Se n’era parlato nei giorni scorsi: Quota 100 avrebbe rappresentato una riforma delle pensioni sperimentale e non strutturale. Ipotesi smentita dai diversi esponenti del Governo, ma che di fatto viene riproposta dal Corriere della Sera. Federico Fubini scrive infatti che se per le misure previdenziali sono stati stanziati con la manovra 6,7 miliardi per il 2019 e 7 sia per il 2020 che il 2021, questo “significa una cosa sola: ci sono soldi solo per chi si ritira nel 2019 e continuerà a pesare sul sistema previdenziale nei due anni seguenti. Questa è una finestra che si apre e poi si chiude, non una revisione permanente”. Insomma, servirebbero più risorse per poter parlare di una Quota 100 strutturale. Fubini segnala anche che non bisogna dimenticare il costo del Trattamento di fine servizio dei dipendenti pubblici, che può arrivare ad almeno 7 miliardi fino al 2021. Non basterebbero certo il taglio delle pensionid’oro o il rinnovo del blocco delle rivalutazioni a trovare le risorse necessarie. Vedremo se dall’esecutivo arriverà una replica a quanto evidenziato dal quotidiano milanese. Luigi Di Maio ha richiamato gli alleati di governo a rispettare il contratto di Governo. Questo per cercare di zittire una volta per tutte le polemiche relative a misure come reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni, che come noto non sono entrate nella Legge di bilancio 2019. Il ministro del Lavoro ha già fatto sapere che con un decreto verso la fine dell’anno arriveranno anche questi due provvedimenti, insieme alla pensione di cittadinanza. Non è detto che il taglio delle pensioni d’oro arrivi già in quell’occasione: ancora l’esecutivo sta studiando il giusto modo di intervenire sugli assegni sopra i 4.500 euro mensili. Il richiamo al contratto di Governo non è però piaciuto a Orietta Armiliato, che dalla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social scrive: “Caro Ministro Di Maio…sei tu il primo a non rispettarlo perché non si cambia il mazzo di carte a partita iniziata e tu lo hai fatto, vedi requisiti anagrafici per OD in primis e poi praticamente tutto ciò che è incluso e rubricato al capitolo 17 del Contratto per non parlare del capitolo 18”. Il riferimento è quelle parti del contratto riguardanti il superamento della Legge Fornero e le politiche per la famiglia.



IL PREAVVISO PER I DIPENDENTI PUBBLICI

Si era capito che la riforma delle pensioni con Quota 100 avrebbe portato a un trattamento diversificato tra dipendenti pubblici e privati. Ma forse nessuno si aspettava una differenza così ampia come quella annunciata da Giulia Bongiorno a Sky TG24. Durante l’Intervista di Maria Latella, il ministro della Pubblica amministrazione ha infatti spiegato che una norma ad hoc imporrà un preavviso di 9 mesi per quanti, nella Pa, vorranno accedere alla pensione con Quota 100. Bongiorno ha anche spiegato che intende predisporre dei concorsi “più veloci e unici, perché ci vuole omogeneità in preparazione”. Secondo quanto riporta Adnkronos, ha anche aggiunto: “Ho sempre detto che investiremo nella Pubblica amministrazione, a differenza dei precedenti governi. Con noi non si taglia. Abbiamo un turn over al 100%, quindi per 100 persone che escono ce ne saranno 100 che entrano. La norma è già finanziata”. Almeno nel pubblico, quindi, la staffetta generazionale dovrebbe funzionare. Bisognerà vedere però con quali tempi, visto l’ampio preavviso che sarà chiesto per il pensionamento.



QUOTA 100 E I CONTRIBUTI FIGURATIVI

Quota 100 consentirà l’uso di contributi figurativi per poter accedere alla pensioni, ma con un limite. Certo il testo della riforma delle pensioni 2019 non è ancora stato presentato, anche perché si è deciso di lasciare gli interventi previdenziali fuori dalla manovra. Con tutta probabilità, stando almeno a quanto dichiarato da Luigi Di Maio, prima della fine dell’anno verrà presentato un decreto legge sul tema, con l’obiettivo di far sì che le disposizioni siano operative nel più breve tempo possibile. Nel frattempo, però, gli italiani che sono vicini o già hanno superato la soglia dei 62 anni, che è quella minima per poter utilizzare Quota 100, stanno cercando di capire se sono in grado o meno di arrivare a soddisfare anche il secondo requisito richiesto, quello dell’anzianità contributiva pari a 38 anni. Per quel che si sa al momento, come ricorda la Fondazione Studi Consulenti del lavoro nella risposta a un quesito posto da un lettore di Repubblica,  “quota 100 richiederà almeno 35 anni di contribuzione effettiva all’interno dei 38”. Quindi si potranno utilizzare al massimo tre anni di contribuzione figurativa.



RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI ALESSANDRUCCI

Anche dal Colap arriva un giudizio sulla riforma delle pensioni 2019 che il Governo sta predisponendo, anche se non è chiaro se entrerà o meno nella manovra. Emiliana Alessandrucci, Presidente del Coordinamento libere associazioni professionali, intervenendo all’evento #Ccresce,Coordinamento libere associazioni professionali, ha detto che la Quota 100 “è un provvedimento limitato, non può essere considerato come un superamento della legge Fornero. Questa proposta risponde ad un problema in modo sintomatico, non è una vera riforma e noi crediamo invece che il sistema, se deve essere riformato, va riformato tutto, attraverso un nuovo modello che tenga conto del mondo del lavoro in cui ci troviamo”.

Secondo quanto riportato da Labitalia, per Alessandrucci occorre in particolare correggere il sistema contributivo, che può creare problemi gravi a chi a carriere discontinue: “Persone che lavorano 40 anni si ritroveranno a prendere esattamente quanto coloro che prenderanno la pensione di cittadinanza, senza aver mai versato contributi o lavorato”, ha evidenziato. Inoltre, ha spiegato che c’è un problema non irrilevante, riguardante la gestione separata, che, “essendo nata nel 1996, non potrà mandare in pensione persone se non fra 10 anni, quindi per loro la quota cento non sarà mai applicabile”. Per Alessandrucci “tagliare e ricucire crea continue ingiustizie e contraddizioni ed è per questo che chiediamo a gran voce un tavolo di confronto per una riforma delle pensioni e del lavoro”. Vedremo se il Governo accoglierà la richiesta del Colap, dopo non aver nemmeno risposto alla confederazioni sindacali.