Ieri si è tenuto uno sciopero generale in tutte le aziende e industrie del Veneto dopo l’ennesima morte sul lavoro – un gravissimo incidente occorso all’acciaieria Aso di Vallese (Verona) lo scorso mercoledì 31 gennaio – per un dipendente 40enne durante il proprio orario di lavoro. All’interno della complessa di rinnovo dei contratti statali è prevista ovviamente anche una maggiore attenzione alla tematica della sicurezza, per volere tanto del Governo quanto degli stessi sindacati. Le aziende venete però hanno lamentato una eccessiva lentezza di questa stagione “innovativa” che ponga fine a molti problemi annosi per gli operai e in generale tutti i dipendenti non solo della Pubblica Amministrazione. «Per non minare ancora di più questo eccellente patrimonio di persone, di cittadini, di risorse umane che manifesterà in Veneto, Le chiedo di favorire un procedere celere nella sottoscrizione dei contratti collettivi nazionali di lavoro», aveva scritto ieri il Governatore del Veneto Luca Zaia. In serata è arrivata la risposta, anche piuttosto piccata, del ministro Madia: «Mi fa sorridere perchè il governatore del Veneto Luca Zaia faceva parte del partito che al governo ha bloccato i contratti pubblici. Noi, da quando siamo al governo, prima con Renzi poi con Gentiloni, abbiamo fatto tutto ciò che serviva per sbloccare i contratti, abbiamo cambiato la legge che non consentiva di sbloccare i contratti pubblici, nelle varie leggi di bilancio abbiamo accantonato le risorse che oggi consentono di rinnovare i contratti pubblici».
DOCENTI SCUOLA, “LA FARSA DEL RINNOVO PA”
Un appello a tutto il governo e alla Pubblica Amministrazione per un ultimo sforzo “diplomatico” sui rinnovi dei contratti statali: questo hanno tentato i membri dell’Associazione Nazionale Docenti, partendo dalla durissima critica sulle ultime notizie filtrate dalla bozza Aran – «la farsa del rinnovo del contratto scuola» – e provando però a lanciare un’ultima “mano” verso un accordo sempre più complesso. «Il rinnovo del contratto avrebbe potuto costituire la grande occasione per le organizzazioni sindacali firmatarie, di riconquistare la fiducia dei docenti, dopo il basso profilo, le ambiguità se non addirittura l’accondiscendenza, verso scelte di politica scolastica che stanno mettendo in ginocchio la martoriata scuola italiana», si legge nel lungo comunicato pubblicato su Orizzonte Scuola. «Alle organizzazioni sindacali rivolgiamo l’appello, di fermarsi, ancora possono farlo, e di avviare una vera consultazione con tutta la categoria su ogni proposta che provenga dal Governo, anzi di farsi esse stesse promotrici di una proposta discussa e condivisa con tutta la categoria», termina l’Associazione Nazionale Docenti, dopo aver presentato la carrellata di “beffe” e critiche all’ultima bozza di rinnovo del Comparto Scuola (ecco qui il testo integrale).
BONUS MERITO E NIENTE AUMENTI A PIOGGIA
Una nuova indiscrezione rilasciata la scorsa settimana dal Messaggero allarga lo scenario dello scontro tra il mondo scuola e il governo Gentiloni: in particolare, il ministro Madia avrebbe inviato all’Aran un documento che aggiorna di fatto l’atto di indirizzo per il comparto Scuola. Le risorse “classiche” vengono confermate – ovvero 1,2milioni di dipendenti con 1,6 miliardi di euro stanziati per gli aumenti – ma si aprono nuove possibilità per altri 200 milioni di euro in entrata. Il negoziato prenderà discussione su questo ultimo punto visto che entrerebbero i soldi destinati al bonus merito: «nella contrattazione entrano anche i riflessi della distribuzione accessoria derivanti dall’attuazione dei sistemi di valutazione definitivi dalla legge 107/2015, cioè il governo è disposto a discutere i criteri di attribuzione dei premi sul merito, ma la loro distribuzione resta in mano ai presidi», scrive il Messaggero. In sostanza, i sindacati e le associazioni di docenti e personale Scuola chiedono un aumento “a pioggia”, mentre il Governo intende aumenti calibrati dal merito e distribuiti non uguali per tutti. Governo e sindacati si sono già scontrati su questo nelle scorse settimane e ora di certo ripartiranno da tale discussione nel tentativo di trovare una quadra, al momento, difficile da vedersi. È invece assai probabile che non entrino nella trattativa i 380 milioni della Carta del docente che almeno per il 2018 non possono essere previsti «visto che, di fatto, sono stati già assegnati ai docenti fin dal settembre scorso».