IL PROGRAMMA DI FRATELLI D’ITALIA
Sulla sua pagina Facebook, Walter Rizzetto ha pubblicato un volantino che riassume i punti qualificanti del programma di Fratelli d’Italia, compatibile ovviamente con quello del centrodestra che era stato presentato da Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Leggiamo così che in tema di pensioni FdI propone lo smantellamento della Legge Fornero, la flessibilità in uscita, Opzione donna, la Quota 41 per i lavoratori precoci, la definitiva salvaguardia degli esodati, la possibilità di gestire i propri versamenti contributivi e una profonda analisi sull’utilità delle casse professionali. Si tratta di istanze che, per la maggior parte, sono state portate avanti nell’ultima legislatura proprio dallo stesso Rizzetto, anche in qualità di membro della commissione Lavoro della Camera. Istanze rese concrete in emendamenti e proposte di legge che non hanno avuto strada libera.
BRUNETTA: LA LEGGE FORNERO LA CANCELLIAMO
Renato Brunetta sembra voler dare ragione a Matteo Salvini circa il programma elettorale del centrodestra. “La legge Fornero la cancelliamo, è una cattiva legge che ha prodotto guasti inenarrabili. Le leggi soprattutto quelle che riguardano i pensionati devono essere sì sostenibili dal punto di vista finanziario, ma devono essere sostenibili anche dal punto di vista sociale, la Fornero non lo è”, ha infatti detto l’ex ministro durante una manifestazione elettorale a Padova. Secondo quanto riporta Adnkronos, Brunetta ha anche spiegato che le coperture per questo tipo di intervento “ci sono tutte” e che ci sono le risorse anche per la flat tax. Di certo nei prossimi giorni non mancheranno altre dichiarazioni da parte degli esponenti di centrodestra sulla Legge Fornero. In questo modo diventerà forse più chiaro qual è la posizione della coalizione sul tema, viste le recenti parole di Silvio Berlusconi più orientate a parlare di modifica della Legge Fornero più che di una sua abrogazione.
LA QUOTA 41,5 DI BRAMBILLA
Nel Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano del Centro studi di Itinerari previdenziali si legge che “l’indicizzazione dell’età di pensionamento resta requisito irrinunciabile per l’equilibrio del sistema”, ma andrebbe affiancato dalla “reintroduzione di elementi di flessibilità in uscita”. In questo senso, secondo quanto riporta Milano Finanza, il Presidente del Centro Studi, Alberto Brambilla, ha dato delle indicazioni su cosa si potrebbe concretamente fare: “Si dovrebbe in prima battuta sganciare l’anzianità contributiva dall’aspettativa di vita, caratteristica tutta italiana introdotta dalla riforma Fornero, prevedendo un massimo di 41 anni e mezzo di contribuzione (di cui non più di 3 di tipo figurativo) e un’età minima pari a 63 anni”. Qualcosa di diverso, quindi, dalla Quota 41, ma comunque in grado di anticipare la pensione per diversi lavoratori.
SCIOPERO DEI VIGILI DEL FUOCO USB
I Vigili del fuoco aderenti all’Usb hanno deciso di scioperare, nella giornata di oggi, limitatamente alla mattinata per il personale operativo turnista e i servizi di caserma, perché si sentono trattati come cittadini di serie B. La richiesta è quella di aumenti salariali adeguati al costo della vita, la tutela dell’assicurazione Inail per gli infortuni sul lavoro e pensioni di anzianità corrispondenti al tipo di lavoro usurante che svolgono. “Rischiamo la pelle, ma ci danno uno stipendio da fame. Prima ci chiamano eroi poi ci trattano come lavoratori di serie B”, dicono dall’Usb che ha rifiutato di firmare il rinnovo contrattuale di categoria, un “accordo sindacale per il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco che offende la categoria. Noi di Usb non abbiamo accettato e non abbiamo firmiamo un ricatto in odore di vera ‘marchetta elettorale’: i lavoratori vanno rispettati”.
IL RAPPORTO DI ITINERARI PREVIDENZIALI
Ancora una volta il Centro Studi di Itinerari Previdenziali mette in evidenza come sia forte il peso della spesa assistenziale sul welfare italiano. Un peso decisamente più preoccupante di quello della sola spesa pensionistica, su cui non mancano gli allarmi in questi giorni per via delle promesse elettorali. Nel Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano viene spiegato che, sommando gli assegni pensionistici a quelli di tipo assistenziale, di fatto in Italia ogni famiglia può contare sull’erogazione di una prestazione. Se poi il numero di pensionati è diminuito fortemente negli ultimi anni, circa la metà di loro gode comunque di una prestazione assistenziale. E così su 830 miliardi di euro di spesa pubblica, 452 finiscono a finanziare pensioni, assistenza e sanità. Tale spesa in rapporto alle entrate è pari al 57,32%, un livello più alto di quello della Svezia.
Ecco perché per Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi, la soluzione è quella di separare la spesa assistenziale e quella previdenziale, di modo che divenga chiaro a tutti che la spesa pensionistica è in linea con quella del resto d’Europa. Una richiesta che è stata avanzata anche dai sindacati nel confronto che c’è stato con il Governo. Il Secolo XIX riporta le dichiarazioni di Marco Leonardi secondo cui riclassificare le uscite non è operazione semplice. Un altro consigliere economico di palazzo Chigi, Stefano Patriarca, contesta invece i conti fatti dal Rapporto, spiegando che a suo modo di vedere i calcoli sui costi dell’assistenza sono sovrastimati.
GLI AUMENTI IN ARRIVO PER GLI STATALI
Il rinnovo del contratto degli statali porterà anche a un aumento della pensione e del Trattamento di fine servizio. Lo ricorda laleggepertutti.it, evidenziando che “chi si è pensionato dal 1° gennaio 2016, grazie al rinnovo dei contratti statali ha un aumento della pensione, in quanto viene aggiornata la base pensionabile sulla quale si calcola il trattamento. Oltre all’aumento della pensione, l’incremento dello stipendio dei dipendenti pubblici determina anche l’aumento della buonuscita, o Trattamento di fine servizio, in quanto il suo ammontare è calcolato sulla base dell’ultima retribuzione: rispetto alla pensione, però, l’incremento della buonuscita sarà più leggero”. Questo importante ritocco all’insù riguarderà non solo chi è già in pensione, ma anche i futuri pensionati, specie quelli che sono in procinto di andare in quiescenza.