Il 19 marzo del 2002 venne ucciso, sotto casa, il professor Marco Biagi, ispiratore della normativa in materia di mercato del lavoro del Governo Berlusconi di allora che poi, a seguito di questo tragico evento, è stata comunemente, chiamata la “Legge Biagi”. Il percorso per arrivare a questo nuovo impianto regolatorio è stato, peraltro, condiviso e aveva previsto, anche, la stesura di uno “storico” libro bianco sul nostro mercato del lavoro per molti aspetti (ahimè) ancora attuale.



Già allora, ad esempio, si evidenziava come fosse necessario procedere alla costituzione di un sistema di politiche in grado di intervenire in maniera attiva e preventiva, e riformare, profondamente, gli ammortizzatori sociali e gli incentivi all’occupazione. Si immaginava così una piena, e completa, attuazione della riforma dei servizi pubblici all’impiego in tutto il Paese, un’accelerazione nell’introduzione di un sistema informativo del lavoro, la prosecuzione dell’impegno attuale volto a migliorare il sistema di monitoraggio statistico, il necessario miglioramento in termini di efficacia delle politiche attive per il lavoro e l’attuazione, in particolare, di specifiche misure per ridurre l’ampio divario occupazionale tra i generi, anche fissando obiettivi per l’offerta di asili nido e altri servizi di sostegno e il rafforzamento delle azioni per adottare e attuare una (ancora incompiuta) strategia coerente per la formazione continua, stabilendo obiettivi nazionali.



Per ricordare il professore bolognese, come ormai da troppi anni, il ministero del Lavoro e Adapt (Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali fondata dallo stesso Biagi), ha indetto un concorso per titoli per l’attribuzione di due premi, uno per la migliore tesi di laurea e uno per la migliore tesi di dottorato nell’ambito del diritto del lavoro e delle relazioni industriali. I premi saranno, come sempre, attribuiti alle tesi più originali e innovative nell’ambito del diritto del lavoro e sulle relazioni industriali sulla base di criteri quali l’originalità e rilevanza del tema trattato e l’utilizzo del metodo comparato.



L’iniziativa è auspicabile serva non solo a ricordare il professor Biagi, ma per riflettere sull’attualità, e modernità, del suo pensiero anche rispetto alle grandi sfide del lavoro di oggi. Un pensiero quello di Biagi, trasversale e riformista, che sarebbe, probabilmente, utile anche oggi per analizzare, con serenità, le diverse proposte dei partiti in questa lunga, e difficile, campagna elettorale che stiamo vivendo e che ha, necessariamente, il lavoro tra i temi principali.