BONINO: CANCELLARE LA LEGGE FORNERO È DA IRRESPONSABILI

Elsa Fornero aveva dichiarato nelle scorse settimane che probabilmente avrebbe votato +Europa alle prossime elezioni politiche. Emma Bonino, non certo per ricambiare questa sorta di endorsement, ha detto che dal suo punto di vista la Legge Fornero non si può modificare, ma tuttalpiù modificare. Ospite del Forum Ansa-Facebook in vista del voto del 4 marzo, l’ex ministra ha spiegato che “per capire la legge Fornero si deve tornare al contesto in cui fu fatta. Come tutte le leggi la puoi modificare, anche se chi ne chiede l’abolizione vorrei sapere dove trova le risorse. Ciò non toglie che non possa essere limata, ma i lavori usuranti sono stati già tolti e la speranza di vita è di 80 anni. Bisogna che tutto stia in equilibrio”. Bonino ha aggiunto che le pensioni costano 260 miliardi, “due volte il bilancio Ue. Chiederne l’ abrogazione è irresponsabile”.



SERRACCHIANI: RIADATTARE IL SISTEMA DELLA FORNERO

Debora Serracchiani ribadisce quella che sembra essere la posizione del Partito democratico riguardo la riforma delle pensioni. “Non sono tra quelli che si candidano ad abolire la legge Fornero, perché so che sarebbe costosissimo e perché non voglio fare l’errore che hanno fatto quelli che mi hanno preceduto, cioè di caricare tutto quello che veniva addosso alle generazioni successive, alle generazioni che venivano dopo, senza preoccuparsi del sistema pensionistico”, ha detto la Presidente del Friuli-Venezia Giulia partecipando a un Forum all’Ansa. La candidata dem alla Camera ha quindi spiegato che la sua idea è quella di “riadattare il sistema della Fornero a quelle che possono essere distorsioni che il sistema ha, ad esempio a lavorare sulla possibilità di uscire dal mercato del lavoro prima dei 67 anni e a quali condizioni”. Dal suo punto di vista andrebbe poi rivista la tabella che individua i lavori usuranti.



BERLUSCONI PROMUOVE L’ETÀ PENSIONABILE A 67 ANNI

Nel centrodestra sembra in vista un nuovo scontro tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini riguardante le pensioni. Il Presidente di Forza Italia ha infatti detto che è bene che l’età pensionabile sia cresciuta a 67 in base alla speranza di vita e che ci sia questo meccanismo di adeguamento automatico, visto che diversamente i conti della spesa pensionistica rischierebbero di andare fuori controllo. Secondo quanto riporta l’Huffington Post, queste dichiarazioni sono state rilasciate dinanzi alla platea di Assolombarda, il cui Presidente Carlo Bonomi aveva espresso preoccupazione per la volontà della Lega di cancellare la Legge Fornero. Il partito di Salvini, come noto, ha espresso in diverse occasioni la propria contrarietà all’innalzamento dei requisiti pensionistici, anche se i suoi avversari hanno evidenziato che è stato l’allora governo di centrodestra a varare il meccanismo di adeguamento ora contestato.



UPB SEGNALA L’IMPORTANZA DELLA LEGGE FORNERO

In piena campagna elettorale l’Ufficio parlamentare di bilancio evidenzia che in caso di revisioni del sistema previdenziale prive di copertura finanziaria, la sostenibilità della spesa pensionistica potrebbe essere messa rischio. Nel Focus su “Situazione e prospettive della finanza pubblica italiana” si segnala in particolare l’importanza della Legge Fornero, che consente dei risparmi in prospettiva molto importanti, tanto più considerando che la spesa pensionistica in rapporto al Pil è a livelli superiori a quelli di altri paesi europei e dovrebbe crescere ulteriormente. Dunque se si intervenisse sul sistema attuale si rischierebbe di creare un problema contabile di non poco conto. L’Upb rafforza quindi una linea già emersa nelle scorse settimane, ma che non sembra aver mutato l’atteggiamento dei partiti. Chi promette interventi sulle pensioni dice infatti di aver individuato anche le necessarie coperture finanziarie.

I DETTAGLI MANCANTI SULLE PROPOSTE PER LE DONNE

La campagna elettorale prosegue e le promesse dei partiti non mancano. Orietta Armiliato fa presente che sul tema previdenza femminile c’è chi parla di Opzione donna, ma senza fornire dettagli particolari. “L’unica definizione (comunque non chiara) ci è arrivata dal Pd con alcune agenzie rilasciate da Cesare Damiano che fa intendere un impegno a fare in modo che, se esistenti, si possano utilizzare le eccedenze derivanti dal fondo costituito per coprirne l’utilizzo delle aventi diritto”, scrive Armiliato sulla pagina Facebook del Comitato opzione donna social, aggiungendo che questa sembrerebbe “l’unica strada percorribile per riattivare in una qualche maniera la misura, non certo considerando di superare l’insuperabile esercizio del diritto soggettivo che la norma porta con sé così come da leggi vigenti, ma unicamente chiedendo una revisione ed una conseguente attualizzazione del calcolo iniziale che, alla luce dei dati che potrebbero emergere, potrebbero essere reimpiegati per una estensione dell’istituto”. Una soluzione che il Cods aveva suggerito tempo addietro, anche se in grado di far accedere alla pensione poche persone.

LA CERTEZZA DI RUSSO (FI) SULLE PENSIONI MINIME

In un’intervista all’agenzia Dire, Paolo Russo, deputato di Forza Italia e candidato alla Camera in Campania, si dice sicuro che il suo partito prenderà più voti della Lega e che la coalizione di centrodestra uscirà vincitrice dalle urne. “Noi abbiamo sottoscritto un programma e ci atteniamo a quello: nel nostro programma c’è anche scritto che chi prende un voto in più guida il processo. E ovviamente sarà Berlusconi a guidarlo”, spiega Russo, evidenziando poi che Forza Italia vuole rendere il Paese normale “partendo da alcune questioni centrali: pagare meno tasse in modo tale che tutti le possano pagare e la flat tax consente questo. Poi le pensioni minime che nei Paesi moderni vengono alzate dai governi di sinistra. In Italia l’ultimo aumento delle pensioni minime lo ha fatto Berlusconi e ora si assume l’impegno una volta al governo di portarle a 1000 euro”.

LA PETIZIONE SUI VITALIZI DEI POLITICI

Il Fatto Quotidiano ha deciso di dare vita a una petizione online indirizzata ai partiti che si presentano alle elezioni politiche del 4 marzo, per chiedere loro un intervento sui vitalizi dei politici. “Vero che a partire dal 2012 il sistema è stato riformato. E il vecchio sistema di calcolo dei vitalizi è stato rimpiazzato dal contributivo. Ciononostante, il trattamento dei rappresentanti del popolo continua a presentare elementi di smaccato favore rispetto a quello riservato ai normali lavoratori. A cominciare dall’età pensionabile”, si legge nel testo della petizione, dove si ricorda che ci sono ex parlamentari che intascano assegni di circa 2.000 euro netti al mese pur essendo stati pochi giorni in carica o non avendo nemmeno messo piede in aula. Inoltre, ci sono differenti requisiti pensionistici tra un parlamentare e un normale cittadino.

“Per esempio gli eletti per la prima volta nel 2013, considerando il fatto che la legislatura è durata 4 anni 6 mesi e un giorno, con 5 anni di contributi versati, il 15 settembre 2017 hanno maturato a 65 anni il diritto ad una pensione di circa mille euro. Chi sarà eletto anche per un secondo mandato, con 10 anni di contributi, potrà iniziare a percepire l’assegno previdenziale addirittura a 60 anni”. Questo quando per i normali cittadini l’età pensionabile l’anno prossimo salirà a 67 anni. La petizione si chiude con la proposta di ricalcolare tutti i vitalizi in essere con il sistema contributivo, elevare il limite d’età per la percezione dell’assegno e introdurre un tetto massimo al vitalizio di 5.000 euro lordi al mese.

LA RICHIESTA AL PD PER GLI ESODATI SENZA SALVAGUARDIA

Cesare Damiano ha ricordato che tra le misure pensionistiche che bisognerebbe varare nella prossima legislatura c’è anche la nona salvaguardia degli esodati. Ci sono infatti ancora persone che non hanno avuto la possibilità di accedere all’ottavo provvedimento che, si diceva, sarebbe dovuto essere l’ultimo. Elide Alboni, amministratrice del Comitato esodati licenziati e cessati, apprezza la coerenza dell’ex ministro del Lavoro, che è stato tra i parlamentari che più si è battuto per l’approvazione delle precedenti salvaguardie. La stessa coerenza e determinazione Alboni la chiede a “ogni altro politico del Pd, perché é dovere di tutti chiudere con equità la vergognosa pagina degli esodati antefornero che ne vede ancora ~ 6000 esclusi dopo 6 anni”. Vedremo se la nona salvaguardia degli esodati diventerà un obiettivo di tutto il Partito democratico o solamente di alcuni suoi esponenti.