Nell’ormai lontano 1994, il 27 e 28 marzo, si tenevano le elezioni che avrebbero sancito la vittoria del “debuttante” Silvio Berlusconi, l’uomo del Milan e di Canale 5, e di Forza Italia. Nasceva così la cosiddetta “seconda repubblica” sull’onda del sogno di un nuovo miracolo italiano, di un milione di posti di lavoro e di un Paese che sarebbe dovuto diventare più liberale. In questi stessi giorni, 24 anni dopo, si celebra, altresì, la fine (probabile) di quell’esperienza e si prefigura la formazione di (forse) un governo formato da un movimento fondato da un comico (che, peraltro, ha lavorato anche a Mediaset) e dal più “vecchio” partito italiano la “ex” Lega Nord guidata da un comunista padano, tale era il giovane Matteo Salvini, divenuta nel frattempo una destra nazionale e tendenzialmente lepenista. Una delle scommesse del nuovo Governo, se mai vi sarà, è quello di provare a mantenere le promesse elettorali a partire dall’ormai arcinoto reddito di cittadinanza. La strana grande coalizione giallo-verde riuscirà a vincere questa sfida?



È opportuno sottolineare, per onestà intellettuale, che il nostro Paese non partirebbe da zero. È di pochi giorni fa, infatti, il lancio da parte del ministro del Lavoro uscente del Piano per gli interventi e i servizi sociali contro la povertà finanziato da un apposito Fondo che, diversamente da tutti i precedenti fondi di natura “sociale”, è permanente e stanzia per i servizi circa 300 milioni di euro nel 2018, che salgono a 470 milioni dal 2020 e per gli anni successivi. In particolare l’obiettivo dichiarato del Piano prevede l’attivazione di un numero congruo di Punti per l’accesso al Rei (il reddito d’inclusione approvato dal Governo Gentiloni): uno ogni 40mila abitanti.



Il cittadino, quindi, adeguatamente supportato dalle professionalità operanti, appunto, nei già citati punti d’accesso, sarà così chiamato a definire un progetto personalizzato, che definirà gli obiettivi generali e i risultati attesi da raggiungere tramite specifici sostegni, assicurati dai servizi, e impegni che il nucleo familiare beneficiario della misura fa propri. Il rispetto di questi impegni condizionerà, infatti,  l’erogazione del beneficio. Si tratterà, in concreto, di essere disponibili  a partecipare a tirocini per l’inclusione, e a percorsi e momenti di sostegno socio-educativo, sostegno genitoriale, mediazione culturale, pronto intervento sociale, ecc.



L’Italia, insomma, del 2018 chiede, decisamente, a tutte le forze politiche più protezione da un mondo globale in continua trasformazione che viene vissuto come un pericolo incombente e non certamente come un’opportunità. I manifesti con il cielo azzurro che inneggiavano, in ogni angolo delle nostre città, alla (mancata) rivoluzione sembrano essere diventati decisamente solo un lontano ricordo.