SALVINI: VIA LEGGE FORNERO RISPETTANDO I PARAMETRI
Il Governo è al lavoro per trovare un accordo con l’Ue sulla manovra entro una decina di giorni. Secondo Confindustria Conte dovrebbe semplicemente convincere Salvini e Di Maio a tagliare di 2 miliardi ciascuno la riforma delle pensioni con Quota 100 o il reddito di cittadinanza, minacciando anche di dimettersi se fosse necessario. Il leader della Lega, dal canto suo, ha ribadito che smontare la Legge Fornero è un suo preciso impegno e che lo farà “rispettando tutti i parametri”. Difficile quindi dire come potrà alla fine essere la Quota 100 che entrerà nella manovra. Di certo la maggioranza sembra intenzionata a varare anche un contributo di solidarietà sulle pensioni sopra i 4.500 euro netti al mese che, secondo quanto scrive La Stampa, arriverà fino al 20% dell’importo dell’assegno e durerà per due anni. Il taglio minimo sarà pari all’8%. Il provvedimento dovrebbe essere contenuto nell’emendamento dedicato ai temi previdenziali che sarà presentato dal Governo al Senato non appena vi arriverà la Legge di bilancio.
RICHIESTA PER GOVERNO E SINDACATI
Come noto, la prossima settimana, esattamente lunedì 10 dicembre, Governo e sindacati si incontreranno e parleranno anche di riforma delle pensioni. Ecco quindi che il Comitato esodati licenziati e cessati, attraverso un post su Facebook di Elide Alboni, chiede che la nona salvaguardia venga considerato tema prioritario nel confronto. “Flessibilità e altro, se tanto importante, mai nulla lo è come la consapevolezza del sanare definitivamente il primo grave errore della Riforma Fornero che ha generato l’esodo e per 6.000 persone non ancora terminato dopo 7 anni”, si legge nel post di Alboni. Parole importanti, soprattutto perché nonostante le promesse del mondo politico, anche da parte di esponenti della maggioranza, ancora non si vedono tracce del provvedimento che potrebbe finalmente garantire una salvaguardia a chi finora ne è rimasto escluso per via di assurdi paletti che hanno anche determinato situazione di disparità tra persone con condizioni molto simili, anche a livello contributivo e anagrafico.
LE PRECISAZIONI DI DURIGON SU QUOTA 100
Claudio Durigon smentisce categoricamente quanto scritto dal Corriere della Sera riguardo la riforma delle pensioni cui sta lavorando il Governo. “Quota 100, 62 e 38, rimane come era”, ha detto il sottosegretario al Lavoro durante la trasmissione Agorà in onda su Rai Tre, smentendo quindi l’ipotesi di consentire l’accesso a Quota 100 l’anno solamente a chi abbia maturato i requisiti da almeno due anni. Il quotidiano milanese nel suo articolo di oggi ha citato Alberto Brambilla, secondo cui per contenere i costi della riforma delle pensioni si potrebbe fare in modo che i primi a utilizzare Quota 100 a marzo del 2019 siano quanti hanno maturato i requisiti al 31 dicembre 2018 da almeno due anni. Il che avrebbe voluto dire, sostanzialmente, che il pensionamento per chi ha 62 anni sarebbe stato possibile solo nel caso di 40 anni di contributi. Oppure che per accedere a Quota 100 con 38 anni di contributi ne sarebbero occorsi 64 di età. In ogni caso Durigon ha smentito che il Governo voglia percorrere questa strada.
I CONSIGLI DELL’OCSE
Mentre fonti del Governo fanno sapere che il taglio delle pensioni d’oro si farà e Matteo Salvini ribadisce che la riforma delle pensioni con Quota 100 non comporterà penalizzazioni, l’Ocse, attraverso il Pension Outlook 2018, mostra che l’Italia è il Paese che spende di più, il 2,6% del Pil, per le pensioni di reversibilità. Come spiega la sintesi del sito di Repubblica, di fatto in Italia un sesto della spesa pensionistica è destinata agli assegni di reversibilità, per i quali non esiste nemmeno un’età minima per avere diritto alla prestazione, mentre in altri Paesi bisogna attendere la normale età pensionabile. L’Ocse segnala anche che l’Italia è al primo posto tra i paesi industrializzati per le aliquote contributive per un lavoratore medio, pari al 33%. Per quanto riguarda invece l’importo degli assegni, in Italia si arriva mediamente all’83% dello stipendio, al terzo posto dietro Danimarca (86,4%) e Olanda (96,9%), dove però c’è un contributo anche del sistema pensionistico obbligatorio privato. Considerando solo il sistema pubblico, l’Italia distanzia tutti gli altri paesi.
RICHIESTA DI STOP AL GOVERNO
Mentre continua la messa a punta della riforma delle pensioni con Quota 100, arriva la richiesta all’esecutivo di fermarsi, perché “rischiamo l’emorragia di chi lascia il nostro Paese per godersi la pensione all’estero”. È quanto scrive in una nota, ripresa da Lapresse, Vincenza Labriola, deputata di Forza Italia, che cita i dati sull’aumento dei pensionati che si trasferiscono all’estero per pagare meno tasse o avere un maggior potere d’acquisto. “Il fenomeno comincia a registrare numeri importanti, l’Inps ha calcolato di versare all’estero oltre 700 milioni di euro per l’erogazione degli assegni pensionistici. E vista l’entità crescente delle somme in gioco, comincia a crescere anche l’attenzione anche sul fenomeno delle cosiddette false residenze, ovvero di quelle persone che continuano a vivere in Italia e che spostano il proprio domicilio fiscale all’estero solo per ottenere uno sgravio sulle tasse. Per questo motivo prima di fare ragionamenti seri sul sistema pensionistico bisognerebbe creare le condizioni che riguardano la fiscalità generale e il costo della vita per far rientrare i nostri pensionati traditi dallo Stato”, sottolinea Labriola.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO
La riforma delle pensioni che il Governo vuole approvare “è piena di anomalie che la rendono poco credibile”. Parola di Cesare Damiano, che in un’intervista a Il Dubbio spiega anche cosa c’è secondo lui che non va nella manovra dell’esecutivo. Anzitutto il fatto che “manchi il dettaglio circa la modalità con la quale si intende realizzare Quota 100. Secondo Salvini partirà a febbraio, ma se così fosse già saremmo in ritardo”. Inoltre, segnala l’ex ministro del Lavoro, si chiama Quota 100 un qualcosa che “non è una quota”, perché “se lo fosse, nella somma per arrivare a 100 l’età anagrafica e gli anni di contributi dovrebbero essere mobili. In realtà non è così, perché è stato posto il requisito fisso dei 38 anni di contributi”.
Damiano evidenzia anche che Quota 100 penalizza, rispetto all’Ape social, le donne e chi svolge lavori gravosi. Dal suo punto di vista forse il Governo non ha ancora prorogato l’Ape social perché non vuole dire poi di aver migliorato un qualcosa costruito da altri. In ogni caso c’è ancora tempo per una proroga e in questo senso dà un consiglio all’esecutivo: “Se andasse a controllare, scoprirebbe che mantenere l’Ape sociale non avrebbe nemmeno un costo, perché le risorse stanziate l’anno scorso, secondo me, sono state utilizzate da circa la metà delle persone previste, quindi a costo zero si può continuare la sperimentazione”. Damiano evidenzia anche che, poiché “più si versano contributi, più migliora la pensione”, “Quota 100 è uno scambio: la pensione è più bassa, ma in cambio si va in pensione prima”.