Il sindacato Usb contesta apertamente – e non da oggi – la scelta del governo di rinnovare in questo modo i contratti statali e anche questa volta, alla vigilia del nuovo tavolo in Aran con gli altri sindacati, espone la sua critica su Orizzonte Scuola. «Per Cgil, Cisl e Uil la priorità non erano i lavoratori, ma riuscire a fare l’ennesima marchetta al Governo e firmare il rinnovo prima delle elezioni politiche. Parliamo dello stesso governo che con il preside-sceriffo, il bonus premiale, l’alternanza scuola-lavoro e i finanziamenti pubblici alle scuole private ha distrutto la scuola pubblica statale, mettendo in moto processi di aziendalizzazione devastanti per la democrazia degli organi collegiali, la dignità professionale e la formazione pubblica», spiega il professore Del Prete di Usb Scuola. Attacco al governo ma anche agli stessi sindacati “complici” di questo rinnovo che rimane ancora in alto mare; l’accusa del sindacato arriva diretta a fine comunicato, e non è per nulla “tenero” con la Pubblica Amministrazione. «La sensazione forte è che si stia assistendo alla replica di quanto accaduto nelle Funzioni Centrali, con una trattativa ferma per mesi, ma con continue indiscrezioni da parte dei giornali e poi chiusa in tre giorni con un pessimo contratto. Se così fosse non potremmo che ripetere quanto già detto in occasione del contratto degli statali: siamo di fronte ad un quadro nel quale le ragioni della trattativa coincidono con interessi estranei ai lavoratori, vero centro del CCNL, che sono ridotti a carne da macello da sacrificare sull’altare della campagna elettorale».
OGGI NUOVO VERTICE IN ARAN SUL RINNOVO SCUOLA
Dopo giorni di incertezze e discussioni “a distanza” arriva finalmente l’ufficialità: da oggi pomeriggio, alle ore 14.30, scatterà in Aran il nuovo vertice tra sindacati e Pa per il rinnovo dei contratti statali nel comparto Scuola. L’Aran ha mandato invito ufficiale alle confederazioni sindacali nazionali (Cgil, Cisl, Uil, Confsal, Cgs) e alle altre organizzazioni sindacali di settore (Flc Cgil, Cisl scuola, Federazione Uil scuola, Snals Confsal, Gilda, Fir Cisl, Movimento Italiano degli Artisti, Contemporanei Abc e Usb). I nodi da affrontare per provare ad arrivare ad una firma – non certo domani, questa è l’unica cosa certa – sono complessi e per molti addirittura insormontabili: questione economica, con l’aumento stipendiale considerato troppo basso e addirittura senza le effettive coperture già per quanto promesso in riforma Madia. Come scrive il Sole 24ore, «per consentire a tutti di arrivare a 80-85 euro gli aumenti non decorreranno dal 1° gennaio 2018 ma dal mese di aprile (per gli statali la decorrenza è il 1° marzo, ma per la scuola ci vorrà un mese in più perchè il numero di stipendi bassi da perequare è molto maggiore)».
Altro punto “nodoso” è di certo il bonus premiale, ovvero la possibilità di contrattare a livello nazionale i criteri per la distribuzione del premio (e questo l’Aran lo avrebbe promesso e garantito); come però osserva La Tecnica della Scuola, «c’è chi sostiene che ci potrebbe essere spazio anche per la contrattazione a livello di istituto. Se così fosse, si tratterebbe certamente di una vittoria importante per i sindacati che fin da più di due anni osteggiano in tutti i modi questa novità della legge 107. Ma forse sarebbe solo una vittoria simbolica, perchè si tratta di capire se per docenti e Ata sarà soddisfacente un contratto che consentirà alle RSU di definire le regole per il bonus ma che di fatto porterà benefici economici molto modesti».
MADIA, “LE RISORSE PER IL RINNOVO CI SONO”
Il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ha confermato ancora una volta che le risorse per rilanciare i contratti statali di tutti i comparti della Pa ci sono e verranno utilizzate a fondo senza alcun passo indietro. «Stiamo lavorando per fare bene questi contratti, ma rivendico che grazie a noi tutti i comparti, tutti i contratti di tutti i dipendenti pubblici, possono essere rinnovati perché ci sono le risorse e le condizioni normative», spiega il Ministro provando a replicare alle tante critiche giunte a Palazzo Vidoni per i ritardi e i nodi ancora tutt’altro che risolti, specie su Sanità e Scuola. Nel frattempo che si attendono novità effettive sulle prossime firme dei sindacati, giunge una conferma sul fronte dirigenti pubblici: la retribuzione complessiva salirà del 3,48% per tutti i 156 mila dirigenti pubblici, con uno scatto stimato nel prossimo triennio a partire dai 120 euro a salire (facendo riferimento solo alla paga base).
ARRETRATI GIÀ A FEBBRAIO?
Il rinnovo per gli statali ancora non arriva, almeno in maniera unitaria per tutti i comparti della Pa: di certo però l’attenzione nelle prossime settimane si concentrerà non solo sull’aumento reale ma sul ritorno effettivo degli arretrati da tempo rivendicati dai lavoratori statali nei propri contratti base. Conto alla rovescia dunque per i cedolini straordinari indirizzati a circa 247mila statali: restano ancora due importanti passaggi da compiere, tra cui l’attestato di regolarità contabile da parte della Corte dei Conti (forse già l’8 febbraio) e poi di certo anche il rito finale della firma in Aran con i sindacati. Quest’ultimo atto però continua a vendersi rinviato proprio per le difficoltà parallele sugli accordi con gli altri comparti e la data di fine febbraio per il concretizzarsi dei cedolini “arretrati” non è ancora definito e certo.