “L’Italia s’è desta”, in onda su Radio Cusano Campus. Ha avuto quindi modo di spiegare a che punto sia la nona salvaguardia degli esodati che ormai difficilmente potrà precedere la riforma delle pensioni con Quota 100. Stojan ha ricordato l’incontro avuto con Luigi Di Maio prima ancora dell’emanazione del Decreto dignità e la doppia promessa di un intervento per i circa 6.000 esodati rimasti esclusi dalle salvaguardie finora approvate. Intervento che, stando all’ultima promessa del ministro del Lavoro, dovrebbe entrare nella Legge di bilancio. C’è un po’ di pessimismo considerando che il comitato sarebbe dovuto essere convocati dai tecnici del ministero, ma finora ciò non è avvenuto nonostante anche l’azione di sollecito intrapresa dal comitato stesso. Ricordiamo che la nona salvaguardia degli esodati sarebbe un intervento a “costo zero”, in quanto per finanziarla basterebbe utilizzare le risorse avanzate rispetto a quelle stanziate per l’ottava salvaguardia. Sempre che con quelle risorse non si voglia fare qualcos’altro.

RIFORMA PENSIONI, LE STRADE POSSIBILI PER QUOTA 100

Nella manovra 2019 non ci sono le misure di riforma delle pensioni come Quota 100, ma c’è la richiesta, da parte del Governo e indirizzata alle Regioni, di intervenire sui vitalizi degli ex consiglieri regionali. Luigi Di Maio aveva promesso un intervento in questa direzione, un invito accompagnato dalla “minaccia” di taglio dei trasferimenti in caso di inadempienza. L’arma dello Stato centrale sembra però spuntata, evidenzia il Corriere della Sera, se nella Legge di bilancio resterà esplicitato che il taglio dei trasferimenti non potrà riguardare quattro capitoli di spesa più sensibili come sanità, politiche sociali, trasporto pubblico locale e non autosufficienze. Il quotidiano milanese segnala infatti che mediamente la spesa sanitaria copre più dell’83% del bilancio delle regioni, con punte che arrivano fino all’88,6% in Veneto. Dunque i margini per tagliare i trasferimenti sarebbero piuttosto ridotti. Bisognerebbe dunque affidarsi alla buona volontà delle Regioni per sperare in un loro intervento sul sistema dei vitalizi. Ora che la manovra 2019 è in transito verso le Camere c’è la certezza che la riforma delle pensioni non ne fa parte. Nella Legge di bilancio, infatti, sono stati indicati i fondi che serviranno a finanziare le misure sul tema, ma per i dettagli bisognerà ancora pazientare. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, ci sarebbero “tre possibilità di intervento normativo: disegno di legge collegato; emendamenti al ddl bilancio; decreto legge (nel caso in cui ci sia un ritardo nell’attuazione delle norme stesse)”. La strada degli emendamenti alla manovra garantirebbe un’approvazione entro la fine dell’anno, mentre la strada del ddl collegato potrebbe voler dire un rinvio della discussione parlamentare all’inizio del 2019 se ci dovesse essere un “intasamento” dei lavori parlamentari prima della pausa natalizia.

In questo senso il decreto legge potrebbe rappresentare una sorta di “ultima spiaggia” nel caso si cominciasse a intravvedere una difficoltà nei lavori della Camere. Come noto, infatti, entro 60 giorni bisognerebbe arrivare alla conversione in legge del decreto tramite voto di Camera e Senato. Tuttavia bisognerebbe far sì che ci sia un testo chiaro e condiviso all’interno della maggioranza sin dall’inizio. La maggioranza dovrebbe quindi procedere a un veloce lavoro di sintesi tra Quota 100, proroga di Opzione donna, nona salvaguardia degli esodati, provvedimenti per i lavoratori precoci, blocco del meccanismo di adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, proroga dell’Ape social. Tenendo sempre ovviamente conto che non si potrebbero spendere più soldi di quelli stanziati con la manovra.