Se la proposta sarà approvata, ben 9 milioni di italiani avranno diritto al reddito di cittadinanza, cioè tutti coloro che non hanno reddito o hanno redditi molto bassi. Era almeno questa la proposta, potremmo dire il cuore del manifesto politico, con cui il Movimento 5 Stelle aveva chiesto il voto agli italiani lo scorso 4 marzo. E questo dovrebbe valere per i componenti di tutta la famiglia: una famiglia di 4 persone potrebbe arrivare a percepire anche 1.950 euro. Il tutto, naturalmente, esente da tasse e anche da pignoramenti.
Per poter chiedere il reddito di cittadinanza, sarebbero sufficienti alcuni, almeno sulla carta, semplici passaggi: iscriversi presso i Centri per l’impiego e rendersi subito disponibile a lavorare, iniziare un percorso per essere accompagnato nella ricerca del lavoro dimostrando la reale volontà di trovare un impiego, offrire la propria disponibilità per progetti comunali utili alla collettività, frequentare percorsi per la qualifica o la riqualificazione professionale, effettuare ricerca attiva del lavoro per almeno due ore al giorno, comunicare tempestivamente qualsiasi variazione del reddito ed accettare uno dei primi tre lavori che ti verranno offerti.
Bisogna dire, peraltro, che anche la disciplina del Jobs Act prevede un impianto abbastanza simile per i casi di decadenza dai trattamenti a tutela della disoccupazione (in particolare la Naspi). Veniva, addirittura, fatto un esempio concreto: nel caso di una famiglia di tre persone, con genitori disoccupati a reddito zero e figlio maggiorenne a carico, il reddito di cittadinanza per la famiglia sarebbe stato pari a 1.560 euro al mese. Sarà questa promessa/promossa a giustificare il successo grillino in particolare al Sud?
Sicuramente non ha convinto i tecnici di Bankitalia che hanno sostenuto che questo strumento è distorsivo e disincentivante per il mercato del lavoro e rischia seriamente di favorire, potremmo dire ulteriormente, il lavoro in nero. Gli esperti di Visco sostengono, inoltre, che sarebbe più opportuno, e realistico, espandere la copertura degli strumenti di contrasto alla povertà vigenti a partire dal potenziamento del Rei recentemente reso operativo. La misura, peraltro, è stata sonoramente bocciata dal governo finlandese che, primo in Europa, la aveva lanciata lo scorso anno.
Anche di questo dovrà certamente parlare il premier in esplorazione Fico cercando un possibile accordo tra i grillini e il Partito democratico. La speranza è che, al netto dei nomi e delle etichette, il prossimo governo quale sarà faccia scelte di buon senso per combattere il fenomeno della povertà e del rischio esclusione sociale che colpisce un numero maggiore di cittadini, come anche gli esiti elettorali ci dicono abbastanza chiaramente.