OPZIONE DONNA DOPO QUOTA 100
La proroga di Opzione donna potrebbe arrivare con un decreto ad hoc successivo rispetto a quello che dovrebbe delineare la misura principale della riforma delle pensioni del Governo, ovvero Quota 100. È quanto ha fatto capire Giovanni Tria nel corso della sua audizione sulla manovra in commissione Bilancio della Camera. Il ministro dell’Economia ha anche lasciato intendere che il contributo di solidarietà sulle pensioni cosiddette d’oro riguarderà solamente gli assegni di importo non corrispondente ai contributi versati durante la propria carriera lavorativa. Resta il dubbio tuttavia sulla possibilità che sia possibile ricostruire la storia contributiva di tutti i pensionati. Non resta che attendere quindi il provvedimento del Governo in materia, di modo da avere tutti i dettagli del caso. Attesa che del resto riguarda anche le italiane che sperano di poter utilizzare Opzione donna visto che non è esattamente chiaro quali saranno i requisiti anagrafici richiesti, posto che dovrebbe restare confermata la soglia minima contributiva pari a 35 anni.
CARFAGNA CONTRO DI MAIO E SALVINI
Più che sulla riforma delle pensioni con Quota 100, le opposizioni sembrano essere scatenate contro la misura che blocca parzialmente la rivalutazione delle pensioni. Mara Carfagna, sulla sua pagina Facebook, scrive infatti: “Elsa Fornero ebbe almeno la sensibilità di parlare di ‘sacrificio’ quando bloccò l’indicizzazione delle pensioni e si commosse. Da Giuseppe Conte, invece, solo cinismo e quella battuta sprezzante su ‘l’Avaro di Molière’ riferita a pensionati per i quali anche qualche euro può essere importante. Luigi Di Maio e Matteo Salvini criticano ferocemente e ormai da anni Elsa Fornero e il governo di Mario Monti, ma sono riusciti nel difficilissimo compito di fare peggio, molto peggio”. Anche Giorgia Meloni si esprime contro la manovra e questa misura. “Su immigrazione e sicurezza abbiamo condiviso il lavoro fatto, ma una cosa è tagliare le pensioni d’oro e la prima proposta di legge su questa materia l’ha presentata la sottoscritta, altra cosa è bloccare le indicizzazioni delle pensioni lorde di 1.500 euro che sono pensioni normali che la gente si è guadagnata in 40 anni di lavoro”, sono le sue parole pronunciate a Montesilvano, in provincia di Pescara, per l’apertura della campagna elettorale di Marco Marsilio alla presidenza della Regione Abruzzo.
A GENNAIO TRE FASCE DI INDICIZZAZIONE
Si sta parlando molto dell’indicizzazione delle pensioni, visto che il Governo, oltre che varare Quota 100 e predisporre altre misure di riforma delle pensioni, ha deciso di bloccare parzialmente la rivalutazione degli assegni sopra i 1.500 euro. Una circolare Inps diffusa giovedì chiarisce però che per quanto riguarda il mese di gennaio la rivalutazione sarà su tre scaglioni: piena fino a 1.522,26 euro, del 90% tra 1.522,27 e 2.537,1 euro e del 75% oltre i 2.537,1 euro. Nel documento si legge che “in previsione dell’entrata in vigore della legge di bilancio per l’anno 2019, gli incrementi per il 2019 descritti nella presente circolare potranno subire variazioni. Con successiva circolare si illustreranno le eventuali modifiche apportate e la relativa applicazione, tenuto conto dei tempi necessari alla realizzazione delle implementazioni dei sistemi gestionali e della loro messa in esercizio”. Questo sostanzialmente vuol dire che una volta emanata la circolare che recepisce le sette fasce indicate dalla Legge di bilancio, ci dovrà essere una sorta di conguaglio, le cui modalità verranno specificate probabilmente con la nuova circolare.
RIFONDAZIONE COMUNISTA COI SINDACATI
Come noto, i sindacati protestano contro la decisione del Governo di non dare piena rivalutazione alle pensioni sopra i 1.500 euro al mese. La protesta trova il supporto di Rifondazione comunista. Come spiega Stefania Soriani, Segretaria della Federazione di Ferrara del Prc, viene ritenuta “assolutamente condivisibile la protesta dei sindacati dei pensionati, infatti ancora una volta si vessano le categorie economiche più deboli per limitare le tasse ai più abbienti. Ricordiamo che anche la nostra Costituzione che compie in questi giorni 71 anni, prevede un sistema fiscale fondato sulla progressività delle imposte, al contrario la manovra del governo blocca la rivalutazione delle pensioni di lavoratrici e lavoratori che hanno versato i contributi”. Secondo quanto riporta estense.com, Soriani evidenzia anche “come risultino non credibili le proteste di Forza Italia e Pd che in 10 anni di governi precedenti, dal 2008 si sono resi protagonisti del blocco delle rivalutazioni delle pensioni, da Berlusconi, passando per i governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, e ora Salvini-Di Maio”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO
Secondo Cesare Damiano, il Partito democratico deve mettere in campo delle proposte alternative in tema di riforma delle pensioni in vista dell’arrivo del decreto su Quota 100 e sulle altre misure previdenziali annunciato dal Governo per la seconda settimana di gennaio. Per l’ex ministro del Lavoro occorre anzitutto che l’Ape social venga resa strutturale. “Non ci stanchiamo di ripeterlo: Quota 100 e Ape sono misure complementari, non si oppongono e non si sovrappongono. La prima favorisce chi ha carriere lunghe e continue, perlopiù i lavoratori, perché richiede un minimo di 38 anni di contributi. La seconda favorisce chi ha carriere meno continuative, lavoratrici e chi svolge lavori faticosi: richiede un minimo di 36 anni di contributi per le 15 categorie dei lavori gravosi e soltanto 30 anni per chi è disoccupato e 28 per le donne con due figli. Quota 100, da sola, non risolve i problemi”.
Dal suo punto di vista va poi consentito l’accesso all’Ape social anche ai disoccupati che non hanno utilizzato gli ammortizzatori sociali. Damiano insiste poi sulla necessità di varare la nona salvaguardia degli esodati e ritiene che si debba ripristinare il sistema di indicizzazione delle pensioni previgente alla Legge Fornero. Per l’ex ministro va poi fatta chiarezza sulla pensione di cittadinanza, perché le risorse necessarie a darla a tutti coloro che hanno un assegno inferiore ai 780 euro dovrebbero essere ingenti e di certo non sono compatibili con quelle stanziate dal Governo con la manovra.