L’onda della rivoluzione tecnologica, tra le sue molteplici conseguenze, impatta profondamente sulle competenze richieste dal mondo del lavoro e coinvolge tutte le generazioni, dal neoassunto alle persone con più consolidata esperienza lavorativa. Nuovi processi lavorativi, nuove tecnologie, nuovi modelli organizzativi richiedono l’attivazione di un processo formativo continuo e innovativo per l’aggiornamento delle competenze tradizionali e l’acquisizione di nuove competenze digitali.
Nel piano Calenda si parla di “formazione 4.0”, con un credito d’imposta sulla formazione per aggiornare le professionalità del mondo del lavoro, e il contratto collettivo nazionale del settore metalmeccanico introduce per la prima volta in Italia il concetto del “Diritto soggettivo alla formazione” per tutti i lavoratori, con un pacchetto di 24 ore da dedicare prevalentemente all’acquisizione di competenze digitali, da realizzarsi nell’arco di un triennio. Una scelta che scaturisce da una visione innovativa dei gruppi dirigenti di Federmeccanica e delle organizzazioni sindacali. In più occasioni Marco Bentivogli (Fim-Cisl) ha affermato che la formazione continua è un investimento strategico per aggiornare le competenze legate all’innovazione tecnologica.
Per accompagnare questi processi la formazione deve necessariamente evolvere. Le vecchie classiche aule della formazione aziendale, di 8 ore, sono un residuo della cultura industriale del secolo passato e non sono più adeguate a gestire i bisogni di formazione continua e l’acquisizione delle competenze digitali fondamentali per il futuro di ogni lavoratore. Una formazione efficace deve utilizzare evolute metodologie che integrano aule (sempre più brevi, anche di 60/90 minuti al posto delle 8 ore), formazione continua digitale a piccole dosi (da due a 5 minuti al giorno) con App dedicate, laboratori esperienziali e simulazioni, in particolare per le nuove professionalità richieste nelle organizzazioni ad alto impatto tecnologico, coaching, eventi a forte ricaduta emotiva per apprendere in tempi brevi le nuove competenze legate alle emozioni e alle relazioni richieste dai continui cambiamenti.
La necessità di innovare la formazione è urgente ed evidente, ed è una sfida importante anche per tutti i Fondi Paritetici Interprofessionali, che sono oltre 20 in Italia (Fondimpresa, Forte, Fba sono tra i più grandi) e gestiscono centinaia di milioni di euro per la formazione dei lavoratori. Le attuali modalità di finanziamento privilegiano le tradizionali ore d’aula, con difficoltà a riconoscere e finanziare le strategie di formazione innovativa che saranno prevalenti in futuro. Sapranno i Fondi raccogliere questa sfida?