DI MAIO CONFERMA GLI INTERVENTI

Sembra che l’accordo tra Governo italiano e Commissione europea per evitare la procedura di infrazione sia stato raggiunto, ma manca ancora l’ufficialità in merito, che potrebbe arrivare oggi. Luigi Di Maio intanto ci tiene a sottolineare che nella manovra la riforma delle pensioni, e non solo ci sarà: “Confermo tutta la vita quota 100, reddito di cittadinanza, pensioni minime a 780 euro, pensioni d’invilidità a 780 euro, gli aiuti alle imprese, le partite Iva al 15% di tassazione unica. Non credo che abbiamo fatto tutto, c’è ancora molto da fare, ma questa è una legge di bilancio importante per fare iniziare il 2019 come anno del cambiamento”, sono le parole del vicepremier riportate da Adnkronos. La manovra conterrà anche una misura relativa all’indicizzazione delle pensioni. Secondo quanto spiega Il Messaggero, solamente gli assegni fino a 1.500 euro lordi al mese avranno una rivalutazione piena (pari all’1,1%), mentre per gli importi superiori ci sarà un’indicizzazione più bassa, fino a dimezzarsi al di sopra dei 3.000 euro. Come noto, poi, sopra i 5.000 ci sarà anche da fare i conti con il contributo di solidarietà.



SALVINI: QUOTA 100 ATTIVA IL PRIMA POSSIBILE

Matteo Salvini, parlando all’assemblea generale di Confartigianato, ha spiegato che ormai “siamo ai passaggi finali” relativi alla manovra. Il vicepremier non ha voluto soffermarsi sulle cifre della Legge di bilancio, sottolineando di essere più interessato alla sostanza. In questo senso, rispetto alla riforma delle pensioni con Quota 100 e al reddito di cittadinanza, il vicepremier, stando a quanto riporta Mf-Dow Jones, ha spiegato che “l’obiettivo è partire il prima possibile; sono provvedimenti che riguardano milioni di italiani e starà ai tecnici dire quando riusciremo a erogare le prime pensioni, i primi contributi, i primi assegni. Speriamo di attivarli il prima possibile, tempi tecnici permettendo”. Oltre poi a ribadire ancora una volta che Quota 100 non comporterà penalizzazioni sull’assegno pensionistico, ha smentito, come già fatto da Luigi Di Maio, che l’introduzione delle pensioni di cittadinanza possa slittare al 2020. La misura, quindi, resta confermata per l’anno nuovo.



TAGLIO DEGLI ASSEGNI SOPRA I 5.000 EURO

Nessun rinvio per le pensioni di cittadinanza. Da ambienti governativi viene smentita l’ipotesi di un ritardo dell’intervento riguardante gli assegni pensionistici più bassi. Mentre il taglio di quelli più alti dovrebbe partire dalla soglia dei 100.000 euro annui. Quindi solo quanti guadagnano più di 5.000 euro al mese rischiano di essere coinvolti. C’è tuttavia da dire che ancora non è chiaro come funzionerebbe questo contributo di solidarietà: terrà conto o meno della corrispondenza tra l’importo percepito e i contributi versati durante la propria carriera lavorativa? Dubbio che sorge dalle parole di Matteo Salvini, secondo cui quanti hanno una pensione commisurata ai contributi versati non hanno nulla da temere. Tuttavia non bisogna dimenticare che il Governo prevede di non dare una rivalutazione piena degli assegni pensionistici superiori a 1.500 euro. Dunque se il taglio non arriverà direttamente con il contributo di solidarietà potrebbe arrivare attraverso un’indicizzazione non piena della propria pensione.



PENSIONATI SCUOLA, ASSEGNO PIÙ BASSO A GENNAIO

In attesa di novità sulla riforma delle pensioni con Quota 100, lo Snals di Verona, attraverso una scheda predisposta da Renzo Boninsegna, ricorda che per i pensionati scuola dallo scorso primo settembre, la pensione che si andrà a incassare a gennaio sarà più bassa di quella che si è ricevuta lo scorso novembre. Tutto questo malgrado l’aumento dell’importo della pensione stessa che scatterà in virtù della rivalutazione. Non bisogna allarmarsi però per questo, visto che da gennaio a novembre 2019 vengono applicate le ritenute per le addizionali regionale e comunale. La differenza tra la pensione di gennaio 2019 e quella di novembre 2018 non dovrebbe essere sensibile, ma solamente andando a confrontare i cedolini sul sito dell’Inps è possibile verificare che l’importo lordo della pensione sarà effettivamente aumentato per via della rivalutazione, mentre l’importo netto sarà inferiore per via delle maggiori ritenute che verranno operate.

RIFORMA PENSIONI, LA RICHIESTA DI INAC E CIA

Il Patronato Inac di Cia-Agricoltori Italiani ha presentato a Roma il 5° Report Sociale, da cui emerge come gli ex agricoltori si possano ritrovare con una pensione di poco superiore ai 500 euro, ben al di sotto della soglia indicata dalla Carta sociale europea. Una situazione che diventa sempre più drammatica con gli effetti della riforma delle pensioni che ha portato a introdurre il sistema contributivo puro. Considerando che poi negli ultimi anni gli agricoltori sono rimasti esclusi dai mestieri considerati usuranti, oggi si ritrovano abbastanza disorientati di fronte all’ipotesi di interventi come Quota 100 o la pensione di cittadinanza. Per la Cia sarebbe sufficiente fare in modo che venga istituita una “pensione base”, pari ad almeno 650 euro, in aggiunta alla pensione liquidata interamente con il sistema contributivo, che aiuterebbe anche i giovani.

“Se vogliamo compiere un vero ricambio generazionale in agricoltura, oggi bloccato sotto il 9%, dobbiamo rendere il settore maggiormente attrattivo, e in tal senso l’attuale trattamento pensionistico riservato alla categoria è tutt’altro che incentivante. Quando si dice che l’agricoltura sarà determinante per il futuro del Paese, bisognerebbe essere coerenti, calibrando le politiche connesse a 360 gradi”, ha detto il Presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino. Il Presidente di Inac, Antonio Barile, ha invece evidenziato come “la spesa realmente sostenuta per pensioni in Italia è pari al 10,1% del Pil, al di sotto della media europea, e quindi non solo è in perfetto equilibrio, ma grazie alle entrate contributive registra un attivo di ben 30,3 miliardi di euro”. Dunque spazio per la pensione di base ce n’è.