I sindacati nazionali hanno firmato, anche Confsal all’ultimo ha deciso di unirsi alla prima conclusione di rinnovo dei contratti statali (per il comparto Entri Centrali), mentre per Cgs e Usb la strada scelta è quella già annunciata nei mesi scorsi. «Non abbiamo firmato il contratto perché non dava risposte dopo otto anni di blocco e prevede una norma anti-democratica che mette fuori i sindacati che non firmano della contrattazione di secondo livello», spiega Daniela Mencarelli della Usb-Pubblico Impiego. Non solo, hanno annunciato contro l’Aran ulteriori ricorsi per provare a cambiare in corsa le regole della riforma Pa siglata in Manovra. «È un contratto che non riconosce il merito ai dipendenti pubblici, ma l’abbiamo firmato anche noi, poiché i non firmatari non possono partecipare alle trattative sui luoghi di lavoro», spiega Claudia Ratti di Confintesa Funzione Pubblica (Cisal) distanziandosi dunque da Usb dopo che nei mesi scorsi facevano fronte “comune” contro le proposte del governo centrale. Lapidario il commento della Cgs-Flp sul nuovo contratto degli statali: «è un brutto, brutto contratto».
SANITÀ, SINDACATI CONVOCATI IN ARAN IL 20 FEBBRAIO
Ieri l’Aran ha mandato ufficiale convocazione ai sindacati del comparto Sanità della Pubblica Amministrazione per provvedere ad un altro capitolo di rinnovo dei contratti statali: Enti Locali e appunto Sanità sono gli ultimi due, ostici, capitoli di rinnovo per il Governo dopo gli importanti passi avanti fatti nelle ultime settimane “convulse” di firme sui contratti nazionali dei vari comparti della Pubblica Amministrazione. «L’Aran ha convocato per il 20 febbraio alle ore 10 le organizzazioni sindacali della dirigenza medica veterinaria e sanitaria per aprire il tavolo delle trattative finalizzato al rinnovo del contratto collettivo nazionale di categoria», spiega Andrea Filippi, segretario nazionale di Fp Cgil medici e dirigenti che poi aggiunge all’Ansa, «Vengono meno i presupposti per lo sciopero programmato per il 23 febbraio», che avrebbe dovuto bloccare per una giornata intera servizi medici e infermieristici di tutta Italia. «Per la Cgil, questo passo costituisce un motivo per revocare lo sciopero del 23 febbraio. Questa sarà la posizione che porteremo il 15 data in cui si terrà l’Intersindacale Medica a cui spetta l’ultima parola. Riteniamo positivo il fatto – conclude ancora Filippi – che al tavolo del 20 siano state convocate anche le regioni, dalle quali ci aspettiamo chiarezza sulle risorse economiche». Non tutti i sindacati sono ovviamente d’accordo con la Cgil e si prospetta un’altra battaglia-maratona come per la Scuola e le Forze di Polizia degli scorsi giorni.
AUMENTI PER POLIZIA E VIGILI DEL FUOCO
La notizia della firma sul contratto nazionale di due giorni fa è importante sotto due ordini di profilo: da un lato è il primo sì, finalmente, avvenuto nella Pubblica Amministrazione dopo la riforma Madia e i nove anni di “promesse” dei vari governi di alzare gli stipendi e rinnovare i contratti. Si è iniziato con i comparti centrali, i dipendenti dei ministeri, le agenzie fiscali, l’Inail e l’Inps, che da marzo vedranno l’aumento stipendiale (e da fine febbraio invece il pagamento degli arretrati). In secondo luogo, la firma all’Aran dà una sorta di punto di svolta anche per gli altri comparti Pa; sia per quelli che hanno già firmato l’accordo di massima (Scuola, Vigili del Fuoco e Polizia) e anche per quelli che invece vedono altre difficoltà sul cammino di rinnovo (Enti Locali e Sanità). Nelle prossime settimane, anche sfruttando l’effetto “elezioni” con il Governo al lavoro per garantire tutti gli aumenti, saranno affrontati i vari aspetti del rinnovo contrattuale negli altri comparti della Pubblica Amministrazione. E allora si avranno le definitive conferme sugli aumenti a regime degli stipendi per la Sicurezza e Difesa: 125 euro circa al mese per le forze armate, 136 euro per la Guardia di finanza, 134 per i Carabinieri, 132 euro per la Polizia di Stato e 126 per la Polizia Penitenziaria.
Per quanto riguarda invece i Vigili del Fuoco, l’aumento degli stipendi – per come è stato confermato dalla firma in Aran la scorsa settimana – sarà di circa 84 euro mensili in media. Come però sottolinea il focus Agi sui rinnovi tra i VVFF, le cifre possono arrivare fino a questi limiti: «Dall’insieme delle misure economiche deriveranno a regime per il personale non direttivo e non dirigente benefici medi mensili di oltre 257 euro lordo dipendente (da un minimo di 167 ad un massimo di 407 euro). Per il personale direttivo e dirigente sono previsti, a regime, incrementi medi mensili lordi pari rispettivamente a 355 euro (con una ‘forbice’ che va da 201 a 437 euro) e a 417 euro (con una ‘forchetta’ che va da 411 a 493 euro)».