SALVINI: PENSIONATI AVRANNO PIÙ SOLDI

I sindacati dei pensionati hanno protestato contro l’indicizzazione parziale degli assegni decisa dal Governo. Se il Premier Conte ha ricordato il loro silenzio ai tempi del varo della riforma delle pensioni targata Fornero, Matteo Salvini ha preferito invitare i pensionati stessi “a valutare la loro pensione. Se ci saranno più soldi avremo avuto ragione noi, altrimenti avranno avuto ragione i sindacati”. “Avranno più soldi nel 2019 rispetto al 2018”, ha detto ancora sempre ai microfoni della trasmissione Stasera Italia in onda su Rete 4. Concetto simile a quello espresso da Francesco Berti, deputato del Movimento 5 Stelle, che ricorda che le pensioni minime verranno portate a 780 euro al mese e che, come riferito dall’Ufficio parlamentare di bilancio, “senza un intervento di questo governo le pensioni sotto i 2000 euro sarebbero state rivalutate al 95%, e non al 97%. In poche parole, i manifestanti stanno difendendo un mancato aumento annuale di 20 euro (venti) per i pensionati di oltre 9 volte il minimo, cioè da oltre 5000 euro al mese”.



M5S FA CHIAREZZA

Continua lo scontro tra Governo e opposizioni sulla manovra, il clima si è surriscaldato sul tema pensione. Lega e M5s hanno pianificato il superamento della Legge Fornero con Quota 100, ma i sindacati si stanno mobilitando contro l’esecutivo gialloverde per la misura relativa allo schema di indicizzazione delle pensioni rispetto all’inflazione. Il Movimento 5 Stelle ha chiarito sul Blog delle Stelle: «Diciamo subito una cosa: fino a tre volte l’assegno minimo le pensioni verranno adeguate al 100% rispetto all’aumento dei prezzi. Siccome la pensione minima nel 2018 si è attestata a 507,42 euro, significa che tutte le pensioni fino a 1.522,26 euro lordi, che sono il 41% del totale, dal 2019 saranno aumentate almeno di quanto aumenteranno i prezzi. I sindacati che protestano fingono di non sapere che per molte di queste pensioni ci saranno aumenti considerevoli grazie alla Pensione di Cittadinanza, che andrà ad aumentare le pensioni minime fino alla soglia dei 780 euro mensili (nel caso di un pensionato che vive da solo e non ha casa di proprietà). E dimenticano anche che con Quota 100 tutti i lavoratori con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi versati potranno scegliere di andare in pensione prima rispetto a quanto stabilito dalla pessima Legge Fornero. Due misure di giustizia sociale che gli itliani aspettavano da anni». Dopo aver spiegato perchè a loro avviso si tratta di una misura equa, i pentastellati hanno ribadito: «Andiamo avanti convinti che diminuire le diseguaglianze non produce solo equità, ma anche maggiore crescita economica. I benefici li raccoglieranno tutti». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



PROIETTI REPLICA A CONTE

Non tarda ad arrivare la replica a Conte che aveva ricordato come i sindacati fossero stati in silenzio davanti alla riforma delle pensioni targata Fornero mentre ora protestano per il blocco parziale delle rivalutazioni. Domenico Proietti ha innanzitutto evidenziato che “il blocco ripetuto nel tempo della rivalutazione delle pensioni è incostituzionale come più volte riconosciuto dall’Alta Corte. La maggioranza dei pensionati italiani riceve pensioni dove anche il taglio di pochi euro è iniquo ed ingiusto. I pensionati italiani, quindi, non sono paragonabili all’avaro di Moliere, come oggi inopportunamente ha detto il Presidente del Consiglio”. Il Segretario confederale della Uil ha anche ricordato che “i sindacati italiani contrastarono la legge Fornero con uno sciopero generale ed un presidio di un mese davanti al Parlamento durante l’iter parlamentare di quel provvedimento”. Dal sindacalista arriva quindi la richiesta al Premier “di avviare i tavoli di confronto che si è impegnato ad istituire nel corso dell’incontro avuto con Cgil, Cisl e UIL a palazzo Chigi. Questi tavoli saranno l’occasione per discutere concretamente e trovare soluzioni positive ai temi previdenziali, fiscali, dell’occupazione e della crescita della nostra economia”.



CONTE CRITICA I SINDACATI

I sindacati manifestano contro la scelta del Governo di una rivalutazione parziale delle pensioni sopra i 1.500 euro e Giuseppe Conte ha replicato, durante la conferenza stampa di fine anno, ricordando che quando c’è stata la riforma delle pensioni del 2011 i sindacati erano rimasti in silenzio. “Neppure l’avaro di Moliere forse si accorgerebbe di qualche euro al mese in meno”, ha aggiunto il Premier. Parole che sono state criticate dal suo precedessore Matteo Renzi, che su Twitter ha scritto: “La battuta di Conte contro i pensionati ricorda molto le brioches di Maria Antonietta. Tagliano i soldi dei pensionati per finanziare le loro marchette e hanno il coraggio di ironizzare sulle proteste dei pensionati. Diciamo la verità: Casalino, questa non ti è venuta bene”. Carla Cantone, ex leader dello Spi-Cgil, oggi deputata del Pd, ha invece detto: “Povero Conte, capisco che non si sia mai trovato nelle condizioni di chi deve sopravvivere con una pensione povera. Ma almeno prima di parlare dovrebbe pensare, ma pensare è difficile. E quando non si pensa il rischio è che si offendano milioni di pensionati, come ha fatto lui. Si vergogni”.

PROIETTI: QUOTA 100 NON ESISTE

Continua a far discutere la misura contenuta nella manovra di riforma delle pensioni con il blocco parziale delle rivalutazioni. “Mentre in Francia si danno aumenti di 300 euro alle forze dell’ordine, in Italia il governo taglierà anche le pensioni dei poliziotti. Una vergogna che denunciamo con forza e che cercheremo di impedire in ogni modo”, sono le parole di Daniele Tissone riportate portate dal sito di Rassegna sindacale. Il Segretario generale del Silp-Cgil evidenzia in particolare che “il previsto stop graduale all’adeguamento degli assegni al costo della vita, dai 1.500 euro in su, non colpisce solo le ‘pensioni d’oro’, ma anche e soprattutto i redditi di decine di migliaia di operatori in quiescenza. Si tratta di circa 200 euro in meno all’anno. Uno schiaffo dopo una vita di pericoli e sacrifici”. Ma non è tutto perché nella Legge di bilancio “non si parla neanche di previdenza complementare per i poliziotti più giovani che, col sistema retributivo puro o misto, rischiano di essere i poveri del domani. L’esecutivo del ‘cambiamento’, da questo punto di vista, è assolutamente in linea con i tagli e le promesse non mantenute di chi lo ha preceduto”.

PROIETTI: QUOTA 100 NON ESISTE

I sindacati oggi manifestano in diverse città italiane contro il provvedimento che prevede una rivalutazione parziale e non piena delle pensioni. Domenico Proietti, ospite di Rainews 24, aveva già in precedenza ribadito le perplessità su questo intervento del Governo e anche sulla riforma delle pensioni in generale. Il Segretario confederale della Uil, infatti, ha spiegato che Quota 100 di fatto non esiste, visto che ci saranno delle finestre trimestrali a regolare l’accesso alla quiescenza. Inoltre, la misura risulta penalizzante per le donne. Per il sindacalista, poi, il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro rischia di essere bocciato dalla Corte costituzionale. Nel merito della mancata piena rivalutazione delle pensioni, Proietti ha evidenziato che mediamente i pensionati ci rimetteranno 170 euro l’anno. Ma soprattutto ha ricordato che il Governo porta avanti un blocco che di fatto è in vigore da ormai sette anni. Dunque c’è una sorta di accanimento nei confronti dei pensionati, che già pagano molte più tasse rispetto a quelle in vigore in altri paesi europei.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DURIGON

Claudio Durigon, intervistato da Repubbica, conferma che il decreto riguardante la riforma delle pensioni e il reddito di cittadinanza arriverà nella seconda settimana di gennaio. Riguardo la tanta contestata misura sul blocco parziale delle indicizzazioni, il sottosegretario al Lavoro ci tiene a dire che “nel 2019 ci sarà un guadagno per tutte le pensioni. Ripeto: tutte. Minore solo per quelle alte. Gestiamo in modo più efficiente di Letta e Prodi la rivalutazione all’inflazione. Un’equa redistribuzione, direi. E poi ce l’ha chiesta l’Europa che sembra apprezzarla”. Per quanto riguarda Quota 100, l’ex sindacalista ha confermato quanto detto già da Salvini: per i dipendenti pubblici si potrà accedere alla pensione dal 1° luglio e non dal 1° ottobre come era stato ventilato qualche giorno fa, senza che si creino problemi di mancanza di personale negli uffici pubblici.

Il sistema delle finestre trimestrali, ha aggiunto, non è stato creato per risparmiare risorse, ma per “tutelare l’Inps. Tra reddito di cittadinanza e pensioni avrebbe avuto difficoltà nella gestione”. Durigon ha anche insistito sul fatto che la Quota 100 durerà tre anni, trascorsi i quali verrà introdotta la Quota 41. E ha anche garantito che i fondi stanziati per il 2019 “sono assolutamente capienti. Non ci saranno stop o rubinetti. Tutti coloro che lo desiderano e hanno i requisiti andranno in pensione”. Il sottosegretario ha anche confermato che verrà bloccato l’aumento dei requisiti per l’accesso alla pensione di anzianità, che resterà quindi a 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne). Dal suo punto di vista, con queste misure si dà “una grande picconata alla Fornero. Presto sarà solo un cattivo ricordo”.