LE PROTESTE CONTRO LA MANOVRA

La Legge di bilancio è stata definitivamente approvata dal Parlamento, ma continua ad attirare critiche, anche per le misure relative alla riforma delle pensioni. Su Twitter, Mariastella Gelmini scrive che “con questa manovra il governo ricava 76 mln di euro all’anno dal taglio delle pensioni di platino. Mentre, con il blocco delle indicizzazioni, taglia 3 mld e 600 mln in tre anni a 7 mln di pensionati. È manovra contro il buonsenso e i pensionati”. Per quanto riguarda invece Quota 100, il Presidente dell’Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani, Pierluigi Marini, segnala come ci sia il rischio che negli ospedali pubblici del Lazio diminuisca del 20% il numero di chirurghi. Sembra infatti, secondo i dati in possesso dall’Acoi, che un chirurgo su cinque abbia già i requisiti per poter accedere alla quiescenza con la nuova legge che si concretizzerà dopo l’apposito decreto che verrà emanato nei prossimi giorni. Dunque c’è il rischio di un pericoloso vuoto di organico in un settore importante come quello della sanità.



IL RUOLO DI CDP

In base ai rumors e le anticipazioni raccolte dal Messaggero, la riforma delle pensioni che potrebbe “anticipare” la Quota 100 (e ricordiamo, possibile solo tramite un accordo interno tra aziende e lavoratori), un ruolo importante potrebbe giocarlo Cdp (Cassa Depositi e Prestiti). Si parla infatti di un fondo di rotazione che potrebbe essere attivato con la partecipazione della istituzione finanziaria italiana controllata dal Mef, «con l’obiettivo specifico di dare incentivi alle imprese i cui lavoratori ricorrano a Quota 100 nella sua versione standard». Secondo quanto raccolto dai colleghi del Messaggero, l’obiettivo del Governo gialloverde sarebbe quello di aumentare ulteriormente la convenienza delle nuove assunzioni per poter così aiutare – tramite effetto indiretto – la messa in pensionamento dei tanti desiderosi di “uscire” prima dal lavoro senza doverci rimettere troppo in termini economici.



QUOTA 100 ANCHE A MENO DI 62 ANNI

Secondo le prime anticipazioni del Messaggero sul Decreto che a gennaio verrà la decisiva “fondazione” della Quota 100 per provare a riformare le pensioni dopo la dura legge del 2011, vi sarebbero anche alcune possibilità per poter uscire dal lavoro anche prima dei 62 anni “canonici” stabiliti dalla riforma gialloverde. «Vi potrebbe essere la possibilità di anticipare di ulteriori tre anni la nuova uscita anticipata per la quale saranno richiesti congiuntamente due requisiti: 62 anni di età e 38 di contributi. In particolare per molte fasce di potenziali interessati risulta impegnativo il vincolo dei 38 anni, in assenza di una carriera lavorativa continua come quella garantita ai dipendenti pubblici; ma anche il requisito di età può essere non a portata di mano nel caso dei lavoratori precoci, quelli che hanno iniziato in età molto giovane», spiegano i colleghi del Messaggero, spiegando con altri rumors la possibilità di trovare accordi con aziende e territori per poter far aumentare ancora di più il numero di lavoratori da assumere come diretta sostituzione di coloro che accederanno alla Quota 100. (agg. di Niccolò Magnani)



SIRI: “BLOCCO PENSIONI? COLPA DI MONTI”

In una intervista esclusiva al Sussidiario.net, il Sottosegretario ai Trasporti Armando Siri spiega nel dettaglio i vari “retroscena” sulla Manovra Economica, compresi tutti i punti poco “chiari” sulle pensioni e soprattutto le mancate attese dell’elettorato di Centrodestra che potrebbe non essere soddisfatto della Quota 100 e delle altre misure inserite nella Legge di Bilancio. «Mancato adeguamento delle pensioni? non siamo stati noi a bloccarlo, è stato Monti. Noi abbiamo ripristinato un poco l’aumento a favore delle pensioni più basse, intervenendo sulle altre. E’ una cosa diversa», spiega il competente politico della Lega. La Manovra, per come è stata approvata, prevede per le pensioni una decisa sforbiciata agli assegni d’oro e il taglio delle rivalutazioni per tutte le pensioni che superano i 1522 euro, queste tutt’altro che “dorate”. (agg. di Niccolò Magnani)

LE MISURE NELLA MANOVRA

Con l’approvazione ieri sera della Manovra – dopo un giornata non proprio memorabile per l’onore del Parlamento italiano con scontri, insulti e lanci di fogli – anche la riforma pensioni viene “lanciata” ufficialmente: diversi passaggi, non tutti immediati, giungeranno nel 2019 per sbloccare la situazione stagnante della previdenza italiana. Su tutte la Quota 100, la misura simbolo della Lega, che notevolmente ridotta prepara un fondo da 3,9 miliardi (8,3 nel 2020, 8,6 nel 2021) per la rivalutazione e rivisitazione della riforma Fornero. In Manovra si è deciso poi la rivalutazione automatica degli assegni in base all’inflazione: di fatto viene ridotta per garantire risparmi all’Erario, con i tagli poi alle pensioni d’oro che saranno dal 15 al 40% per gli assegni (assai pochi, va detto) sopra i 500.000 euro. Importante poi la “mini Flat Tax” che prevede per tutti i pensionati stranieri o italiani rimpatriati una tassa piatta al 7% qualora scelgano di risiedere nei paesi del Sud Italia con meno di 20mila abitanti. (agg. di Niccolò Magnani)

RIFORMA PENSIONI, LE RICHIESTE DELL’ANIEF

C’è attesa per il varo del decreto, atteso per la seconda settimana di gennaio, che conterrà i dettagli su Quota 100 e la riforma delle pensioni. Marcello Pacifico fa sapere che sarà bene che con il provvedimento “si prevedano pure delle disposizioni utili a non far attendere il personale dalla scuola sino alla fine dell’estate del 2020 per permettergli di fruire di un diritto che i lavoratori privati potranno assolvere con un anno e mezzo di anticipo. Altrimenti, ancora una volta ci troveremo dinanzi ad una legge iniqua e discriminante”. Il Presidente nazionale dell’Anief ricorda infatti che “per uscire dal mondo del lavoro con quota 100 sono previste finestre trimestrali per i lavoratori privati, quindi le prime uscite saranno il 1° aprile. Per i lavoratori pubblici, sono previste finestre semestrali, con la prima uscita nel mese di ottobre. Tale finestra non permetterà il pensionamento con quota 100 da parte dei docenti, a meno che non ci siano appositi interventi, considerato che gli stessi possono andare in pensione solo il 1° settembre di ciascun anno”.

Secondo l’Anief bisognerebbe poi intervenire sull’Ape social, perché non si può continuare a pensare che il lavoro svolto dai maestri della scuola dell’infanzia, che possono accedere all’Ape social, sia più gravoso di quello svolto negli altri ordini e gradi di scuola. “Bisogna riconoscere che la professione docente tutta è usurante. Per fare ciò, Anief ha anche inoltrato una specifica richiesta di accesso agli atti al Mef, così da sapere quanti sono stati i casi di stress correlato al lavoro e poter disciplinare la materia, con la consulenza del dottor Vittorio Lodolo d’Oria, tra i massimi esperti del settore”.