BOERI: PROMESSE SU LEGGE FORNERO COSTANO 90 MLD

Questa mattina un videomessaggio di Tito Boeri ha aperto la prima edizione di Nobìlita, il festival dedicato alla cultura del lavoro in programma fino a domani all’Opificio Golinelli, organizzato dalla community FiordiRisorse. Il Presidente dell’Inps ha tra le altre cose detto che i cambiamenti alla Legge Fornero promessi da alcune forze politiche durante la campagna elettorale “costerebbero ai cittadini 90 miliardi di euro, da scontare in termini di aumento del debito pensionistico aggiunto”. Boeri ha ammesso che “la draconiana legge Fornero ha elevato l’età di pensionamento in modo drastico in una fase di recessione, ma era un provvedimento emergenziale”. Solo che ora “tornare indietro costerebbe tantissimo”. Di certo non mancheranno delle repliche a queste parole e alla cifra indicata dal Presidente dell’Inps.



PASSERA: LEGGE FORNERO COSA GIUSTA E INEVITABILE

Corrado Passera ha parlato della Legge Fornero, evidenziando come il Governo Monti abbia fatto “una cosa giusta, inevitabile, che ha permesso all’Italia di salvarsi dalla Troika”. L’ex ministro dello Sviluppo economico, secondo quanto riportato da La Prealpina, avrebbe anche spiegato che “nessuno riuscirà ad abolire questa riforma, anche perché risulta difficile capire come possano essere reperite le risorse necessarie”. Passera riconosce che il caso degli esodati “non è stato gestito al meglio” e che da ciò è poi “scaturita la polemica e tutte le battaglie contro questa legge che ne sono susseguite”. L’ex Ceo di Intesa Sanpaolo ha evidenziato altresì che la riforma delle pensioni del 2011 “ha convinto il mondo che l’Italia è un Paese serio e lo ha fatto in un momento in cui il nostro Paese era sotto osservazione e decisamente a rischio. Se la prospettiva di vita si è fortunatamente allungata, intervenire sul fronte pensione era inevitabile e necessario”.



APPELLO DEGLI ESODATI AL NUOVO GOVERNO

Il risultato elettorale non ha consentito di capire chi potrà andare al Governo del Paese. Difficile quindi anche prevedere se ci saranno interventi sulle pensioni e di che tipo. Lega e Movimento 5 Stelle vorrebbero introdurre Quota 41 e Quota 100 al posto della Legge Fornero. Tuttavia questo non aiuterebbe tutti i 6.000 esodati ancora privi di salvaguardia, come ricorda una di loro, Gabriella Stojan, intervistata da pensionipertutti.it. Da lei come da altri che si trovano da tempo in un “limbo” in cui magari hanno perso anche i minimi sostegni degli ammortizzatori sociali, arriva quindi la richiesta al nuovo esecutivo, qualunque esso sia, di varare una nuova e definitiva nona salvaguardia. Un intervento che alcuni politici hanno promesso durante la campagna elettorale, ma che, per esempio, nell’ultima Legge di bilancio già non ha trovato spazio.



MANAGERITALIA E IL RICORSO ALLA CEDU SUL BONUS POLETTI

Come noto, diversi pensionati hanno considerato l’ipotesi di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo per vedersi riconosciuta integralmente la mancata indicizzazione a seguito della riforma delle pensioni del 2011 e del Bonus Poletti, che la Corte Costituzionale non ha bocciato. Manageritalia ha deciso di supportare, con un’iniziativa coordinata da Cida, i pensionati iscritti che vogliano valutare e procedere al ricorso alla Cedu. In un’apposita pagina internet sono stati quindi raccolti tutti i materiali utili e l’elenco degli studi legali convenzionati cui potersi rivolgere. Manageritalia ricorda che “il ricorso deve essere presentato improrogabilmente entro il 31 maggio 2018 ma, se interessati, è opportuno attivarsi molto prima della data indicata, contattando telefonicamente l’avvocato prescelto, consegnandogli la documentazione necessaria a tal fine entro il 15 aprile 2018”.

LE PAROLE DI MARCO LEONARDI

Con un articolo pubblicato su Il Messaggero Marco Leonardi indica le tre principali ragioni per cui l’Italia “non si può permettere di aumentare indiscriminatamente le spese per le misure previdenziali”. La prima è la nota questione demografica, mentre la seconda riguarda le molte spese classificate come “assistenza” che “sono in realtà delle spese incomprimibili che riguardano direttamente le pensioni”. In questo senso fa l’esempio dell’Ape social e delle integrazioni al minimo, classificate come assistenza, ma di fatto spese relative alle pensioni. La terza ragione è che “la spesa sociale totale italiana, comprensiva di previdenza, assistenza e sanità è pari al 29% del Pil”. Un dato in linea con la media internazionale, ma nel nostro Paese la sua distribuzione “è molto spostata verso le persone di età avanzata”.

Dunque, secondo Leonardi, “per quanto riguarda le pensioni l’unica strada che si può realisticamente intraprendere è la continuazione della strategia portata avanti dai governi Renzi-Gentiloni, con un graduale aggiustamento nel rispetto dei conti pubblici”. Per questo occorre stabilire delle priorità e per il professore le donne sono tra i soggetti più svantaggiati e per questo si potrebbe pensare a “un’Opzione donna a 63 anni (a fronte del ricalcolo della pensione con il sistema contributivo)”. La Quota 41 di cui si parla tanto, secondo Leonardi, è invece decisamente sfavorevole per le donne, “che spesso non arrivano a 41 anni di contributi”. Dal suo punto di vista occorre poi varare la pensione di garanzia per i giovani e raddoppiare le indennità di accompagnamento per i casi di non autosufficienza più gravi.