DI MAIO: QUOTA 100 PARTE A FEBBRAIO
“Prendiamo un miliardo dai pensionati d’oro e lo mettiamo sulle pensioni di cittadinanza. Colpiamo la casta e aiutiamo i pensionati minimi. Uno Stato che permette privilegi assurdi e abbandona chi ha bisogno non è credibile. Difficile? No, semplicissimo. La politica è questo. Basta volerlo”. Così il Movimento 5 Stelle ribadisce, con un post su Facebook, che il taglio degli assegni più alti sarà parte della riforma delle pensioni. Intervistato da Radio 2, Luigi Di Maio specififica che Quota 100 arriverà a febbraio, mentre il reddito di cittadinanza a marzo. Il vicepremier ci tiene a evidenziare che non c’è alcun “taglio alle misure come quota 100 o il reddito di cittadinanza. Come sono partite, così arrivano. Siccome partono un po’ dopo, il reddito a marzo e quota 100 a febbraio, costeranno un po’ di meno”. “Abbiamo fatto una Legge di bilancio che mantiene le promesse e stiamo anche facendo un’offerta all’Unione europea di riduzione del deficit, che ci permette quindi di stare non proprio del tutto nei parametri ma di dare un segnale di dialogo”, aggiunge il leader del Movimento 5 Stelle.
LE DOMANDE DI DAMIANO PER IL GOVERNO
Non si sa nulla di preciso e specifico sui contenuti della manovra in cui entrerà anche la riforma delle pensioni con Quota 100. Per questo motivo Cesare Damiano pone “alcune domande al Governo: verranno prorogate al 31 dicembre 2019 tutte le graduatorie della Pubblica Amministrazione, di vincitori e idonei, attualmente vigenti? Verranno esentati, come promesso, gli ambulanti dalla applicazione della direttiva Bolkestein? Andrà in porto la nona salvaguardia per gli esodati? Verrà prolungata la sperimentazione di Opzione Donna? Verrà prorogata e resa strutturale l’Ape sociale? Si potrà andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica? Verrà abolita l’assurda ecotassa sulle automobili?”. L’ex ministro del Lavoro sottolinea che “tutte queste domande riguardano argomenti cruciali per la vita dei cittadini e fanno parte delle promesse contenute nel Contratto di Governo gialloverde. Verranno mantenute?”. Vedremo se l’esecutivo fornirà le risposte ai quesiti di Damiano, anche se i tempi per la presentazione delle misure non sembra che saranno corti.
DI SALVO EVIDENZIA I LIMITI DI QUOTA 100
Sulla sua pagina Facebook Titti Di Salvo ha commentato la riforma delle pensioni con Quota 100, spiegando che non si può parlare di superamento della Legge Fornero, “perché rimangono invariati i requisiti previsti per andare in pensione e infatti nella ipotesi di pensionamento con requisiti diversi, che parrebbe essere prevista per 3 anni, l’importo della pensione sarà più bassa”. L’ex parlamentare del Pd evidenzia anche che “l’ipotesi di 38 anni di contributi e 62 anni di età esclude oggettivamente le donne che hanno meno contributi perché entrano ed escono dal mercato del lavoro per la maternità e la cura dei figli e dei genitori)”, senza tralasciare il fatto che “è antistorico immaginare stessi requisiti per la pensione per chi svolge lavori diversi. Visto che è certificato che le aspettative di vita siano diverse a seconda del tipo di lavoro svolto (e del livello di istruzione)”. Di Salvo ha scritto che “proprio questa dovrebbe essere la direzione di marcia di una vera riforma della previdenza, equa per le persone, sostenibile socialmente e finanziariamente: distinguere tra i lavori, immaginare il futuro, non dimenticare i giovani, riconoscere il lavoro di cura delle donne”.
QUOTA 100 VANIFICATA PER GLI INSEGNANTI
La riforma delle pensioni con Quota 100 prevede delle finestre trimestrali che consentiranno ai dipendenti pubblici di poter andare in pensione a partire da ottobre. Tuttavia, “considerato che per gli insegnanti i tempi di pensionamento sono basati sull’anno scolastico anziché su quello solare, per loro il termine si sposta al 2020: di fatto, quindi, la misura contenuta nella Legge di bilancio taglia fuori del tutto i docenti”. Lo rileva Rino Di Meglio, Coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, evidenziando quindi che “se questo provvedimento venisse approvato gli insegnanti sarebbero ulteriormente penalizzati rispetto agli altri dipendenti pubblici”. “È risaputo, infatti, che gli insegnanti non possono lasciare la cattedra durante l’anno scolastico per garantire la continuità didattica”, quindi potrebbe andare in pensione solo a settembre 2020. Quindi, verrebbe di fatto vanificata “la famosa quota 100 per gli insegnanti: nel 2020, infatti, chi ne avrebbe avuto diritto oggi avrà raggiunto quota 104 e buona parte di loro maturerebbe i requisiti richiesti dalla legge Fornero”.
LA BATTAGLIA PER IL CUMULO
a pensionipertutti.it, Orietta Armiliato ha ricordato che in tema di riforma delle pensioni non è stata mai sanata l’ingiustizia che non consente di utilizzare il cumulo contributivo gratuito per accedere a Opzione donna e all’ottava salvaguardia degli esodati. L’amministratrice del Comitato opzione donna social ha evidenziato di aver anche scritto “al nuovo Presidente della Lavoro alla Camera, senza ottenere però nessuna risposta… contattai allora alcuni membri della sua Commissione nonché rappresentanti della maggioranza, ma, nonostante ripetuti solleciti, non ricevetti mai alcun riscontro anche generico sulla materia. E questa è stata l’ennesima beffa perpetrata a danno delle Donne e degli esodati, che chiedevano solo di essere messi nelle stesse condizioni di tutti gli altri lavoratori ed invece, ancora una volta, questi soggetti per altro più deboli, non sono stati ascoltati”. Armiliato ha anche promesso che “appena sarà superato in qualche modo lo scoglio della Manovra Finanziaria, ritorneremo alla carica, invocando il nostro hastag #peramorediequitá che nessuno mai dovrebbe dimenticare”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DURIGON
Intervistato dal Messaggero, Claudio Durigon è tornato a ribadire che la Quota 100 che entrerà nella riforma delle pensioni durerà fino al 2021 e che dopo resterà in vigore solo per particolari categorie svantaggiate, un po’ come l’Ape social oggi, visto che l’obiettivo del Governo è quello di passare a Quota 41 dal 2022. Complessivamente, nell’arco dei prossimi tre anni, secondo il sottosegretario al Lavoro saranno circa 800.000 le persone interessate dalla misura, anche se, per sua stessa ammissione, non è detto che non ci sia chi preferisca restare a lavorare piuttosto che andare in pensione, anche solo per un calcolo economico, visto che andando prima in quiescenza si riduce l’importo dell’assegno. Complessivamente, l’esecutivo stima che per la riforma delle pensioni si spenderanno 4,7 miliardi nel 2019 e 8 miliardi nel 2020 e nel 2021.
Confermato anche il divieto di cumulo tra la pensione e redditi da lavoro superiori ai 5.000 euro annui, finché non si saranno compiuti i 67 anni o comunque non si sarà raggiunta l’età per la pensione di vecchiaia. Durigon ha anche spiegato che è allo studio l’istituzione di un fondo di garanzia per incentivare le aziende, i cui lavoratori andranno in pensione con Quota 100, a fare assunzioni per riempire i posti lasciati vuoti. Del resto gli esponenti dell’esecutivo hanno in più occasioni detto che l’obiettivo della misura è quella di contribuire all’aumento dell’occupazione giovanile, tramite appunto un turnover generazionale. Tuttavia diversi esperti ed economisti hanno fatto notare che non esiste alcuna evidenza circa la possibilità di aumentare l’occupazione giovanile mandando in pensione i lavoratori più anziani.