QUOTA 100, IL CONSIGLIO DI VAROUFAKIS

Intervistato da Il Sole 24 Ore, Yanis Varoufakis ha detto la sua sulla riforma delle pensioni che il Governo intende varare con Quota 100. “Per quanto riguarda la riduzione dell’età alla quale gli italiani si qualificano per una pensione, cioè invertire le riforme di Monti, ritengo che questa riduzione dovrebbe andare avanti solo per i lavoratori manuali e quelli a bassa retribuzione, ma non per quelli con redditi più alti che lavorano in finanza, pubblica amministrazione o nelle professioni. Qualsiasi cifra venga risparmiata dovrebbe essere investita in progetti infrastrutturali verdi”, ha spiegato l’ex ministro delle Finanze greco, aggiungendo che “è importante non confondere ciò che sta accadendo nei mercati obbligazionari, il famigerato spread, con i problemi del sistema pensionistico. Gli spread stanno aumentando perché l’Ue e la Bce li stanno spingendo nel loro scontro con il governo di Roma. Sarebbero aumentati indipendentemente dalla politica del governo sulle riforme pensionistiche”.



DI MAIO: QUOTA 100 AIUTA IL REDDITO DI CITTADINANZA

Matteo Salvini è tornato a ripetere che la riforma delle pensioni con Quota 100 servirà a creare nuovi posti di lavoro. Il vicepremier, ospite a diMartedì, ha infatti detto che se 400.000 italiani andranno in pensione anticipata si libereranno altrettanti posti di lavoro per i giovani. Una tesi che è stata contestata da più parti, ma che viene ripresa anche da Luigi Di Maio per sostenere che il reddito di cittadinanza diventerà con il tempo meno costoso proprio in virtù della riforma delle pensioni che l’esecutivo vuole varare. “Il reddito di cittadinanza andrà a calare negli anni successivi. La misura interviene il primo anno ma poi mira al reinserimento nei posti di lavoro che si liberano con quota 100 quindi non spenderemo gli stessi soldi i primi due anni di reddito di cittadinanza”, ha detto infatti il ministro del Lavoro all’Ansa. Dunque nella maggioranza c’è la radicata convinzione che con la riforma delle pensioni si potranno creare nuovi posti di lavoro in una misura piuttosto importante.



GHISELLI E PROIETTI SU QUOTA 100

Roberto Ghiselli e Domenico Proietti sono stati intervistati da pensionipertutti.it, cui hanno detto la loro sulle modifiche che si stanno studiando per la manovra 2019 che potrebbero coinvolgere la riforma delle pensioni. Il Segretario confederale della Cgil ritiene centra “la flessibilità in uscita con una particolare attenzione per giovani, donne, precoci, gravosi ed esodati. Anche con gradualità ma avendo ben chiaro l’obiettivo. Limitarsi ad una quota 100 raffazzonata, con l’introduzione di alcuni paletti insormontabili, sarebbe una presa in giro. Altro che abolizione della Fornero!”. Il Segretario confederale della Uil, oltre a evidenziare che per ora non c’è traccia della proroga dell’Ape social, spiega che Quota 100 “discrimina fortemente quei lavoratosi, pensi ai precoci, ma non solo, che a parità di quota, ma con differenti rapporti tra età e contribuzione, si vedrebbero procrastinare nel tempo l’accesso alla pensione”. Da entrambi è arrivata anche la richiesta al Governo di riaprire il confronto con i sindacati sia sulla riforma delle pensioni che sulla manovra in generale.



LA MODIFICA ALL’APE DI BRAMBILLA

Alberto Brambilla è convinto che l’Ape non abbia funzionato bene e per questo propone una modifica che si potrebbe approntare nella riforma delle pensioni 2019. Oltre a Quota 100, si potrebbe pensare a un altro provvedimento. “Lavoriamo con i Fondi esuberi e provvediamo a inserirvi tutta la platea dell’Ape (ad esempio, chi ha 62 anni età e 35 contributi ma ha problemi fisici), presa in toto, in modo tale che queste persone possano essere accompagnate alla pensione, senza costi aggiuntivi per lo Stato”, spiega l’ex sottosegretario a Labitalia. “Portando questa platea nei Fondi, la decisione su chi abbia diritto al prepensionamento e chi no, viene spostata in questo caso dall’Inps alle parti sociali che devono esaminare ogni caso”, evidenzia Brambilla, aggiungendo che tale soluzione “non solo non costerebbe nulla allo Stato, ma sarebbe anche un notevole risparmio sul costo del lavoro per le aziende e una concreta possibilità di occupazione per i giovani, per il turnover che inevitabilmente si verrebbe a creare”.

RISCATTO DELLA LAUREA FLESSIBILE

La riforma delle pensioni, oltre a Quota 100, potrebbe portare una novità importante per quanto riguarda il riscatto della laurea, che potrebbe diventare flessibile. Secondo quanto scrive Il Corriere della Sera, infatti, “sarà il diretto interessato a decidere quanti soldi versare all’Inps per far valere come lavorativi gli anni di università. Accettando una pensione più bassa se verserà poco. Ma guadagnando comunque quattro o cinque anni, a seconda della durata del suo corso di laurea, verso il traguardo della pensione”. Il quotidiano milanese specifica però che il riscatto flessibile della laurea potrebbe essere sfruttato solamente da chi ha cominciato a versare i contributi previdenziali dopo il 1996 e ha quindi un calcolo dell’assegno pensionistico pienamente contributivo. È chiaro quindi che questa norma non aiuterebbe ad avvicinare il traguardo di Quota 100 per molti lavoratori anziani, ma potrebbe rivelarsi utile, negli anni a venire, per molte persone vicine ora ai 50 anni, che potranno fare i loro conti e decidere quanto versare per guadagnare quattro o cinque anni di anzianità contributiva.

LA PROPOSTA PER UNIRE QUOTA 100 E RDC

Riforma delle pensioni con Quota 100 e reddito di cittadinanza sono le due misure simbolo del Governo Lega-M5s. Che secondo l’Università delle Generazioni di Agnone del Molise potrebbero essere unite. Secondo quanto riporta trapaniok.it, la proposta presentata all’esecutivo è quella di far sì che metà del reddito di cittadinanza venga verso nella casse dell’Inps come contributo pensionistico a favore del beneficiario della misura. In questo modo ci si avvicinerebbe al requisito minimo per la pensione di vecchiaia (20 anni di contributi) e l’Inps avrebbe anche maggiori risorse. Per l’Università delle Generazioni di Agnone del Molise, al beneficiario del reddito di cittadinanza dovrebbe essere anche lasciata la facoltà di trasformare l’intero importo della prestazione in contributi pensionistici. Oppure consentire che i soldi possano essere utilizzati per un’assicurazione sulla vita che tornerebbe utile una volta in pensione attraverso l’erogazione di una rendita.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA

Alberto Brambilla dà i suoi consigli al Governo su come modificare la riforma delle pensioni. “Per far sì che i conti pubblici non abbiamo un appesantimento eccessivo dall’ingresso in massa di tutta la platea interessata dalla quota 100 nei primi due anni si potrebbe fare che hanno diritto ad andare in pensione con la quota 100 tutti coloro che al 31/12/18 abbiano raggiunto i requisiti richiesti (62 anni età e 38 contributi) e calcolando anche quanto tempo siano stati ‘bloccati’ al lavoro dalla riforma Fornero. Si tratta cioè di quei lavoratori che al momento dell’entrata in vigore della riforma avrebbero potuto già andare in pensione con le regole pre-esistenti”, spiega l’ex sottosegretario al Welfare a Labitalia, specificando che “per quelli bloccati da più di 24 mesi al lavoro, l’uscita dal lavoro con la pensione quota 100 sarebbe ad aprile 2019, per quelli bloccati da almeno 18 mesi a settembre 2019, per quelli bloccati da 12 mesi, nel primo trimestre 2020, per quelli da 6 mesi, l’uscita sarà entro settembre 2020”.

Dal suo punto di vista, in questo modo in due anni si raggiungerebbero “tutte quelle categorie di lavoratori che la Fornero ha penalizzato, obiettivo primario del vicepremier Salvini”. Brambilla evidenzia anche di essere “contrario al divieto di cumulo perché quando c’è stato ha prodotto solo del lavoro nero”. Inoltre, questo divieto “non potrà essere un ostacolo che limiterà di parecchio il numero di beneficiari”. Vedremo se il Governo recepirà i suggerimenti del Presidente del Centro Studi Itinerari Previdenziali.