Contrordine! Il contratto della Sanità è stato firmato, con una pre-sigla che di fatto formalizza il prossimo accordo tra sindacati, Aran e Pubblica Amministrazione dopo che nelle ultime ore sembrava che il blitz potesse fallire. Dopo le amministrazioni centrali e gli enti locali, si completa un altro tassello del rinnovo dei contratti della Pubblica Amministrazione, fermo da quasi 10 anni: «Firmato #contratto sanità. Grazie a tutti coloro che ogni giorno si occupano della nostra salute. Concluso un percorso a cui stiamo lavorando da quattro anni: il rinnovo del contratto, fermo da quasi 10 anni, di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici», ha scritto la Madia informando del accordo per medici, infermieri, Oss e in generale dipendenti del comparto Sanità della Pa. Un primissimo commento arrivato dalla Fp Cgil, l’intesa di fatto rende nuovi gli aumenti fino a a 95 euro mensili e gli arretrati del 2016 e 2017. Inoltre a brevissimo «ripartirà la contrattazione per il trattamento accessorio», spiega il sindacato Sanità della Cgil.
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ANCORA OSTACOLI SULLA SANITÀ
La trattativa è sempre più serrata e il comparto della Sanità per vedere il rinnovo dei contratti statali potrebbe non vedere una trattativa “lampo” come le precedenti viste in queste prime settimane del 2018. Lo conferma il segretario generale della Fsi-Usae durante una pausa del negoziato in Aran con la Pubblica Amministrazione. «Una trattativa serrata di dodici ore e ancora non ci sono certezze rispetto alle risorse in campo e a come saranno distribuite», si legge dalle parole di Adamo Bonazzi, che poi precisa ancora in una nota come quasi tutti i nodi sono presenti nella parte normativa. «Abbiamo dovuto pesantemente stigmatizzare il modo di procedere dell’agenzia che ha cercato di introdurre norme contrattuali analoghe a quelle già inserite nel contratto degli statali delle Funzioni Centrali; norme che non hanno alcuna attinenza con le peculiarità tipiche del comparto della sanità», ha sottolineato il segretario Fsi-Usae.
RINNOVO ENTI LOCALI, ECCO COSA CAMBIA
Con la sigla raggiunta nella notte tra il 20 e il 21 febbraio scorso, i contratti dei lavoratori statali del comparto Enti Locali ottengono quel tanto sospirato aumento stipendiale e adeguamento operativo previsto dalla Riforma Madia ma finora ancora non raggiunto. Mentre qui entriamo nel dettaglio di cosa è successo e quali sono i sostanziali cambiamenti normativi, di seguito proviamo a sintetizzare la mole di novità per un contratto che interessa circa 500mila dipendenti del Pubblico Impiego da oggi con un aumento medio di 85 euro. Intanto, le risorse per il trattamento economico delle posizioni organizzative vengono riportate, anche per i Comuni con dirigenza, all’interno del bilancio degli enti. In questo modo cresce l’autonomia gestionale, secondo il giudizio dell’ANCI (sindaci italiani): «si riduce la frammentazione delle indennità, con l’accorpamento di rischio, disagio e maneggio valori, e gli importi vengono conseguentemente aggiornati. Come chiesto dal Comitato di settore, viene valorizzato il personale della polizia locale cui è dedicata un’apposita sezione contrattuale, con una specifica indennità legata alla professionalità degli agenti, con riferimento sia alla responsabilità del grado rivestito che alle mansioni legate ai servizi operativi», spiega la nota entusiasta di Enzo Decaro, presidente ANCI. Da ultimo, il nuovo contratto pubblico per le Funzioni Locali prevede di risolvere alcuni problemi sulle figure apicali nei Comuni di minori dimensione tra territorio e popolazione, «chiarendo la possibilità di conferire gli incarichi di posizione organizzativa anche al personale appartenente alla categoria C».