BRAMBILLA: IL RISCHIO DI QUOTA 100 PER TRE ANNI
Per Alberto Brambilla, se la riforma delle pensioni prevederà Quota 100 solo per tre anni ci potrebbe essere “una corsa alle domande perché oggi le regole sono queste, domani chissà”. Riguardo ai 4,7 miliardi di euro che vengono stanziati per il 2019, ritiene che dovrebbero bastare, “a patto di introdurre una serie di paletti per rallentare le uscite, come le finestre di tre mesi, e per sfoltire le domande, come il divieto di cumulo. Non proprio il massimo”. Intervistato dal Corriere della Sera, l’ex sottosegretario al Welfare non nasconde che “in nessun Paese civile ci sono le finestre, perché quando maturi i requisiti per andare in pensione è giusto che la pensione ti venga data subito. Stesso discorso per il divieto di cumulo perché non puoi dire a chi va in pensione che si deve sedere ai giardinetti altrimenti arriva la polizia a casa”. E ricorda quindi la sua proposta di far andare in pensione prima “quelle persone che avranno raggiunto la quota 100 già al 31 dicembre di quest’anno. E dare la precedenza a chi è rimasto bloccato più a lungo dalla riforma Monti-Fornero: quelli che, come somma di età anagrafica e contributi versati, hanno una quota ancora più elevata, ad esempio 105”.
UIL: QUOTA 100 SIA SENZA FINESTRE
“Quota 100 è un provvedimento utile, ma deve essere strutturale e senza finestre”. Così Domenico Proetti commenta la riforma delle pensioni che il Governo sta mettendo a punto, evidenziando tra l’altro che occorrerebbe anche “garantire che 41 anni di contributi siano sufficienti per andare in pensione a prescindere dall’età; valorizzare a fini contributivi il lavoro di cura delle donne insieme alla maternità; affrontare il tema delle future pensioni dei giovani, prorogare opzione donna e completare la salvaguardia degli esodati”. Su questi temi, il Segretario confederale della Uil chiede “al Governo di dare una risposta concreta, con il preannunciato emendamento alla Legge di Bilancio”. La Uil scuola, intanto, per voce del Segretario generale Pino Turi, fa presente che “Quota 100 non potrà valere per la scuola, che salta un giro”. Come ricorda orizzontescuola.it, infatti, visto che sono scaduti i termini per presentare la domanda di pensionamento, chi lavora nella scuola non potrà andare in pensione il prossimo settembre e dovrà aspettare il 2020 per usare Quota 100.
PILOTI E ASSISTENTI DI VOLO IN PENSIONE A 60 ANNI
Sembra che la riforma delle pensioni che sarà contenuta nella manovra 2019 porterà un bel regalo di Natale per piloti e assistenti di volo. Infatti, scrive il sito di Repubblica, nella bozza del provvedimento che dovrebbe includere anche Quota 100, avrebbe trovato posto una norma per far sì che i lavoratori del comparto piloti e assistenti di volo possano andare in pensione a 60 anni nel corso dei prossimi due anni. Di fatto si andrebbe ad aumentare il numero di anni, da 5 a 7, di sconto già previsti in una norma datata 1997. “Per gli anni 2019 e 2020, la riduzione del requisito anagrafico previsto dall’articolo 3 comma 7, lettera a) del decreto legislativo 24 aprile 1997, n. 164 (cinque anni, ndr) è elevato a 7 anni”, questo il passaggio che garantirebbe quindi il pensionamento a 60 anni per piloti e assistenti di volo. Una norma che aiuterebbe anche Luigi Di Maio a tener fede a quanto detto ai sindacati di Alitalia proprio ieri, quando aveva garantito che, come nel caso dell’Ilva, non ci saranno esuberi nell’operazione di rilancio della compagnia aerea.
LA PROTESTA CONTRO IL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ
Continua a far discutere il contributo di solidarietà che verrà varato insieme a Quota 100 e alle altre misure relative alla riforma delle pensioni 2019. Giorgio Ambrogioni, Presidente della Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità, si augura “che la ragione prevalga e che non si alimenti l’invidia sociale”. Parlando con Labitalia spiega infatti che quelli messi nel mirino del Governo sono pensioni giustificate dai contributi versati “e chi le percepisce non è una casta, ma appartiene al ceto medio, ha lavorato duramente assumendosi molte responsabilità e non merita di essere additato come privilegiato”. Il Presidente della Cida evidenzia poi che si tratta di pensionati che “hanno già dato e molto, sia in termini di contributo di solidarietà sia in termine di ben otto blocchi della perequazione”. Dal suo punto di vista, quindi, “se solidarietà va fatta la si faccia con la leva fiscale e non con i prelievi forzosi ai soliti noti. Anche per questo con le associazioni di rappresentanza delle alte professionalità e dei dirigenti venerdì saremo a Milano al Teatro Nuovo: in migliaia per dire no a queste politiche”.
VENEZIANI CONTRO MONTI
Su Il Tempo Marcello Veneziani ha scritto una lettera aperta a Mario Monti e agli “esponenti del Fronte Impopolare”, segnalando che “quando eravate voi al governo, nessuno s’aspettava redditi di cittadinanza, elargizioni pop, pensioni a quota 100 e condoni a gogò. Ma ci aspettavamo che forti della vostra indipendenza dall’elettorato e dalla politica, dai partiti e dai sondaggi, voi metteste mano a una drastica bonifica del nostro sistema”. Invece, “ve la siete presa solo con gli italiani inermi, spremendoli e vessandoli ogni giorno con un sadismo infruttuoso: una tassa qua, un inasprimento là, l’annuncio di sacrifici, l’incattivimento del fisco. Salvo poi cambiar linea quando si trattava di sostenere le banche. E il debito cresceva…”. Dunque, è la conclusione di Veneziani, “gli ultimi che possono lamentarsi di avere ora i populisti incompetenti e antisviluppo al potere siete voi. Possiamo farlo noi, non voi che ce li avete portati”. Dunque l’ex Premier e questi esponenti del Fronte impopolare dovrebbero evitare reprimende al Governo in carica e ai suoi interventi, come quello che mira a smantellare la riforma delle pensioni targata Fornero.
RIFORMA PENSIONI, L’IPOTESI SUL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ
Secondo quanto spiegato da Claudio Durigon, la riforma delle pensioni Quota 100 nel 2019 costerà due miliardi in meno del previsto, anche se il suo costo aumenterà poi di un miliardo sia per il 2020 che per il 2021. Non è poi detto che la misura resti in vigore nel 2022, anno in cui, come ha spiegato lo stesso sottosegretario al Lavoro in un’intervista televisiva a Cesare Damiano, il Governo ha intenzione di introdurre la Quota 41 per tutti. Resta tuttavia da mettere a punto il taglio delle pensioni d’oro. Secondo quanto scrive Repubblica, l’idea è quella di varare un contributo di solidarietà della durata di cinque anni, con cinque aliquote variabili tra il 10% e il 40%. Tuttavia solamente chi prende più di 500.000 euro si vedrebbe applicato il prelievo massimo. Si tratta di circa una trentina di persona, secondo quanto scrive il quotidiano romano, “sacrificabili, da un punto di vista politico”. Il taglio, oltretutto, opererebbe solo sulla parte eccedente i 90.000 euro lordi.
Repubblica fa un esempio concreto: chi porta a casa una pensione da 95.000 euro dovrà sostanzialmente rinunciare al 10% di 5.000 euro, quindi a 500 euro. Complessivamente, quindi, il taglio sarà dello 0,53%. “Un assegno da 120 mila euro subirà un taglio del 2,5%: 3 mila euro, circa 250 al mese. Va peggio ai trenta super fortunati, sopra al mezzo milione di pensione. Chi si trova a quota 550 mila, ad esempio, rinuncerà a 120 mila euro all’anno (600 mila euro nel quinquennio): il 22%. La pensione da un milione tondo verrà ‘limata’ di un terzo all’anno: circa 300 mila euro”. Complessivamente il taglio dovrebbe fruttare circa 130 milioni di euro che verranno usati per aumentare le pensioni minime.