Più o meno un mese fa, quando iniziava la campagna elettorale dei partiti verso le elezioni del 4 marzo, si faceva più vivo il dibattito intorno all’ipotesi di salario minimo: non solo Matteo Renzi e il Pd a favore della misura, ma anche la stessa Lega di Salvini e, anche, Berlusconi. Parallelamente, si ravvivava la discussione tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil circa quell’accordo che la Parti chiamano “generale”, tradizionalmente volto a regolare e definire assetti e politiche contrattuali.



Le Parti sono da tempo d’accordo sui contenuti di questa intesa che, per quanto non rappresenti una svolta epocale, al sistema fa comunque bene. Resta per il momento, tuttavia, un documento di cui da prima di Natale qualcuno dice “a giorni le firme”. Circa i contenuti dell’intesa, sul piano degli assetti contrattuali l’accordo generale avrà poco da dire visto che i contratti di settore si sono quasi tutti rinnovati. Ci sono tuttavia altri aspetti su cui le confederazioni possono svolgere un ruolo di regia importantissimo. Vedi il problema enorme dei quasi 900 contratti nazionali depositati al Cnel, di cui solo 300 sono firmati da Cgil, Cisl e Uil e di cui quasi la metà presentano minimi retributivi inferiori del 30%. Questo è ciò che spinge la politica verso il salario minimo.



Le Parti tuttavia non amano l’invasione di campo del legislatore e preferiscono la loro autonomia. Questo è fondamentalmente ciò che oggi spingerebbe le confederazioni alle firme, seppur con qualche ritardo: si prevede di trovare insieme al Cnel una soluzione che il Parlamento possa recepire.

Chi invece sembra giocare d’anticipo è ancora una volta la categoria dei chimici. Come noto, circa una settimana fa Farmindustria, Federchimica e organizzazioni Sindacali (Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil) hanno firmato un avviso comune per favorire, attraverso l’istituzione di un fondo bilaterale di solidarietà (detto Tris), l’ingresso nel mondo del lavoro di molti giovani garantendo ricambio generazionale e invecchiamento attivo dei lavoratori. Si tratta di una misura prima in Italia per il suo genere che – come già ampiamente riportato – prevede prestazioni cumulabili tra loro e riguardanti tutti i lavoratori, compresi i dirigenti, al fine di: erogare un assegno straordinario per il sostegno al reddito ai lavoratori che raggiungano i requisiti previsti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato nei successivi cinque anni; assicurare ai lavoratori prestazioni ulteriori, rispetto a quelle previste dalla legge, in caso di cessazione volontaria del rapporto di lavoro; contribuire al finanziamento di programmi formativi di riconversione o riqualificazione professionale.



La novità introdotta dai chimici ancora una volta ci indica quanto importante sia il ruolo di chi contratta e quanta capacità abbiano le stesse federazioni di categoria di fare vere e proprie politiche del lavoro. Da tempo si insiste sulla centralità della persona: sono questi gli interventi che rispondono a tale richiamo che, in verità, è pratica tradizionalmente consolidata nel settore chimico. L’attenzione che il comparto ha sempre riconosciuto ai lavoratori si evince anche dalle ottime relazioni sindacali che lo rendono da sempre un terreno di innovazione e di sperimentazione.

Facile pensare che la recente misura Tris avrà fortuna nel sistema delle relazioni industriali.

Twitter: @sabella_thinkin