“C’è qualcuno che è stato zitto per anni quando gli italiani, gli imprenditori e gli artigiani venivano massacrati. Ora ci lasciassero lavorare e l’Italia sarà molto migliore di come l’abbiamo trovata”. Con queste parole, Matteo Salvini – vicepremier nonché ministro dell’Interno – si è lasciato andare ieri commentando l’iniziativa di Torino della Confindustria per dire si alla Tav a cui erano presenti, con gli Industriali, 12 rappresentanze d’impresa tra cui agricoltori, artigiani, commercianti, esercenti, cooperative, ecc.



Le associazioni riunitesi rappresentano tre milioni di imprese, oltre il 65% del Pil. È un segnale importante che la rappresentanza d’impresa ha voluto dare al Governo a partire dalla Tav anche per richiamare attenzione sulla questione infrastrutture, grandi e piccole, e sulla crescita più in generale, anche per via del calo del Pil registrato proprio in questi giorni.



È evidente che a Salvini non sono piaciute le parole del Presidente di Confidustria che, concludendo, ha aggiunto: “Se fossi in Conte convocherei i due vicepremier e gli chiederei di togliere due miliardi per uno visto che per evitare la procedura d’infrazione bastano 4 miliardi; se qualcuno rifiutasse mi dimetterei e denuncerei all’opinione pubblica chi non vuole arretrare”. È tuttavia altrettanto evidente che questo Governo non ha un particolare feeling con gli industriali. E questo non va bene, non solo per gli industriali in particolare, ma per il Paese intero, visto quel che vale l’industria in termini di Pil e di lavoro. E, più in generale, di valore, considerato che in termini di know-how è il principale asset con cui siamo presenti sul mercato globale.



Venendo però a ciò che ha detto ieri Salvini, è bene ricordare che nel febbraio 2014 – a proposito di industriali silenti – proprio la Confindustria di Squinzi per bocca del suo Presidente, dichiarò di sospendere qualsiasi tipo di interlocuzione col Governo Letta. Una settimana dopo cadde l’esecutivo. Certamente il colpo al Governo arrivò dal dossier sull’edilizia carceraria che fu reso noto da Repubblica qualche giorno dopo, ma è evidente che la posizione dell’esecutivo si era molto indebolita per via di questa posizione della Confindustria.

In secondo luogo, ci permettiamo educatamente di rivolgere due domande al Ministro Salvini. Caro sig. Ministro, gli industriali (come i lavoratori del resto) hanno diritto di essere ascoltati – considerato il fatto che l’industria crea valore e lavoro – o, come Lei sembra alludere, non devono parlare? In ultima istanza, caro sig. Ministro, che idea ha Lei delle istituzioni? Si governa per delega in bianco e una volta fatto un governo chi ha votato deve stare zitto?

La democrazia avanzata sta cambiando in tutto il mondo, per questo nessun timore… cambierà anche da noi. Ma chi scrive ritiene che vada ricostruito l’intero rapporto con la società civile e, in particolare, col mondo intermedio. Questo non può essere annientato, primo perché è fautore di pace sociale; secondo perché è protagonista della mediazione, cuore della democrazia.

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