LA PROTESTA DELLA CIDA
L’annuncio dato da Luigi Di Maio di una riforma delle pensioni che porterà a un taglio degli assegni più alti fino al 40% non è stato ben accolto dalla Cida, la Confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità, il cui Presidente Giorgio Ambrogioni si augura che quanto detto dal ministro del Lavoro corrisponda a una fake news, altrimenti “rappresenterebbe un vero e proprio furto ai danni di intere categorie professionali ed equivarrebbe ad un invito ad espatriare”. Il giudizio di Ambrogioni è duro: “Siamo alla follia, all’odio sociale elevato a metodo di Governo. Dirigenti privati e pubblici, magistrati, diplomatici, militari, avvocati dello Stato, medici: questi professionisti che sono o stanno andando in pensione, non possono subire queste rapine legalizzate, organizzate da governanti incompetenti ed arroganti”. Per questo motivo la Cida non esclude iniziative “per contrastare questo tentativo di prevaricare intere categorie professionali che rappresentano il ceto produttivo e la classe dirigente del Paese”.
I PENSIONATI SI SENTONO COME BANCOMAT
Continua a far discutere la proposta di portare il contributo di solidarietà sugli assegni più alti, che dovrebbe far parte della riforma delle pensioni 2019 con Quota 100, al 40%. Il Giornale ha intervistato l’ex Ambasciatore Pietro Lonardo, che a 79 anni ha una pensione di circa 5.500 euro al mese. Racconta di essere già stato soggetto, insieme alla moglie, di contributi di solidarietà e di aver versato, in 40 anni di carriera, contributi per 1,5 milioni di euro. Dal suo punto di vista, un intervento così alto sulle pensioni potrebbe essere giustificato solamente da situazioni di particolare difficoltà del Paese. “Noi pensionati siamo il bancomat più comodo per lo Stato, perché siamo più deboli e non abbiamo più alcuna voce in capitolo. Ma le risorse per il Paese le dovrebbero trovare loro. Forse certe responsabilità non dovrebbero essere affidate a dei ragazzi”, evidenziando tra l’altro che se avesse potuto gestirsi da solo i soldi versati come contributi previdenziali, oggi avrebbe sicuramente in mano una cifra superiore a quella che percepisce come pensione.
IL DUBBIO SUL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ
La riforma delle pensioni 2019, oltre a Quota 100, conterrà il contributo di solidarietà che potrà arrivare fino al 40% degli assegni di importo più alto. Secondo quanto scrive Repubblica, di fatto il Movimento 5 Stelle ha cambiato le carte in tavola rispetto a un provvedimento già pronto che prevedeva un prelievo che arrivava fino al 20%. Secondo Alberto Brambilla, è “impossibile arrivare a tagliare il 40%, è contro tutte le sentenze della Consulta”, inoltre, vista la platea piuttosto ridotta di quanti hanno un assegno che supera i 90.000 euro lordi l’anno, è probabile che il gettito possa arrivare al massimo a 250 milioni di euro nell’arco di due anni. Resta quindi da capire se alla fine si percorrerà comunque la strada dell’aliquota massima al 40% e se verrà o meno condivisa dalla Lega, che già ha dovuto faticare non poco per far sì che l’intervento sulle pensioni d’oro prendesse la strada del contributo di solidarietà anziché quella del ricalcolo contributivo, che avrebbe presentato non pochi problemi di fattibilità tecnica.
RIFORMA PENSIONI, LA LETTERA DEGLI ESODATI
In attesa di novità sulla riforma delle pensioni, alcuni esodati ancora esclusi dai provvedimenti di salvaguardia ha scritto una lettera a Mattarella, Conte, Salvini, Di Maio, Tria e Boeri per evidenziare la necessità e l’urgenza di varare una nona salvaguardia. “Nella Legge di Bilancio un provvedimento a favore della nostra istanza non è ancora incluso. Ai nostri ripetuti appelli di essere convocati per il promesso tavolo di lavoro al Ministero del Lavoro per definire i termini della nostra Salvaguardia non abbiamo avuto risposte”, si legge nella lettera pubblicata da mymagazine.news. Nella missiva viene anche evidenziato che “le risorse residue della Ottava salvaguardia” “sono più che sufficienti per coprire i fondi necessari per l’emanazione della Nona che si ipotizzano intorno a poco più di 300 milioni”.
Inoltre, “l’Unione Europea – che in queste settimane viene spesso chiamata in causa per giustificare tagli alla manovra predisposta da questo Governo – è perfettamente consapevole del vulnus degli Esodati che si trascina in Italia da 7 anni e ha già in passato chiesto ripetutamente ai Governi che si sono succeduti di risolvere definitivamente questa indegna ingiustizia”. Si arriva quindi alla richiesta “al Governo affinché la Nona salvaguardia sia inserita nel maxi-emendamento governativo in preparazione alla Legge di Bilancio, che garantisca loro le medesime condizioni di accesso alla pensione, senza alcuna differenza o discriminazione, già accordate agli altri Esodati attraverso le precedenti salvaguardie”. Dunque serve solo la volontà politica per dar vita alla nona salvaguardia.