MONTI: LEGGE FORNERO ANDAVA FATTA

Mario Monti è stato intervistato da euronews, anche per commentare lo stallo politico italiano dopo le elezioni del 4 marzo. Vista l’affermazione di forze politiche che mettono in discussione alcune delle riforme del suo Governo, in particolare quella sulle pensioni, gli è stato chiesto se con il senno di poi ci sarebbe qualcosa che forse si sarebbe potuto evitare di fare. Il Senatore a vita ha evidenziato che non ha certo ripensamenti, perché “è stato fatto quello che andava fatto in una situazione che era profondamente diversa da oggi, di crisi finanziaria acuta. I mercati stimavano al 40% la probabilità di default dello Stato italiano”. Quanto all’ipotesi di un’alleanza tra Lega e Movimento 5 Stelle, l’ex Premier ritiene di non ritenere che sarà questo l’esito delle consultazioni. “Ci sarà più probabilmente un governo di tutti a seguito di un appello del Presidente della Repubblica o qualche altra configurazione”, ha aggiunto.



INPS: COSTI CUMULO SIANO A CARICO DELLE CASSE

Continua a tenere banco lo “scontro” tra Inps e Adepp sul costo delle pratiche per il cumulo contributivo, quantificate in 65 euro. L’Istituto nazionale di previdenza sociale ha diffuso un comunicato stampa per far sapere che ieri il Direttore generale Gabriella di Michele ha incontrato una delegazione del Comitato per il cumulo gratuito guidata dal presidente Marco Nicoletti, accompagnata dal senatore Nunzia Catalfo del Movimento 5 stelle. “L’Inps ritiene che il costo delle pratiche delle pensioni pagate in regime di cumulo ai professionisti che hanno versato contributi sia all’Inps sia alle casse professionali, debba essere sostenuto dagli Enti coinvolti nella liquidazione in misura proporzionale alle rispettive quote di pensione erogate”, è questa la posizione ribadita da di Michele. Si tratta esclusivamente di oneri diretti, cioè spese del personale utilizzato in attività legate alla gestione del pagamento della pensione, per le quali l’Inps non ha ricevuto alcuna copertura dal Governo, perché la norma sul cumulo finanzia solo i maggiori oneri di spesa previdenziale.



IL REPORT DEL FMI

Dal Fondo monetario internazionale arriva un working paper dal titolo “Italy: Toward a Growth-Friendly Fiscal Reform” in cui si evidenzia come la spesa pensionistica italiana, pari al 16% del Pil, sia la seconda più alta in Europa dopo quella della Grecia. Nello studio si sottolinea la necessità di alcuni interventi per diminuire le uscite previdenziali che riducono la spesa pubblica per istruzione e investimenti. Come ricorda Il diario del lavoro, gli economisti di Washington suggeriscono di tagliare la tredicesima alle pensioni calcolate in toto con il sistema retributivo o ricalcolarle con un sistema meno “generoso”. Inoltre, si consiglia una revisione delle pensioni di reversibilità, fissando un’età minima affinché il coniuge vedovo possa usufruirne ed escludendo quindi altri familiari. Il report critica anche la quattordicesima mensilità per le pensioni più basse, evidenziando che sarebbe meglio utilizzare interventi universali di contrasto alla povertà.



CREMASCHI CONTRO LA LEGGE FORNERO

Giorgio Cremaschi è stato ospite nella puntata de L’aria che tira andata in onda venerdì scorso, dove pure era presente in collegamento Elsa Fornero. L’esponente di Potere al popolo ha definito la riforma delle pensioni del 2011 una legge ingiusta e feroce che ha fatto male a milioni di persone, soprattutto donne. Dal suo punto di vista è stato sbagliato ragionare solamente sui numeri, dimenticando le conseguenze di certe scelte sulle persone, specialmente considerando che non tutti i lavori sono uguali. Su questo punto l’ex sindacalista ha avuto anche un battibecco piuttosto acceso con Roberto Bernabei, medico presente in studio, che ha sostenuto che dal punto di vista medico, andare in pensione prima dei 70 anni è un “nonsense biologico”. Parole che hanno fatto molto arrabbiare Cremaschi che ha anche ricordato che le aziende cercano di liberarsi dei lavoratori sopra i 50 anni: dunque come sarebbe possibile lavorare fino a 70 anni, specie in mansioni particolarmente usuranti e faticose?

IL PUNTO DI RIPARTENZA PER IL CODS

Orietta Armiliato invita i membri del Comitato Opzione donna social a “prendere atto che la situazione previdenziale del Paese è quella che oggi conosciamo”. Dunque è da essa che occorre partire per “trovare e mettere in atto soluzioni previdenziali che, più eque, possano soddisfare i bisogni reali delle persone”. “Partendo dal presupposto che sono state necessarie ben due Leggi di Bilancio e che sono stati impiegati circa dieci miliardi per incominciare ad ottenere correzioni alla Monti-Fornero, dobbiamo prendere atto che dovremo continuare in quella direzione, ovvero apportare migliorie ed aggiustamenti ulteriori che possano essere assoggettati alla disponibilità delle risorse delle Casse dello Stato ma senza che si ‘aggravi’ ulteriormente la salute del nostro debito pubblico”. Da qui ripartirà il lavoro del Cods quando ci saranno il nuovo Parlamento e il nuovo Governo, “mantenendo i piedi ben saldi a terra e senza ascoltare le pur armoniose melodie che appagano il nostro orecchio ma che si dissolvono a uno schiocco di dita”.

NUOVE PROTESTE IN SPAGNA SULLE INDICIZZAZIONI

I pensionati spagnoli sono tornati in piazza per chiedere che le indicizzazioni dei loro assegni siano in linea con il tasso di inflazione. Già nelle scorse settimane c’erano state delle proteste contro l’aumento delle pensioni pari allo 0,25%, un tasso certamente inferiore a quello relativo all’andamento dei prezzi. “Questa pensione non basta, prima pagavo 150 euro di elettricità adesso ne pago 200, non è abbastanza per arrivare alla fine del mese”, sono le parole di uno dei manifestanti riportate da Il Manifesto, che evidenzia come i cortei ci siano stati in ben 100 città del Paese. “Accanto ai pensionati, sono scesi in piazza anche tanti lavoratori e studenti, in solidarietà con i più anziani”, fa notare il quotidiano, ricordando come le pensioni rappresentino per molti nuclei familiari un sostegno anche per i membri più giovani, vista la difficoltà di trovare lavoro.

LA PROMESSA DEI PEPP

Il Sole 24 Ore ha dedicato un focus ai Prodotti pensionistici individuali panaeuropei (Pepp), che sono stati proposti lo scorso anno dalla Commissione europea e che sono ora all’esame di Parlamento e Consiglio Ue. Di fatto si tratta di nuovi strumenti che dovrebbero facilitare il movimento dei lavoratori nell’ambito dell’Ue, garantendo che ci sia una sorta di “portabilità” dei piani previdenziali individuali, anche se nella propria vita lavorativa ci si deve spostare in diversi paesi dell’Unione. Il quotidiano di Confindustria cita i dati dell’Eiopa, Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali, secondo cui circa il 27% dei cittadini europei ha una pensione integrativa volontaria. Tuttavia il mercato europeo della previdenza privata è piuttosto frammentato, dato che ci sono circa 72 strumenti. In ogni caso il valore investito è piuttosto consistente e si conta che il mercato delle previdenza integrativa nell’Ue valga 700 miliardi di euro entro il 2030.

Con i Pepp, però, si stima che si possano liberare risorse per 2.300 miliardi. Secondo quanto ha spiegato Sonia Maffei, direttore Previdenza e Immobiliare di Assogestioni, le indagini svolte da Eiopa e Commissione Ue mostrano che c’è un certo interesse per i Pepp, sia da parte dei lavoratori che delle società che potrebbero fornire questi prodotti. Paola Balduzzi, docente di Scienza delle finanze e di Economia pubblica, sarà importante incentivare questi strumenti per far superare la diffidenza che potrà esserci da parte dei cittadini di alcuni paesi. Sembra in ogni caso che ci vorrà del tempo perché i Pepp diventino realtà.