PER L’INPS BUCO DI 6 MILIARDI
Il Governo continua la messa a punto della riforma delle pensioni 2019 con Quota 100. Nel frattempo c’è chi ricorda che “nel bilancio Inps c’è un buco di oltre 6 miliardi di euro. Per l’esattezza, l’istituto nazionale di previdenza sociale ha chiuso il 2017 con un rosso da 6 miliardi e 984 milioni di euro, in crescita rispetto all’anno precedente”. Camillo Cipriani su Firenzepost.it ricorda che “a causare il buco nel bilancio è soprattutto il divario tra contributi incassati dall’Inps e pensioni da pagare”. Quali sono le categorie che pesano di più in questo rosso? “Al primo posto c’è l’ex Inpdap, che paga le pensioni dei lavoratori pubblici, incorporata nel 2012, e che ha portato a un deficit di 9 miliardi 260 milioni. È questa la differenza tra entrate contributive e prestazioni erogate. Dopo gli statali, ci sono gli artigiani (5 miliardi e mezzo), gli agricoltori (poco più di 3 miliardi) e i commercianti (con poco più di 2 miliardi)”. In attivo, invece, ci sono la cassa dei lavoratori dello spettacolo con un risultato positivo “di 267 milioni di euro, i lavoratori dipendenti privati di 2 miliardi 743 milioni, e i parasubordinati con più di 5 miliardi”.
TRIA CONFERMA LA STRADA DEL DECRETO LEGGE
Giovanni Tria ha parlato oggi in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato della manovra 2019. E ha anche accennato al tema della riforma delle pensioni, anche se Quota 100 di fatto non è al momento parte integrante della Legge di bilancio. “Per quanto riguarda la spesa prevista per pensioni e reddito posso solo dire che le misure si faranno nel più breve tempo possibile. È previsto un collegato ma anche la possibilità di decreti legge per partire. E questo è importante perché conoscere dettagli è importante per l’erogazione della spesa ma anche per determinare le aspettative dei mercati e anche la possibile crescita e chiarire le questioni di incertezza a base dello spread a quota 300”, ha detto il ministro dell’Economia secondo quanto riporta Rainews. Di fatto, quindi, ancora non è stata scelta la strada con cui arrivare a concretizzare la riforma delle pensioni. Era stato Luigi Di Maio a parlare di decreti da approvare prima della fine dell’anno, ma Tria sembra lasciare ancora la porta aperta al ddl per gli interventi previdenziali.
BANKITALIA SU QUOTA 100
Sono iniziate le audizioni in Parlamento sulla Legge di bilancio e si è parlato anche della riforma delle pensioni, pur non essendo Quota 100 ancora parte integrate della manovra 2019. Il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Federico Signorini, secondo quanto riporta il sito di Repubblica, ha detto che “l’importo di una pensione eventualmente anticipata dovrebbe essere aggiustato per tener conto del minore montante acquisito e del più lungo periodo atteso di erogazione della pensione. Non rispettando questo criterio, si rischierebbe di compromettere l’equilibrio di lungo periodo del sistema, aggravando l’onere a carico delle generazioni future”. Ricordiamo che già nel corso della audizioni relative alla Nota di aggiornamento al Def erano state spese diverse parole contro una riforma della Legge Fornero, ma gli esponenti del Governo avevano fatto capire che gli interventi sulle pensioni si sarebbero comunque fatti. Difficile quindi che cambino idea ora, prima dell’approvazione della Legge di bilancio.
QUOTA 100, LA CONFERMA DI DI MAIO
Luigi Di Maio garantisce che la riforma delle pensioni non verrà modificata. “Per rispettare il 2,4% di deficit, non sono in discussione reddito di cittadinanza e quota 100”, fa infatti sapere il vicepremier in conferenza alla sede dell’Associazione stampa estera in Italia. Secondo quanto riporta TgCom, il leader del Movimento 5 Stelle chiarisce che “sono in discussione le risorse che possiamo reperire da ulteriori tagli alla spesa improduttiva e alle tax expenditure inique che non rappresentano per noi il futuro dell’Italia: quelle vanno riviste. Non abbiamo avuto ancora modo di rivederle tutte”. Di Maio spiega anche di essere convinto che “lo spread calerà non appena avremo scritto le norme nero su bianco sia sul reddito di cittadinanza che su ‘quota 100”. Dal suo punto di vista, quindi, a preoccupare i mercati sarebbe l’incertezza circa il reale contenuto dei provvedimenti che sono stati annunciati ormai da diverso tempo. Resta da capire se tali interventi saranno oggetto di un decreto piuttosto che di emendamenti alla Legge di bilancio.
L’APPOGGIO ALLE PENSIONI DI CITTADINANZA
Cgil, Cisl e Uil di Napoli sono convinti che al capoluogo campano “e al Mezzogiorno non serve assistenza, ma politiche e strumenti per uno sviluppo strutturale e duraturo che producano occupazione di qualità e crescita economica”. I sindacati, dunque, criticano la manovra 2019, quella che poi porterà al reddito di cittadinanza e alla riforma delle pensioni con Quota 100. “Nella legge di bilancio mancano le risposte adeguate per i comuni che, come quello di Napoli, sono in pre-dissesto e non possono subire ulteriori tagli di risorse e di organico, né tantomeno possono permettersi un commissariamento”, fanno sapere ancora le tre sigle secondo quanto riporta il sito di Rassegna Sindacale. Da Napoli, però, arriva una voce in direzione opposta, quanto meno sull’ipotesi delle pensioni di cittadinanza. “Male hanno fatto i precedenti Governi a non aumentare le pensioni minime a 780 euro al mese. Se lo fa questo Governo sono favorevole”, ha infatti detto, secondo quanto riporta Italpress, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, tra l’altro esponente del Pd.
RIFORMA PENSIONI, IL PUNTO DI VISTA DEL CODS
La riforma delle pensioni 2019, è stato detto da Tito Boeri, è maschilista. E a parte il Presidente dell’Inps non sono mancati commenti sulla Quota 100 che hanno evidenziato come si tratti di una misura che non favorisce certo le donne, visto che per loro raggiungere un’anzianità contributiva di 38 anni è tutt’altro che semplice. Orietta Armiliato, sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, ha scritto: “Le Donne non sono e non vogliono essere spettatrici idiote del destino della loro pensione e dunque scrivono, partecipano, condividono il loro dissenso e lo disseminano ovunque. Si passano la voce, si documentano, si attivano e comprendono perfettamente che questa non è una manovra per donne, e dunque chiedono ai membri delle commissioni ed al Governo di inserire emendamenti in nostro favore nella LdB”.
Armiliato, a proposito della misura principale della riforma delle pensioni, scrive: “Quota 100 è irraggiungibile per le lavoratrici, sono tanti, troppi gli anni di contribuzione che sono richiesti dal provvedimento che stanno per proporre a meno che, non venga finalmente valorizzato e riconosciuto il ‘lavoro di cura’ che tutte le donne indistintamente per radicata convenzione socio-culturale (e opportunismo di comodo…) svolgono, lavorando di fatto h 24 per 365 giorni l’anno e 366 giorni ogni quattro anni fuori e dentro casa, a vantaggio di tutta la comunità”. Su questo fronte, però, non sembra che verrà fatto molto, anche se la richiesta avanzata dal Cods è parte integrante della piattaforma unitaria sindacale relativa alla previdenza.