CONFRONTO A DISTANZA FORNERO-SALVINI

Ieri sera Elsa Fornero ha preso parte a un incontro organizzato a Castelfranco veneto e oggitreviso.it riporta alcune sue dichiarazioni sulla riforma delle pensioni e il Governo Conte: “Durante la campagna elettorale dicevano che la priorità era la cancellazione della riforma Fornero, ma non è stata finanziata. Sono quasi certa che né Salvini né Di Maio sappiano cos’è una pensione. Propongono l’opzione del pensionamento anticipato che consentirebbe di andare in pensione prima prendendo meno, ma se molti la richiederanno i soldi non basteranno”. Sempre ieri sera Matteo Salvini è stato intervistato da “Stasera Italia”, la trasmissione di Rete 4, cui ha detto, a proposito della bocciatura della manovra da parte dell’Ue: “Non esiste che uno mi venga a dire che non posso toccare la Legge Fornero, non posso abbassare le tasse alle partite Iva e debba tagliare la sanità, la scuola e la sicurezza. Io ho buon senso voglio risolvere i problemi, dialogo con tutti però non mi faccio imporre da qualche commissario di Bruxelles – che ha sempre sbagliato le stime su tutto negli ultimi anni – che devo spendere meno soldi per aiutare gli italiani”.



LE RICHIESTE DEGLI INSEGNANTI

La riforma delle pensioni 2019 non è ancora stata messa nero su bianco, ma già viene evidenziata la necessità per il mondo della scuola di poter abbassare l’età pensionabile. “La categoria degli insegnanti italiani è la più vecchia del mondo, con un gap tra docenti e discenti mai visto e crediamo fortemente che si debba dare ai docenti la possibilità di andare in quiescenza con le vecchie regole ante Fornero. Non è possibile lavorare fino a 67 anni con la stessa voglia e ricordiamo che in Europa, in media, si va in pensione a 63 anni”, sono le parole di Marcello Pacifico, intervenuto nel corso della trasmissione Gr1 Rai Radio Economia. Teleborsa riporta anche altre dichiarazioni del Presidente dell’Anief, tra cui quella sul fatto che “la docenza sia una professione a rischio burnout, poiché lo stress da cattedra è alla base di un numero crescente di patologie tra i docenti”. Pacifico ha anche definito “una vera e propria proposta indecente” la proposta di un aumento di 14 euro dello stipendio per il mondo della scuola.



GOVERNO VERSO REVISIONE DI QUOTA 100?

Dopo la bocciatura della manovra da parte della Commissione europea, il Governo potrebbe rivedere la riforma delle pensioni in modo che la platea dei beneficiari di Quota 100 venga ristretta. Secondo quanto scrive affaritaliani.it, Matteo Salvini stesso starebbe pensando di operare in tale senso in modo da poter presentare una manovra “digeribile” da Bruxelles. “La cosa non convincerebbe il vicepremier del Movimento 5 Stelle, che sarebbe intenzionato a portare avanti la linea iniziale: per lui la bocciatura della manovra sarà sul deficit per un costo che si aggira tra i 10 e i 20 miliardi di euro e non sul debito”, si legge ancora. Dunque una parte della maggioranza sarebbe pronta a rivedere la Legge di bilancio, in modo da evitare lo scontro con l’Europa, mentre l’altra no. Vedremo nel caso come andrà a finire, anche perché quelle sulle pensioni non sono le uniche misure di un certo rilievo, in termini di costo per le casse pubbliche, all’interno della manovra. Basti pensare al reddito di cittadinanza, per cui sono stati stanziati più soldi.



DAMIANO: APE SOCIAL A RISCHIO

Dopo la bocciatura arrivata dalla Commissione europea, Cesare Damiano torna a puntare il dito contro la manovra del Governo. L’ex ministro del Lavoro evidenzia come sia “ormai evidente che mancano le risorse sia per realizzare i ‘cavalli di battaglia’ gialloverdi come ‘Quota 100’ e il Reddito di cittadinanza, ma anche che si corre il rischio di non confermare misure importanti come l’Ape sociale. Un bel risultato per chi ha predicato in campagna elettorale l’abolizione della legge Fornero. L’Ape sociale era una misura che concretamente andava in direzione del superamento della Fornero e buttarla via sarebbe grottesco”. Damiano si chiede quindi “quale obiettivo sia quello dei gialloverdi che stanno isolando l’Italia in ogni senso, come ha dimostrato il giudizio del Consiglio d’Europa – composto dai Governi dell’Area Euro e non dai vituperati ‘burocrati di Bruxelles’ -, in cui siedono quelli che dovrebbero essere gli amici ‘sovranisti’ di questo esecutivo. Se il Governo non aprirà subito un confronto con l’Unione con uno spirito più costruttivo, vuol dire che il suo orizzonte non è quello del preteso ‘cambiamento’ ma, tuttalpiù, delle elezioni europee di maggio. Se non, peggio ancora, di elezioni politiche anticipate”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA

Si discute molto sull’impatto che la riforma delle pensioni 2019 con Quota 100 avrà sul mercato del lavoro. Secondo il Governo, infatti, il nuovo sistema aiuterà il ricambio generazionale. Probabilmente ciò avverrà nel settore pubblico, sottolinea Francesco Seghezzi in un’intervista al Sole 24 Ore, visto che il ministro Bongiorno ha già fatto capire che saranno predisposti per tempo dei concorsi pubblici appositi. Tuttavia, il Direttore di Fondazione Adapt non crede che lo stesso avverrà nel settore privato. Ciò per diversi motivi, come il fatto che se un’impresa si è dotata di un macchinario potrà pensare di non fare nuove assunzioni nel momento in cui parte del personale andrà in pensione, senza dimenticare che chi va in quiescenza potrebbe essere un operaio specializzato che non è facilmente sostituibile. C’è poi la riorganizzazione del lavoro a far sì che possa servire un numero inferiore di nuovi assunti rispetto a quello di dipendenti che lasciano il posto per andare in pensione. Troppe variabili, quindi, per avere delle certezze sull’effettivo turnover generazionale nel mercato del lavoro.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA

Intervistato dal Corriere della Sera, Alberto Brambilla ha spiegato com’è possibile realizzare una riforma delle pensioni con Quota 100 in modo che sia sostenibile. “È chiaro che se diciamo ‘tutti a casa’, cioè tutti quelli che hanno almeno 62 anni d’età e 38 di contributi possono andare via senza perdere nulla, arriviamo a un costo tra i 13 e i 15 miliardi di euro. Ma ci sono diversi paletti per limitare la spesa”, ha detto l’ex sottosegretario al Welfare, aggiungendo che “si potrebbe pensare, e c’è nel programma, che tutti quelli che sceglieranno questa strada avranno il ricalcolo contributivo della pensione maturata dopo l’entrata in vigore della riforma Dini, cioè dopo il primo gennaio del 1996. È anche una questione di equità perché quelli che matureranno i requisiti dal 2023 avranno già il calcolo contributivo”.

Una misura di questo tipo “comporterebbe una riduzione media del 10% circa. Ma si prende la pensione per cinque anni in più, e in quei cinque anni non si versano i contributi e non si lavora”. Brambilla non nasconde che a quel punto “a scegliere questa strada sarebbero meno della metà delle persone che hanno i requisiti. Meno di 200 mila su un massimo teorico di 430 mila. Così il costo non supererebbe i 6,7 miliardi”.  Dal suo punto di vista si potrebbero poi mettere anche altri paletti come “un limite di due o tre anni ai contributi figurativi, senza toccare quelli per maternità e servizio militare”. Brambilla ha anche detto di sperare che la riforma delle pensioni non sia in un decreto o in un emendamento alla manovra, ma parte di un ddl che potrebbe essere approvato a gennaio.