Il posto fisso è ormai solo nella mente di chi ha un’eccessiva forma di immaginazione o di chi non si è ancora rassegnato nel riconoscere che il mercato è ormai liquido e le persone saltano, o sono fatte saltare, da un lavoro a un altro con estrema facilità. Tenuto conto di un ambiente che sicuramente facilita il cambio lavoro, vorrei dare il mio ormai solito suggerimento (non) richiesto a coloro che desiderano atterrare sul morbido e non sull’ennesima pungente fregatura di un lavoro che porta in tempi rapidi alla depressione.



Quando si sceglie un lavoro serve ragionare a un triplice livello: persona, impresa e mercato. Si tratta in realtà di tematiche concentriche che se vengono analizzate con cura possono aiutare notevolmente a far “quadrare il cerchio” nel trovare un lavoro corrispondente alle proprie capacità. Partiamo quindi nella disamina del primo cerchio: la persona. In questo caso bisogna osservarsi con grande attenzione ed esplicitare quali sono i propri punti di forza e di debolezza. Quando mi viene richiesto questo tipo di attività di accompagnamento, ad esempio, faccio compilare intere tabelle elencando le soft skills e le hard skills e invito, attraverso un dialogo strategico, a tratteggiare un lavoro che possa essere coerente con le proprie capacità e i propri valori. La sottolineatura di una sintonia anche con i propri valori è fondamentale, perché trovare un lavoro in cui una persona può attuare una buona prestazione, ma che lo scombina sotto l’aspetto familiare ad esempio, porterà a uno stile di vita non ecologico e alla lunga non sostenibile psicologicamente.



Il secondo aspetto da prendere in considerazione è quello dell’impresa. Con questo termine intendo soprattutto i luoghi concreti in cui si potrà andare a lavorare. Occorre conoscere bene chi sarà il proprio datore di lavoro, sia sotto il profilo economico che quello di leadership. In questo senso negli ultimi anni ai lavoratori è stato dato un enorme potere di informazione grazie a internet da cui si possono procurare informazioni su bilancio, numero di dipendenti, stabilità finanziaria e molto altro ancora. Imparare ad avere una forma mentis tale per cui prima di accettare un lavoro, o anche solo la progettazione dello stesso, si verifica la reale capacità economica può salvare da perdere tempo e denaro. Proprio il mese scorso mi sono rifiutato di finire di progettare un corso di comunicazione strategica per una società, perché avevo verificato che usava quote minime per la formazione. Nell’incontro con l’HR è poi emerso che non avevano in realtà i fondi necessari per una mia docenza e ho potuto risparmiare del tempo prezioso, rimandando la collaborazione con loro quando saranno certi di avere le coperture necessarie.



Il terzo livello di ragionamento che invito ad affrontare è quello del mercato: serve conoscere chi sono i principali players del settore in cui si vuole lavorare. Non solo. Invito sempre a capire le logiche insite in un certo mercato, il costo delle prestazioni, la cultura e i valori. Comprendere a fondo questi elementi permetterà di agire in chiave strategica e quindi di posizionarsi in maniera coerente con il proprio mercato di riferimento. Mi sorprende a tal proposito, quando vengo chiamato come consulente per preparare negoziazioni, scoprire che l’azienda ignora i dati economici principali su cui si andrà a negoziare. L’ignoranza dei dati rende più difficile, lungo e costoso il lavoro di negoziazione sia che si tratti di una grossa acquisizione di una società, sia che si tratti di un dipendente che voglia cercare un nuovo lavoro.

Per prepararsi serve inoltre tempo, metodo ed energie, per cui spero che questo articolo possa essere utile anche a chi non abbia una necessità immediata di trovare un altro lavoro in una diversa impresa e forse in un differente mercato. Se e quando arriverà anche per costoro il momento di cambiare avranno almeno risparmiato tempo sulla strategia su come muoversi. Per coloro che invece stanno tutt’ora cercando un lavoro cito il noto detto “cercare un lavoro è un lavoro” e, mi permetto di aggiungere, occorre che sia affrontato in maniera strategica e non con metodo dell’anteguerra dello spam del proprio curriculum ad aziende e mercati sconosciuti.