DURIGON CONTRO BOERI
Tito Boeri non ha nascosto le sue perplessità sulla riforma delle pensioni con Quota 100 che il Governo intende varare, arrivando a dire che l’Inps ha compiuto più di 100 simulazioni che hanno rivelato l’incompatibilità della misura annunciata con le risorse stanziate. Claudio Durigon, ospite di 24Mattino, la trasmissione di Maria Latella e Oscar Giannino in onda su Radio 24, ha detto che “Boeri non è d’accordo con la nostra riforma pensionistica, ma non è mai stato d’accordo con nessun governo, neanche con quello che lo ha inserito. Ha una sua predisposizione personale ad apparire, vuole sempre stare al centro”. Il sottosegretario al Lavoro ha spiegato che il Governo sta studiano una riforma dell’Inps. Sul tavolo ci sono già “diverse versioni che prevedono una riforma della governance: con l’allargamento a una forma collegiale invece di avere un soggetto che possa in qualche modo essere il padre padrone”. Parole abbastanza forti, quindi, nei confronti di Boeri che in ogni caso si trova vicino alla scadenza del suo mandato.
CIDA PRONTA A RICORRERE ALLA CONSULTA
La Cida è pronta a portare davanti alla Corte Costituzionale il contributo di solidarietà annunciato dal Governo e che dovrebbe far parte, insieme a Quota 100, della riforma delle pensioni. Il Presidente Giorgio Ambrogioni ha infatti detto che “se il governo sbaglia, dobbiamo protestare anche duramente. E oggi è soltanto l’inizio”. “Di fronte a un emendamento alla Legge di Bilancio che equivale a uno scippo malamente camuffato da contributo di solidarietà non possiamo rimanere inerti”, “dobbiamo protestare duramente e portare alla Corte costituzionale” una legge “che nasce male, che è frutto di speculazioni ideologiche, di rancori personali, di invidia sociale portata a metodo di governo”. Secondo quanto riporta Adnkronos, Ambrogioni ha anche annunciato una mozione, “nella quale chiediamo al governo e alle istituzioni parlamentari di accantonare l’ipotesi di un contributo di solidarietà e di aprire subito un tavolo di discussione non ideologico che sgombri il terreno da iniziative ingiuste contro le nostre categorie”.
BOERI SUL TAGLIO DELLE PENSIONI D’ORO
La riforma delle pensioni 2019, oltre a introdurre Quota 100, dovrebbe intervenire sugli assegni più alti con una doppia penalizzazione. La prima rappresentata dal contributo di solidarietà della durata di cinque anni per le pensioni sopra i 90.000 euro lordi, la cui aliquota massima potrebbe raggiungere il 40% (sulla parte eccedente i 90.000 euro). La seconda penalizzazione deriva invece dalla non piena indicizzazione degli assegni sopra una certa soglia. Queste indiscrezioni, riportate dal Sole 24 Ore, arrivano insieme alle dichiarazioni di Tito Boeri a margine delle celebrazioni per i 120 anni dell’Inps. Secondo quanto riporta Askanews, l’economista ha detto: “Sulle pensioni d’oro a noi è stato chiesto di fare delle simulazioni in un modo un po’ diverso rispetto a quello a cui eravamo abituati. Ci è stato chiesto di studiare interventi che ci avrebbero portato a raccogliere un certo volume di risorse piuttosto che fare la procedura inversa”. Secondo il Presidente dell’Inps, questo “potrebbe essere un segnale del fatto che qui l’esigenza non è l’equità ma di cassa”
DELRIO: PD VOTERÀ NO A QUOTA 100
Graziano Delrio ha annunciato che il Partito democratico non voterà a favore della riforma delle pensioni con Quota 100. Le parole dell’ex ministro sono state commentate da Elide Alboni con un post sulla pagina Facebook del Comitato esodati licenziati e cessati, di cui riportiamo il testo: “Delrio non ha mai parlato tanto come in queste settimane durante tutta la scorsa legislatura. Allora nel suo eloquio precisi che chi però la riforma Fornero l’ha subita come retroattività anticostituzionale quando già esodato dal ciclo lavorativo e non lontano dalla pensione secondo quelle regole normative se ha 61/62 anni ha il Diritto alla Pensione o Assegno straordinario come lo chiamano da un po’. Gli errori si ammettono e si pagano e quello della retroattività della riforma/ manovra Fornero non è stato solo un errore ma una vergogna di Stato. Quindi ora dicano tutti loro signori quel che gli pare in giusto o sbagliato al potere o in minoranza ma senza dimenticare che l’errore che firmarono va ricordato, menzionato e sanato”.
DI MAIO: PRONTO IL DECRETO
Intervenendo a Mattino 5, Luigi Di Maio spiega che il Governo è pronto “a fare il decreto sull’aumento delle pensioni minime, sulla ‘quota 100’ e sul reddito di cittadinanza”. Il vicepremier aggiunge anche che “nelle relazioni tecniche per il decreto stiamo scoprendo che servivano meno soldi” rispetto a quelli stanziati per la riforma delle pensioni e il reddito di cittadinanza. “Abbiamo trovato 16 miliardi, più altri 12 per non aumentare l’Iva”, evidenzia poi. Intanto prosegue la trattativa con la Commissione europea per evitare la procedura di infrazione. Secondo quanto scrive Repubblica, Giovanni Tria vorrebbe poter ridurre ancora di più le risorse stanziate per la riforma delle pensioni. Per questo avrebbe anche provato, senza successo, a contattare ieri Matteo Salvini, volato ad Atene per seguire la partita del Milan. Il ministro dell’Interno avrebbe però chiarito che non è disposto a fare ulteriori tagli ai fondi stanziati per Quota 100. Non sarà quindi facile far quadrare i conti.
RIFORMA PENSIONI, LA BEFFA PER LA SCUOLA
Per chi lavora nella scuola c’è il serio rischio di non poter utilizzare l’anno prossimo la riforma delle pensioni con Quota 100, ma di dover attendere settembre 2020. “Si tratterebbe di una beffa cosmica perché mentre in Europa si continua in media ad andare via dalla scuola a 63 anni, senza penalizzazione alcuna dell’assegno, noi continuiamo a trattare i nostri insegnanti come dei ‘paria’. Come se non svolgessero una professione a rischio burnout, con lo stress da cattedra alla base di innumerevoli patologie, come si evince dagli studi sullo stress da lavoro correlato e bornout del dott. Lodolo D’Oria, e come se la categoria degli insegnanti italiani fosse tra le più giovani al mondo, anziché la più vecchia. Se le indiscrezioni dovessero confermarsi, con lo slittamento di un anno dei benefici di quota 100, dunque, si andrebbe a verificare l’opposto di quanto è necessario”, è il commento di Marcello Pacifico, Presidente nazionale dell’Anief.
Dal suo punto di vista è necessario “procedere all’estensione del carattere gravoso a tutta la professione docente, quindi non solo ai maestri della scuola dell’infanzia come avviene oggi. A questo scopo, abbiamo chiesto alle commissioni di competenza di inserire degli emendamenti specifici nel testo del disegno di legge sulla manovra”. Attraverso un’apposita “finestra” si permetterebbe “l’accesso alla pensione con i requisiti precedenti alla legge Fornero”. “Ci appelliamo al buon senso dei senatori perché approvino queste richieste di buon senso”, aggiunge Pacifico.