QUOTA 100 PARTE AD APRILE

Ora che non incombe più lo spettro di una procedura di infrazione europea, il Governo si appresta a far varare la versione definitiva della manovra, che conterrà anche la riforma delle pensioni. Secondo quanto spiegato da Giovanni Tria durante la puntata di Porta a porta, Quota 100 partirà ad aprile per chi lavora nel settore privato, mentre per i dipendenti pubblici bisognerà aspettare fino a ottobre. È probabile che nel passaggio parlamentare venga approvata solo l’entità delle risorse per lasciare poi a un successivo provvedimento il dettaglio su Quota 100 e le altre misure di carattere previdenziale. A quanto pare, tuttavia, i fondi per Quota 100 nel 2019 verranno ridotti da 6,7 a 3,9 miliardi di euro, anche se vi sarà poi un aumento degli stanziamenti per il 2020 (8,3 miliardi) e il 2021 (8,6 miliardi). Sarà previsto anche un contributo di solidarietà per le pensioni sopra i 100.000 euro con cinque scaglioni. Giancarlo Giorgetti ha però detto che si sta cercando di fare in modo che chi riceve una pensione commisurata ai contributi versati non venga sottoposto al prelievo. Solo che lo storico contributivo non è completo per tutti i pensionati.



BOCCIATA PENSIONE A 50 ANNI PER LE MAMME

In attesa del provvedimento definitivo in tema di riforma delle pensioni con Quota 100, prosegue l’iter parlamentare della manovra. Secondo quanto riporta tecnicadellascuola.it, in commissione Bilancio della Camera è stato bocciato un emendamento, presentato da Simone Pillon, che mirava a consentire un ingresso anticipato alla pensione per le donne con almeno 50 anni di età e 20 contributi che avessero avuto almeno tre figli. Per le italiane resta confermata la proroga di Opzione donna, anche se, come fatto notare da Orietta Armiliato sulle pagine del Comitato Opzione donna social, è difficile dire se consentirà il pensionamento a 58 anni piuttosto che 58 anni e 7 mesi per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni piuttosto che a 59 anni e 7 mesi per le autonome. Per quante possono accedere all’Ape social esiste anche lo sconto contributivo messo a punto per le mamme, che può quindi consentire un accesso alle pensione. Al momento dunque non è prevista alcuna forma di riconoscimento del lavoro di cura delle donne, il cui principale ostacolo verso la pensione resta quello di riuscire a cumulare un’adeguata anzianità contributiva.



CONTE: QUOTA 100 PARTIRÀ NEI TEMPI PREVISTI

Nel corso della sua informativa al Senato, dopo che è arrivata la notizia da Bruxelles sulla volontà di non aprire una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, Giuseppe Conte ha confermato che la riforma delle pensioni con Quota 100 e il reddito di cittadinanza “partiranno nei tempi che avevamo previsto”. Il Premier ha anche detto che nella manovra ci sarà un contributo di solidarietà temporaneo sulle cosiddette pensioni d’oro e un intervento per non dare una rivalutazione piena agli assegni di importo più elevato. Annamaria Furlan ha però detto che “in manovra ci sono delle cose che non ci piacciono per niente: ancora una volta si vuole far cassa con la penalizzazione dei pensionati. Il blocco della rivalutazione delle pensioni non è assolutamente condivisibile”. Secondo quanto riporta Askanews, il Segretario generale della Cisl è stata chiara nel dire che non dare piena rivalutazione alle pensioni sopra i 1.500 euro lordi al mese significa toccare “il reddito di tanti anziani nel Paese”.



LA RICHIESTA DEI LAVORATORI SULLA FORNERO

Più di mille lavoratori di Luxottica hanno partecipato a due assemblee svoltesi alla presenza di Carmelo Barbagallo in vista degli attivi unitari convocati per una valutazione del confronto con i lavoratori, i pensionati e i giovani sulla piattaforma definita da Cgil, Cisl e Uil in merito alle proposte di modifica della legge di bilancio. Secondo quanto riporta Askanews, il numero uno della Uil ha spiegato che “dall’assemblea è emersa la richiesta di proseguire nella nostra battaglia per ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. C’è la consapevolezza che solo in questo modo, oltreché puntando sugli investimenti in infrastrutture materiali e immateriali, ci possa essere un rilancio dell’occupazione, della produzione e dell’economia. Con la stessa determinazione, inoltre, i lavoratori ci chiedono di continuare nell’azione di modifica radicale della legge Fornero, per ottenere una vera flessibilità nell’uscita dal lavoro”. Una battaglia che le confederazioni stanno portando avanti da tempo, chiedendo che la riforma delle pensioni vada oltre Quota 100.

STANZIATI 20 MILIARDI IN TRE ANNI

Per la riforma delle pensioni con Quota 100 saranno stanziati 20 miliardi di euro nei prossimi tre anni. Questa cifra comprenderà anche la proroga di Opzione donna e dell’Ape social. L’indicazione sulla cifra è stata data da Matteo Salvini alla vigilia della decisione che la Commissione europea prenderà circa la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. C’è comunque attesa per il maxi emendamento del Governo per avere una conferma sulle cifre, ma soprattutto c’è attesa per capire se il provvedimento conterrà o meno i dettagli relativi alle altre misure di carattere previdenziale. Per esempio, per avere una conferma sull’annunciato blocco dei requisiti per accedere alla pensione di anzianità, che esponenti dell’esecutivo hanno detto resterà fissato a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne, senza quindi aumentare di cinque mesi come era stato stabilito l’anno scorso. Inoltre, resta da capire se ci sarà la nona salvaguardia degli esodati e quale sarà l’età necessaria per accedere a Opzione donna, posto che il requisito contributivo dovrebbe essere confermato a 35 anni.

RIFORMA PENSIONI, L’ALLARME DI AUSER E SPI-CGIL

Mentre si attende di conoscere il testo sulla riforma delle pensioni con Quota 100, una ricerca pubblicata da Auser e Spi-Cgil dal titolo “Problemi e prospettive della domiciliarità. Il diritto di invecchiare a casa propria” segnala “un grave problema per l’oggi e una bomba a orologeria per domani”, scrive Repubblica. Il punto è che i Neet non solo rappresentano oggi dei giovani che non studiano né lavorano, ma, insieme ai lavoratori precari con basse retribuzioni, sono destinati a diventare dei pensionati con assegni bassi. Dunque come potranno farsi assistere se il welfare pubblico continua a “retrocedere” e verosimilmente lo farà ancora di più con il progressivo invecchiamento della popolazione e l’alta spesa pubblica che ci sarà?

Lo studio segnala che attualmente solo il 31,4% delle famiglie riesce a ottenere un sostegno pubblico, mentre le altre hanno dovuto ridurre i consumi o intaccare i propri risparmi e una piccola percentuale (2,8%) si è dovuta persino indebitare per aver garantita un assistenza. Il quotidiano romano segnala che “secondo le proiezioni dell’Istat l’aumento degli ultrasessantacinquenni bisognosi di cure proseguirà: passeranno dai circa due milioni e mezzo del 2013 ai circa 3,5-3,9 del 2045. Serviranno più servizi a domicilio, più badanti, più posti letto negli ospedali. Sta accadendo il contrario, e il 51% delle famiglie con persone non autosufficienti dichiara già adesso di non essere in grado di far fronte alle spese sanitarie (contro il 30,5% della media delle altre famiglie)”.