GLI EFFETTI DI QUOTA 100 SULLA SANIÀ
La riforma delle pensioni con Quota 100 potrebbe avere effetti importanti sulla sanità italiana. “Nel giro di un anno potrebbero andare via circa 1.500 specialisti dei 7-8 mila che lavorano negli ospedali pubblici”, scrive Repubblica, che cita anche Pierluigi Marini, Presidente di Acoi, l’associazione dei chirurghi ospedalieri, secondo cui “se ci sarà la possibilità di andare via prima, già a 62 anni, in molti ne approfitteranno”. Il quotidiano romano cita anche Carlo Palermo del principale sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao: “Non siamo contrari al fatto che chi ha la possibilità di andarsene, grazie alla eventuale nuova legge, lo faccia. Se un collega vuole lasciare per motivi personali o professionali va bene. Il punto è che il sistema sanitario deve rispondere, avviando subito un piano di assunzioni”. Difficile comunque trovare giovani con cui sostituire i pensionandi: “Il mestiere è sempre più duro e sta diventando troppo pericoloso. Il contenzioso medico legale, cioè le cause da parte dei pazienti o delle loro famiglie, è in aumento. Il lavoro quotidiano è molto usurante, con colleghi che si trovano a fare le guardie anche oltre i 60 anni. In più ci sono poche prospettive di carriera”, spiega Marini.
IL “MIX” DI BLOCCHI DEL GOVERNO LEGA-M5S
Allo studio per i diversi cambiamenti che la Manovra economica sosterrà arrivando al Senato, la Lega prosegue nel tentativo di “accordarsi” con l’alleato di Governo sul tema delicato delle pensioni d’oro. Secondo quanto riporta il Sole 24, la soluzione per il taglio con “paletta verde” da Palazzo Chigi potrebbe avvenire “su più vie”: «Si lavora da una parte al blocco degli adeguamenti per gli assegni alti – fino ai 150mila euro lordi – e si prevedono invece tagli fino al 40%, per le somme che superano questa soglia», scrivono i colleghi del Sole in attesa che l’emendamento specifico possa arrivare in Senato nei prossimi giorni. Salvini aveva “alzato l’asticella” questo pomeriggio parlando dalla Annunziata ma il M5s pare non aver particolarmente gradito: la classica “via di mezzo” potrebbe essere l’accordo tra i gialloverdi, con blocco negli scatti nelle prime fasce e in aggiunta anche il taglio con “varie” percentuali per le fasce molto alte. (agg. di Niccolò Magnani)
SALVINI “AVVISA” DI MAIO: “BLOCCARE L’ADEGUAMENTO SOPRA I 5MILA EURO”
Intervenendo a “In mezz’ora in più” negli studi di Rai 3 con Lucia Annunziata, Matteo Salvini ha voluto mandare un “messaggio” al M5s (l’ennesimo, dopo la lunga giornata in Piazza del Popolo ieri a Roma) questa volta sul fronte pensioni: «Bloccare l’adeguamento alle pensioni exra-ricche almeno dai 5 mila euro in su. La via più giusta è bloccare adeguamento a pensione alte non coperte dai contributi; una pensione da 2,500 euro non è alta», spiega il Ministro degli Interni e leader di una delle due forze di Governo. Dopo l’annuncio fatto da Di Maio negli scorsi giorni sul taglio del 40% sulle pensioni d’oro, Salvini ha aggiunto «Il taglio delle pensioni è un simbolo, è un segno di equità sociale e di giustizia». Rispondendo poi alla “provocazione” della Annunziata sulla possibilità di una patrimoniale che il Governo potrebbe inserire per far quadrare i conti sulla delicata Manovra di Bilancio in corso di votazione: «Gli italiani sono dei risparmiatori incredibili: io non vorrei che qualcuno voglia mettere mano sul risparmio e le case degli italiani mettendo una patrimoniale». (agg. di Niccolò Magnani)
I LAVORATORI PIÙ TARDI IN PENSIONE DAL 2019
In attesa che la Quota 100 spicchi al volo nella prossima Legge di Bilancio, dal 1 gennaio come noto l’Inps ha annunciato un aumento delle stime per l’aspettative di vita degli italiani (5 mesi in più, secondo i dati Istat): per questo motivo anche le pensioni devono adeguarsi, ma mentre si prova a capire come e che forma prenderà la riforma che “sostituirà” in parte la Fornero, occorre segnalare tutti i decisi cambiamenti per le diverse modalità di uscita dal lavoro. La pensione “normale”, ovvero quella di vecchiaia passa da 66 anni e 7 mesi, a 67 anni per tutti, con l’anzianità contributiva sempre pari a 20 anni; la pensione di vecchiaia contributiva invece passa a 71 anni di età, mentre quella anticipata contributiva sfonda quota 64 anni, in attesa della riforma messa a punto dalla Lega. La pensione anticipata per gli uomini invece sale a 43 anni e 3 mesi, mentre per le donne sarà 42 anni e 3 mesi: infine, la Quota 41 dei lavoratori precoci passa a 41 anni e 5 mesi di anzianità contributiva. Ovviamente tutti questi cambiamenti danno un aggiornamento anche all’Ape Volontario che non potrà essere richiesto prima del compimento di 63 anni e 3 mesi, sempre fonte Inps. (agg. di Niccolò Magnani)
QUOTA 100: SI PUÒ GIÀ PRESENTARE DOMANDA?
In tanti si chiedono se entro l’imminente 12 dicembre – scadenza per presentare le domande di pensioni per i lavoratori italiani “in uscita” – si possa già compilare l’istanza per la Quota 100 anche se la legge al momento non è stata approvata. Ebbene, come giustamente replica ad un insegnante con la medesima domanda il portale di Orizzonte Scuola, tanto i sindacati quanto lo stesso Ministero del Lavoro non prevedono al momento la possibilità di presentare domanda per la Quota 100 fino a che la riforma non verrà confermata, votata e soprattutto “riempita” dei dettagli operativi che faranno capire i “paletti” di questa prima “revisione forte” della riforma delle pensioni vigente (la ormai celebre Legge Fornero, ndr). Quello che è certo, le istanze da presentare entro e non oltre la data di scadenza del 12 dicembre 2018 sono: trattenimento in servizio oltre il limite di età ai fini della maturazione del requisito minimo di anzianità; cessazione dal servizio per accedere al trattamento pensionistico; trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale con contestuale attribuzione del trattamento di pensione; contributiva o per la partecipazione ai riconosciuti progetti didattici internazionali; revoca delle suddette domande, se già presentate, sempre come riporta Orizzonte Scuola. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DURIGON
Ospite dell’Approfondimento di Cesare Damiano, in onda su ReteSole, Claudio Durigon ha confermato che il Governo, con la riforma delle pensioni che sta mettendo a punto, intende prorogare l’Ape social. Ma non solo: l’obiettivo è quello di “rendere sostenibile la Quota 41”. In che modo? Facendola precedere da un triennio di Quota 100, in modo così da non avere una vasta platea di potenziali beneficiari. Il sottosegretario al Lavoro ha anche specificato che la Quota 100 resterebbe in vigore, come ora resta in vigore l’Ape social, ma per alcune categorie. L’idea di fondo è quella quindi di non diminuire le possibilità di pensionamento oggi esistenti, ma anzi di aumentarle. Cosa che quindi accadrà anche tra tre anni, quando verrà introdotta Quota 41, di modo che possa andare in pensione anche chi non è arrivato a versare 41 anni di contributi, senza necessariamente attendere di avere almeno 67 anni di età.
Damiano non ha nascosto qualche perplessità sulla possibilità che le risorse stanziate bastino per tutti gli interventi annunciati, ma si è detto anche soddisfatto per il fatto che è stata accolta la sua richiesta di prorogare l’Ape social. Durigon ha anche confermato la volontà di prorogare l’Opzione donna, anche se l’età richiesta per l’accesso verrà portata a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni per quelle autonome. Per quanto concerne invece la nona salvaguardia degli esodati, ha fatto sapere che è stato chiesto all’Inps di quantificare la platea dei potenziali beneficiari. E si è detto anche convinto che buona parte di essi potrebbe usufruire della Quota 100. Ha in ogni caso spiegato che non è più possibile pensare che gli esodati possano andare in pensione con le norme previgenti la Legge Fornero.