APE VOLONTARIA, SUPERATE LE 2.700 DOMANDE

L’Inps ha fatto sapere che alle 12:00 di ieri risultavano presentate 2.751 domande per l’Ape volontaria attraverso il servizio online disponibile sul sito dell’Istituto. La durata media di erogazione è di 23 mesi, con un importo medio richiesto di 948 euro. Ben 2.020 domande presentavano anche la richiesta di arretrati, mentre 485 una richiesta di di finanziamento supplementare. Come noto, la domanda di accesso all’Ape volontaria comprende la proposta del  contratto di finanziamento, la proposta di contratto di assicurazione contro il rischio di premorienza, l’istanza di accesso al fondo di garanzia, nonché la domanda di pensione di vecchiaia. Nella domanda il richiedente deve indicare sia l’istituto finanziatore cui richiedere il prestito, sia l’impresa assicurativa cui richiedere la copertura del rischio di premorienza.



SISTEMATI I RAPPORTI FINANZIARI INPS-STATO

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, “lo Stato ha sistemato i suoi rapporti finanziari con l’Inps”, che dovrebbe ritrovarsi con un patrimonio netto ricostituito di circa 40 miliardi. Dopo luglio, quando verrà approvato in sede di assestamento la variazione al preventivo 2018 (con un rosso di 17,1 miliardi), si vedranno gli effetti della decisione di cancellare 88,8 miliardi di debiti cumulati dall’Inps nei confronti dello Stato. Il quotidiano di Confindustria spiega anche che sono stati compensati i 29,4 miliardi di crediti che Inps vantava verso lo Stato. Resta il fatto che il patrimonio netto dell’Inps verrà eroso in una decina d’anni, visto che lo Stato, mediante “anticipazioni”, ogni anno inciderà sulle passività dell’Istituto. Da qui il suggerimento di cercare di “razionalizzare il pletorico bilancio” dell’Inps.



ESODATI, LE RAGIONI IN PIÙ PER LA NONA SALVAGUARDIA

Luigi Metassi, in un post sul blog Il volo della Fenice, spiega che il Comitato esodati licenziati e cessati, di cui è amministratore, si aspetta “un fattivo contributo alla causa” da parte delle amministrazioni territoriali, cui si sta consegnando un dossier esplicativo sul perché è necessario varare una nona salvaguardia per i circa 6.000 esodati ancora esclusi. Una cifra esatta su quanti siano purtroppo non c’è “semplicemente perché gli organi deputati a comunicarli, da oltre sei anni a questa parte, si dicono impossibilitati a computarli”, scrive Metassi, aggiungendo che però “gli esodati esistono. Esistono perché quotidianamente i comitati raccolgono il grido disperato di chi, in molti casi, non ha più nulla di cui spogliarsi per sopravvivere”. Intervenire con una nona salvaguardia è importante anche per le amministrazioni territoriali per evitare “un incombente deterioramento della stabilità sociale dei rispettivi territori”.



VITALIZI, I RISULTATI DEL CONFRONTO BOERI-FICO

Tito Boeri e Roberto Fico si sono incontrati per parlare di vitalizi. Secondo quanto scrive Repubblica, tra i due “c’è sintonia sui temi, non su tempi e modi”. Almeno questo è quello che sarebbe emerso dall’entourage del Presidente della Camera. “Il confronto continua, ma solo il tempo ci dirà come l’Inps può essere utile alla Camera”. Quindi dovrà essere l’Istituto nazionale di previdenza sociale a servizio di Montecitorio e non viceversa, viste anche le richieste fatte in passato da Boeri per avere dati relativi ai versamenti contributivi dei parlamentari. Intanto, sempre secondo il quotidiano romano, prosegue il lavoro dei questori della Camera per portare alla delibera che potrebbe intervenire anche sui vitalizi già in essere con un ricalcolo contributivo. E Maria Elisabetta Casellati avrebbe anche dato mandato ai questori del Senato di collaborare con i colleghi della Camera per avviare un’istruttore comune. 

CAMUSSO: URGENTE INTERVENIRE SUL SISTEMA

Secondo un sondaggio condotto da Ipsos per la trasmissione diMartedì in onda su La7, il 57% degli italiani ritiene che la Legge Fornero vada abolita e il 33% ritiene che sia la proposta più importante rispetto al reddito di cittadinanza e alla flat tax. Certo non per questi dati, Susanna Camusso ha detto che “un intervento sul nostro sistema previdenziale è urgente e necessario”. Secondo il Segretario generale della Cgil, “il nuovo Parlamento e il futuro Governo hanno un compito fondamentale: ridare equità al sistema pensando in primo luogo ai giovani, oggi così penalizzati da rischiare la totale perdita di fiducia nella previdenza pubblica”. La sindacalista ha quindi spiegato che verrà portata avanti, con i nuovi interlocutori politici, la piattaforma unitaria sulle pensioni messa a punto da Cgil, Cisl e Uil, che è “una proposta capace di dare risposte concrete alle tante iniquità dell’attuale legge”.

LA DOPPIA PENALITÀ DEL SISTEMA ITALIANO

Secondo Roberto Ghiselli “è fondamentale reintrodurre un meccanismo di flessibilità in uscita in Italia, come previsto nella nostra piattaforma sindacale unitaria, con un’età di accesso al pensionamento a partire dai 62 anni, e occorre superare strutturalmente l’impianto della legge Monti Fornero introducendo i necessari elementi di sostenibilità, in particolare nei confronti dei giovani, delle donne, di chi svolge lavori manuali e gravosi, e dei lavoratori precoci”. Il Segretario confederale della Cgil ha detto queste parole durante la presentazione dello studio, realizzato da Cgil e Fondazione Di Vittorio, su “I sistemi previdenziali in Europa”, dal quale emerge che il nostro Paese è quello in Europa in cui l’età per la pensione di vecchiaia diventerà più alta a partire dal 2019, passando a 67 anni.

Secondo quanto riporta il sito di Rassegna Sindacale, Ezio Cigna, responsabile dell’Ufficio previdenza pubblica della Cgil, ha evidenziato la caratteristica più penalizzante del sistema pensionistico italiano: “Oltre a impattare sul diritto, modifica con cadenza biennale i coefficienti di trasformazione, necessari per il calcolo della pensione nel sistema contributivo”. Questo vuole dire che non solo c’è un innalzamento dell’età pensionistica, ma anche un abbassamento dell’assegno che si va a incassare. Lo studio fa emergere anche quanto sia poco sviluppata la previdenza complementare in Italia e per questo la Cgil sottolinea “la necessità di promuoverla “a partire da quei settori dove oggi è marginale, ma solo come strumento a supporto e a sostegno della previdenza pubblica”.