SALVINI: ABBIAMO CAMBIATO LA LEGGE FORNERO

Nella sua diretta su Facebook di fine anno, seguita al messaggio del Capo dello Stato, Matteo Salvini ha ricordato quello che il Governo ha fatto in tema di riforma delle pensioni con la manovra. “Avevo promesso che avremmo cambiato la Fornero, l’abbiamo fatto. Avevo promesso di abbassare le tasse, abbiamo avviato la flat tax. Siamo impegnati a ridurre le tasse, abbiamo è solo l’inizio, così sulla pace fiscale abbiamo messo un primo mattoncino”. “Il taglio dei vitalizi, gli aiuti alle famiglie con disabili, tagli ai privilegi, tutto questo in soli 6 mesi”, ha aggiunto il vicepremier, senza risparmiare delle critiche al Pd e alla protesta fatta durante l’iter parlamentare della Legge di bilancio: “Ma come si fa a parlare di lavoro e pensioni quando solo qualche anno fa avete approvato una legge ingiusta e iniqua?”. Salvini ha quindi rivendicato le risorse stanziate per la riforma delle pensioni che aiuteranno anche i giovani a trovare più opportunità lavorative.



PRONTO DECRETO PER PENSIONI DI CITTADINANZA

Oltre a Quota 100, il Governo varerà le pensioni di cittadinanza. Si tratta di un provvedimento di riforma delle pensioni su cui il Movimento 5 Stelle ha insistito molto e che arriverà insieme al reddito di cittadinanza. Secondo quanto riportato dall’Ansa, che ha preso visione della bozza del decreto in materia che verrà emanato a gennaio, la pensione di cittadinanza, integrazione fino a 780 euro, riguarderà i cittadini con più di 65 anni se comunque facenti parte di un nucleo familiare complessivamente over 65. Se quindi si vivrà con i propri figli o nipoti, non si potrà avere diritto alla prestazione. Di fatto spetterà a un pensionato che vive da solo o con il coniuge pure lui pensionato (e con più di 65 anni). Per avere diritto alle prestazione bisognerà avere un Isee inferiore ai 9.360 euro l’anno e l’importo massimo di 780 euro al mese sarà suddiviso in un’integrazione per l’affitto o il mutuo della casa fino a 150 euro e in una al reddito fino a 630 euro. Occorrerà fare attenzione alle soglie di reddito per avere diritto alla prestazione, perché verranno considerate a livello di nucleo familiare e non di singolo pensionato.



APE SOCIAL IN SCADENZA

Oggi, 31 dicembre, scade l’Ape social e secondo gli annunci fatti dagli esponenti del Governo questa misure dovrebbe essere prorogata. Non è chiaro se ciò avverrà già nel decreto relativo a Quota 100, ma la riforma delle pensioni targata Lega e M5s conterrà anche l’Anticipo pensionistico agevolato per alcune categorie di cittadini. Il sito diritto.news ha riportato le parole pronunciate alla Camera da Carla Cantone relative proprio alla richiesta di prorogare l’Ape social contenuta in un suo ordine del giorno bocciato dall’esecutivo. “Quando il Ministro Fornero presentò la sua proposta, se ricordate, si mise a piangere. Ve lo ricordate? Voi, invece, se non fate la proroga come previsto dall’ordine del giorno, farete piangere i lavoratori usuranti, i lavoratori disoccupati, i figli di questi lavoratori. Nell’ordine del giorno chiediamo la proroga, voi dite: la risolviamo con ‘quota 100’. Voglio vederla ‘quota 100’, prima di mollare l’Ape sociale! Lo capite o no che, dal 1° gennaio, questi saranno davvero preoccupati e disperati?”, sono state le parole dell’ex sindacalista.



IL PROBLEMA DI SALVINI COI SUOI ELETTORI

Giuliano Cazzola non ha dubbi: con la riforma delle pensioni, al di là di Quota 100, Matteo Salvini rischia di scontentare parecchi dei propri elettori. In un intervento su firstonline.info, l’ex deputato evidenzia non solo che Alberto Brambilla, esperto di previdenza vicino alla Lega, ha criticato il sistema di indicizzazione parziale delle pensioni scelto dall’esecutivo con la manovra, ma anche che in Veneto, regione dove il partito di Salvini è forte, è stata costituita l’associazione Leonida che riunisce diversi pensionati del ceto medio che hanno intenzione di difendere i propri assegni. “Senza fare troppe storie, in un recente convegno svoltosi a Verona, hanno dato appuntamento alla Lega nelle urne (vantano di poter orientare 2 milioni di voti). Come i piccoli imprenditori non sopportano che le risorse promesse per ridurre la pressione fiscale siano utilizzate per mantenere chi non lavora, così i pensionati benestanti non sono disposti a subire insulti (sono stati definiti parassiti e profittatori di coloro che percepiscono trattamenti al minimo) e sopportare tagli arbitrari a favore delle c.d. pensioni di cittadinanza da riconoscere a chi non ha mai lavorato, ha evaso il versamento dei contributi e già riceve un assegno integrato dalla fiscalità generale”-

I RISCHI DELLA PENSIONE ANTICIPATA

Mentre si continua a discutere di riforma delle pensioni, che tramite Quota 100 dovrebbe consentire di lasciare il lavoro anche a 62 anni, Il Sole 24 Ore segnala che uno studio condotto da Josef Zweimuller, professore all’Università di Zurigo, presentato nell’ambito delle iniziative organizzate dall’Inps per la chiusura delle celebrazioni dei 120 anni dell’Istituto, mostra come un ritiro anticipato dal lavoro possa aumentare il rischio di morte prematura. “Ogni anno di anticipo aumenta dell’1,85% la probabilità di morire prima dei 73 anni” per gli uomini, spiega Zweimuller. C’è da dire che i dati analizzati si riferiscono ad abitanti dell’Austria nati tra gli anni Venti e Quaranta. Oltretutto lo studio sembrerebbe far emergere che l’effetto è peggiore per le tute blu e i lavoratori coinvolti in attività di bassa manovalanza rispetto agli impiegati. Gli uomini sarebbero maggiormente colpiti dall’effetto negativo perché portati a diventare più sedentari una volta lasciato il lavoro, mentre le donne si dedicano sempre a lavori domestici o alla cura dei famigliari.

RIFORMA PENSIONI, LE DOMANDE DI DAMIANO

La Legge di bilancio è stata approvata e Cesare Damiano ha alcune domande per il Governo riguardanti la manovra, in particolare sulla misura di riforma delle pensioni che porta le minime a 780 euro, la cosiddetta pensione di cittadinanza. “Poiché non sarebbe tollerabile promettere e non mantenere, mi chiedo come sia possibile, dopo i tagli sotto dettatura imposti da Bruxelles, realizzare l’obiettivo. Farò un esempio concreto attraverso il calcolo delle risorse necessarie: se consideriamo le pensioni fino a 500 euro mensili, secondo i dati del 2017, troviamo in questa fascia 2.017.774 pensionati che hanno una pensione media di 3.404 euro annui. Per alzare questa cifra a 9.360 euro annui (vale a dire 780 euro x 12 mensilità non considerando, per prudenza, la tredicesima) occorre aggiungere mediamente, per ciascuno di questi pensionati, 5.956 euro. Moltiplichiamo questa cifra per 2.017.774 e otteniamo poco più di 12 miliardi, all’anno, si intende”, specifica l’ex ministro del Lavoro.

Nel suo conteggio, tra l’altro, l’ex parlamentare dem non ha considerato i pensionati che percepiscono tra i 500 e i 780 euro al mese. Dunque servirebbero risorse che non si vedono nella manovra. Damiano ha anche un’altra domanda: “Di Maio è sicuro che portare le pensioni a 780 euro senza considerare minimamente che oggi, per arrivare alla pensione bisogna aver versato almeno 20 anni di contributi e che, un assegno di 780 euro, visti i bassi salari e le carriere discontinue, richiede anche 35-40 anni di contributi? In questo modo non si incentiva il lavoro nero?”.