QUOTA 100 PER TRE ANNI, POI SCATTA QUOTA 41

La riforma delle pensioni sta per entrare nella manovra con un emendamento. Il piano del Governo, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, è quello di far sì che Quota 100 duri tre anni, per poi far spazio dal 2022 alla Quota 41. L’esecutivo intende poi bloccare il requisito pensionistico di anzianità a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, lasciando che invece scatti a 67 anni quello anagrafico, che resterebbe però poi bloccato fino al 2023. Prevista anche la proroga di Opzione donna (anche se non appare ben chiaro quali saranno i requisiti di accesso), oltre che quella dell’Ape social. Quota 100 dovrebbe quindi riguardare circa 350.000 persone e l’idea del Governo sarebbe anche quella di introdurre un divieto di cumulo tra pensione e redditi da lavoro della durata di cinque anni. Sembra anche confermata l’ipotesi di un preavviso necessario nel settore pubblico che dovrebbe essere pari a tre mesi. In tutto, poi, ci saranno quattro finestre trimestrali nell’arco dell’anno per poter accedere alla pensione.



SALVINI: QUOTA 100 PARTE AL MASSIMO A FEBBRAIO

Matteo Salvini torna a parlare di riforma delle pensioni 2019 e garantisce che “Quota 100 entrerà in vigore all’inizio del 2019. Non ad aprile. Se non sarà a gennaio per motivi tecnici al massimo sarà a febbraio”. Il sito del Sole 24 Ore riporta altre dichiarazioni che il vicepremier ha rilasciato ai giornalisti davanti a Montecitorio riguardanti la manovra 2019. “Stiamo lavorando giorno e notte, o meglio lo stanno facendo gli esperti, per valutare quanti soldi effettivamente nel 2019 serviranno per garantire il superamento della Fornero, la riduzione delle tasse alle partite Iva, il reddito di cittadinanza. Quindi quando ci sarà la somma totale investiremo i soldi che eventualmente avanzeranno in tutela di territorio, strade, ponti, montagne, fiumi e andremo a Bruxelles a testa alta portando rispetto e chiedendo rispetto con l’obiettivo di far crescere questo Paese”, ha detto Salvini, aggiungendo anche che “è pieno di investitori, sia in Italia che all’estero che non vedono l’ora che questa manovra sia approvata per comprare italiano e investire in Italia”.



DI MAIO RILANCIA LA PENSIONE DI CITTADINANZA

Citando i risultati di un’indagine dello Spi-Cgil, Luigi Di Maio sulla propria pagina Facebook ricorda che la riforma delle pensioni prevederà anche l’assegno di cittadinanza e non solo Quota 100. “Indagine del sindacato pensionati: quasi la metà degli anziani non si può permettere di accendere i termosifoni in casa. O rischia di non poterlo fare più nel prossimo futuro. C’è ancora qualcuno che pensa che portare la pensione minima a 780 euro con la pensione di cittadinanza, come abbiamo stabilito con la manovra, sia ‘populista’? Andate a dirlo ai nonni che muoiono di freddo. La pensione minima sopra la soglia di povertà è una misura di civiltà e non si torna indietro!”, recita il post del vicepremier. Intanto Claudio Durigon ha fatto sapere che Quota 100 e gli altri interventi di riforma delle pensioni saranno oggetto di un emendamento alla manovra o di un decreto a parte e che le stime di spesa sembrano essere inferiori ai 6,7 miliardi di euro che sono stati stanziati per il 2019 attraverso la Legge di bilancio. Tito Boeri spera invece che l’esecutivo non vari un condono contributivo per il lavoro autonomo, perché avrebbe effetti negativi sulla raccolta e sulle prestazioni”.



BOCCIATA LA PROROGA DELL’APE SOCIAL

Mentre si attendono novità su come potrebbe cambiare la riforma delle pensioni 2019 con Quota 100, il Governo ha bocciato un emendamento presentato dal Pd in commissione Bilancio dedicato alla proroga dell’Ape social. Lo segnala Cesare Damiano, evidenziando che ciò “priva di una importante tutela i lavoratori disoccupati, quelli con una grave disabilità, chi assiste familiari disabili e chi appartiene a una delle 15 categorie con attività gravose”. Una tutela che tra l’altro “è più vantaggiosa di quella prevista dalla cosiddetta Quota 100 perché consente, a chi ha 63 di età, di poter andare in pensione con 36 anni di contributi e non 38 e, in casi come la disoccupazione, con soli 30 anni”. “Si tratta di una scelta grave fatta dal Governo. A parole si vuole superare la legge Fornero e, nei fatti, si cancellano le norme di flessibilità che l’avevano già in parte superata”, sottolinea l’ex ministro del Lavoro, secondo cui “forse è giunto il momento che il Governo dica la verità sulle pensioni. L’Ape Sociale scade alla fine dell’anno. Se non c’è un emendamento alla legge di Bilancio che la proroga, dal primo gennaio non ci sarà più”.

LOMBARDIA RINNOVA TAGLIO VITALIZI

Uno dei fronti caldi in campo previdenziale, oltre alla riforma delle pensioni con Quota 100, riguarda il taglio dei vitalizi dei politici. Il Consiglio regionale della Lombardia ha deciso di prorogare per i prossimi cinque anni il taglio delle pensioni degli ex consiglieri pari al 10% dell’assegno. “Siamo orgogliosi di aver promesso e ottenuto questo taglio: risparmieremo 700 mila euro all’anno, in una legislatura sono circa 3 milioni e mezzo di euro di risparmi per le casse regionali e per i cittadini. Nella scorsa legislatura sono stati utilizzati, in parte, per formare, grazie agli stage in Consiglio regionale, numerosi giovani per poi avviarli al lavoro”, ha spiegato Dario Violi, consigliere in quota M5s che è stato relatore del provvedimento con cui tra l’altro è stata innalzata, equiparandola a quella dei normali cittadini, l’età per il versamento del vitalizio. Fanpage riporta anche le dichiarazioni di Carmela Rozza, consigliera del Pd che ha votato contro il provvedimento, secondo cui ogni volta che “si tocca questo tema si dà una spallata alla tutela costituzionale al mantenimento del diritto in godimento, come la pensione”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI TELESE

“In Italia la riforma Fornero è stata percepita in modo opposto dalla classe dirigente (sopratutto quella che la ha votata) e dai lavoratori che l’hanno subita”. Lo scrive Luca Telese in un articolo dedicato alla riforma delle pensioni con Quota 100 che il Governo vuole varare. Su Tiscali News, il giornalista evidenzia che la Legge Fornero “per chi è rimasto al lavoro in maniera forzata si tratta di un incubo: una prigione se non riesci ad andartene o una condanna se sei un ultracinquantenne rimasto senza lavoro (e senza possibilità di trovarne uno)”. “Si dice che quota 100 sia uno dei punti indigeribili per l’Europa nella manovra (cosa peraltro vera), ma non c’è nessuna altra proposta in campo per uscire dalla Fornero (se non la sinecura ridicola delle salvaguardie)”, aggiunge Telese.

Dal suo punto di vista “la svolta decisiva di quota 100 (che fra l’altro nella sua intuizione di fondo nasce a sinistra, dall’idea dell’ex ministro Cesare Damiano) è che restituisce a ogni cittadino la libera di decidere. Non sotto la mannaia di un criterio astratto, o anagrafico, ma su quello concretissimo della sua esperienza e della sua convenienza economica: non ce la fa più? Può uscire. Magari prendendo un po’ meno, ma salvandosi, se non è più in grado di fare il suo lavoro? Vuole restare al lavoro fino a 67 anni come voleva l’ineffabile Elsa? Può, e a questo punto viene premiato due volte per il suo sacrificio, perché rispetto alla Riforma Fornero guadagna il 10% in più sulla sua pensione (a parità di lavoro) e in più può contare sulla differenza fra tutti gli stipendi pieni e la pensione per gli anni in più che lavora. Se tutto questo costa 14 miliardi, o anche di più, sono soldi ben spesi”.