Il Pil si è fermato e anche il mercato del lavoro non se la passa molto bene. Che la crescita della nostra economia sia ferma a zero nell’ultimo trimestre pone enormi problemi sia alla manovra economica di bilancio che alla programmazione delle imprese. Ha da subito un impatto sul mercato del lavoro che registra un calo della domanda che si somma ai segnali negativi prodotti dalla stretta imposta ai contratti a termine e in somministrazione. Sul risultato del Pil pesa certamente la frenata del commercio internazionale indotta dai vari egoismi nazionalistici che hanno reintrodotto dazi e gabelle agli scambi fra economie. Ma se ciò ha rappresentato solo un calo al tasso di crescita degli altri paesi, ha portato a zero la nostra capacità di crescere perché il peso delle mancate riforme pro sviluppo e la marcia indietro portate dal nuovo Governo hanno accentuato l’effetto negativo del calo nel commercio internazionale. In questo quadro sono da rilevare anche i risultati dell’osservatorio Excelsior sul mercato del lavoro.



Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro e le Camere di Commercio hanno rilanciato negli ultimi anni un programma di rilevazione sui programmi occupazionali delle imprese. L’analisi permette di rilevare le assunzioni svolte dai diversi settori economici, le professionalità richieste, le modalità di ricerca del personale, la composizione per età, oltre alla rilevazione delle difficoltà riscontrate nel processo di assunzione. È una fotografia utile per leggere l’andamento dei flussi occupazionali ed è essenziale per sviluppare i processi di orientamento rivolti ai giovani in fase di scelta dei percorsi di studio. È infatti l’unica analisi che individua il fabbisogno di professionalità nei diversi settori e che è utile per operare previsioni sulle figure professionali che saranno più richieste nel prossimo futuro.



I dati di sintesi ci dicono che il 17% delle imprese italiane ha fatto assunzioni nel mese di ottobre per un totale di circa 370 mila assunti e che in previsione entro dicembre oltre 950 mila persone saranno assunte (non si tratta di nuovi posti di lavoro perché comprendono anche le sostituzioni di quanti si sono nel frattempo ritirati dal mercato). Sul totale degli assunti, i giovani risultano essere il 31% e sono esplicitamente richiesti in particolare nel settore dei servizi finanziari e assicurativi oltre a ristorazione, turismo e commercio (in questi settori sono oltre il 40% dei nuovi assunti). Il mismatch, che caratterizza però il nostro mercato del lavoro, viene indicato da un 29% di imprese in difficoltà nel reperire le figure professionali che stanno ricercando. Questo valore medio diventa però oltre il 40% di difficoltà per professioni a elevata specializzazione con formazione economica e scientifica e per figure professionali artigiane e di operai specializzati.

Trasformando la difficoltà in numeri assoluti, in ottobre erano richiesti artigiani e operai specializzati sia nell’industria che nell’edilizia per un totale di circa 36 mila persone e circa 15 mila sono risultate di difficile reperimento o non reperibili da parte delle imprese. Per quanto riguarda i giovani si accentuano due dati: sono pochi nella formazione specialistica professionale e sono altrettanto poco numerosi nell’alta formazione scientifica ed economica rispetto alla domanda delle imprese.

Da questo quadro che emerge dalla indagine Excelsior possiamo ricavare alcune indicazioni generali:

– I dualismi presenti nel mercato del lavoro italiano non possono essere superati se rallenta la crescita. Le aspettative hanno un ruolo importante nelle decisioni di investimento delle imprese, in questa fase le scelte del Governo hanno avuto un impatto negativo sulle aspettative di crescita che si è sommata con la frenata dell’economia mondiale. Favorire le forme contrattuali flessibili e le tutele delle forme nuove di lavoro avrebbe almeno il merito di mantenere la mobilità sul mercato e di favorire l’incontro fra la domanda e l’offerta esistenti.

– È evidente che a fianco del sistema scolastico tradizionale dobbiamo fare crescere un canale di formazione professionale capace di attrarre un numero significativo di giovani per formare figure professionali specialistiche. Dalla formazione professionale di base fino al livello terziario degli Its vi è bisogno di decuplicare i giovani che accedono a questo percorso scolastico. I mutamenti tecnologici richiedono più professionalità e figure specialistiche tecnico-scientifiche e di formazione economica. Tardare a intervenire in questo settore significa mantenere i giovani fuori dal mercato o in condizione di fare solo lavori non di qualità.

– Vi è infine da riflettere se il mutamento rilevabile nella domanda di lavoro sempre più verso figure di alta professionalità non cambi anche, a breve, il rapporto di lavoro fra imprese a lavoratore. Se sempre più il contratto riguarderà la realizzazione di un compito, di un progetto, il rapporto di lavoro sarà da un lato spezzettato, ma anche un lavoro di semi-artigianalità diffusa con una maggiore autonomia dell’offerta di lavoro qualificata nel rapportarsi con l’azienda in modo autonomo. Nuove tutele e nuove forme di partecipazione del lavoro alla vita dell’impresa sono da valutare fin d’ora per non essere spiazzati dai cambiamenti in corso.