“La logica vi porterà da A a B, l’immaginazione dappertutto” diceva Albert Einstein che proprio grazie alle sue visioni – nel senso migliore della parola – scopriva pezzi di infinito. Non è dato sapere quanto il grande scienziato sia noto ai politici di casa nostra, certo è che questi non difettano per fantasia. Al di là dei tatticismi che emergono dall’intervista che Luigi Di Maio ha rilasciato a Repubblica, sono tutt’altro che prive di rilevanza le parole che il leader a cinque stelle ha pronunciato poco dopo essere stato ricevuto al Quirinale dal Presidente Mattarella: “L’Italia resta alleata dell’Occidente nel Patto Atlantico e nell’Unione monetaria europea”.



Ora che finalmente si svelano elementi che possono diventare vere linee di indirizzo politico, qualche considerazione di fondo – su cosa ci attende in questa legislatura – possiamo farla. Innanzitutto, chi scrive non crede a un possibile accordo M5S-Pd, ma piuttosto a un’intesa Salvini-Di Maio che può portare a un governo di centrodestra a trazione Lega con un sostegno del M5S. Ciò che appare è un continuo tiro alla fune tra Lega e M5S per la Presidenza del Consiglio. Ma né Salvini, né Di Maio saranno a capo del prossimo governo: lo sarà invece una figura gradita ed entrambi. Ferrara ha fatto il nome di Flick, non sarà lui ma un profilo simile nel segno di un governo di responsabilità. Nel tempo, la Lega può egemonizzare il centrodestra e il M5S può consolidarsi a danno del Pd. Gestire bene questa situazione significa presentarsi nel modo giusto alle prossime elezioni, che potrebbero non essere tra cinque anni ma prima.



Su cosa può poggiare questa intesa? Una politica economica espansiva – riforma fiscale in primis -, attenzione ai giovani e alla questione meridionale. Quest’ultimo punto è il primo obiettivo del M5S, ma è chiaro che la cosa non dispiace nemmeno alla Lega di Salvini: ciò può voler dire investire su industria e turismo. Attenzione per esempio a ciò che succede sul fronte degli Its: ciò potrebbe far lievitare sensibilmente i numeri dell’occupazione giovanile con costi molto contenuti, semplicemente sostenendo – almeno in parte – gli istituti tecnici (che una volta erano un’eccellenza italiana).



Venendo alla questione fiscale, questa è ciò che potrebbe fare la differenza nella prossima azione di governo. Ed è ciò che, oltre ai progetti per il lavoro, potrebbe costruire un nuovo ponte con il sindacato. Il sindacato ha chiaro infatti che il governo che viene potrebbe fare qualche manovra economica più incisiva di quelle che abbiamo visto nella recente legislatura. Il successo di Lega e M5S si basa fortemente sulla decisa volontà di migliorare la condizione socio-economica di chi li ha votati.

Ora, qualcuno obietterà che non ci sono i soldi per flat tax e reddito di cittadinanza. Vero, ma fino a un certo punto. Per esempio, si può rafforzare il già esistente reddito di inclusione (e magari cambiargli nome…). Si può, e si deve, fare una riforma fiscale: se non sarà flat tax poco importa, ma le possibilità ci sono. Lo ha fatto anche Rajoy in Spagna nel 2014, il costo della riforma fiscale per le casse dello Stato è stato ripagato in due anni dall’aumento dei consumi e dei livelli occupazionali. L’Europa, come già successo nel caso spagnolo, permette di sforare il tetto del 3%: bisogna però impegnarsi con riforme strutturali e, soprattutto, controllo della spesa.

Proprio Di Maio, qualche mese fa, richiamava nel merito il lavoro di Carlo Cottarelli, “ottima base” per la spending review. Vuoi vedere che davvero i ragazzi ci confezionano la riforma fiscale? Non sappiamo quanto conoscano Einstein; ma, a volte, l’immaginazione conduce lontano…

Twitter: @sabella_thinkin