QUOTA 100, ANZALDI CONTRO LEGA E M5S
“Abolire la Legge Fornero con 5 miliardi, come hanno messo nero su bianco Lega e M5s nel loro contratto di governo? Una enorme presa in giro, una bufala colossale, visto che l’abolizione costerebbe 20 miliardi all’anno, secondo i calcoli di ‘Pagella politica’”. È quanto scrive sulla sua pagina Facebook Michele Anzaldi, deputato del Partito democratico. Il quale evidenzia anche che la Quota 100 proposta da entrambi i partiti che stanno lavorando alla nascita di un nuovo esecutivo “avrebbe un impatto sul debito pubblico di circa 105 miliardi e una maggiore spesa al netto dei contributi di 20 miliardi l’anno”, stando a quanto dichiarato dal Presidente dell’Inps Boeri. Anzaldi segnala poi che “mettere 5 miliardi nelle pensioni significa mettere meno risorse dei governi del Pd Renzi e Gentiloni, tra fondi per Ape social e Ape Volontaria, Rita, agevolazioni per i lavori gravosi, salvaguardie degli esodati, quattordicesima”.
LE DOMANDE DI DAMIANO PER LEGA E M5S
Dopo le consultazione al Quirinale di ieri, Cesare Damiano continua a essere curioso circa il contenuto del programma Lega-M5s sulle pensioni. L’ex ministro del Lavoro non nasconde di essere favorevole al ritorno al sistema delle quote che aveva introdotto. “Bisogna però evitare di penalizzare i lavoratori rispetto alla legislazione vigente. ‘Quota 100′, se verrà adottata, quale età minima prevederà? Si parte da 60 anni ai quali sommare 40 di contributi? Si renderà strutturale l’Ape sociale che consente di andare in pensione con 63 anni e 36 di contributi? Il totale fa 99, anche se la misura è riservata a 15 categorie di lavoratori che svolgono attività ‘gravose’. Che dire dell’Ape volontaria, anch’essa da rendere strutturale, che, pur prevedendo una penalizzazione, consente di andare in pensione sempre a 63 anni, ma con appena 20 anni di contributi?”, chiede Damiano, che evidenzia anche la necessità di non trascurare “quei lavoratori, soprattutto donne, che hanno pochi contributi versati”.
QUOTA 100 E QUOTA 41, PER LA CGIL NON BASTANO
La Cgil si pronuncia sull’ipotesi di introdurre Quota 100 e Quota 41 al posto della Legge Fornero, che potrebbe concretizzarsi nel caso di Governo Lega-M5s. “I 41 anni per la pensione di anzianità e quota 100 rappresentano alcuni aspetti importanti del problema, ma non vanno dimenticati anche i temi della flessibilità in uscita, con la possibilità di andare in pensione dopo i 62 anni, il superamento dell’attuale meccanismo che lega l’età di pensione all’aspettativa di vita, e la questione decisiva della pensione contributiva di garanzia per chi, come i più giovani ma non solo, ha una carriera lavorativa discontinua o con bassi contributi, come i part time”, afferma Roberto Ghiselli. Il Segretario confederale della Cgil non nasconde che ci sono anche da affrontare “i temi del riconoscimento del lavoro delle donne, del lavoro di cura, e dell’estensione della platea dei lavori riconosciuti gravosi”, oltre che il rafforzamento della previdenza integrativa e la rivalutazione delle pensioni esistenti.
QUOTA 100 E QUOTA 41, LE PAROLE DI CESARE DAMIANO
Tra non molto si capirà se il Governo Lega-M5s nascerà davvero meno. Cesare Damiano lancia già la sfida ai due partiti sul fronte della riforma delle pensioni, chiedendo “che prosegua il confronto con i sindacati, come è stato fatto dal precedente esecutivo, per superare con gradualità la legge Fornero”. L’ex ministro del Lavoro non nasconde che il sistema delle quota non gli dispiacerebbe, dato che era stato lui stesso a introdurle e che favorirebbe il ricambio generazionale, tuttavia evidenza che non ha sentito parole circa la volontà di eliminare o rallentare l’aggancio dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita. Dal suo punto di vista “si tratta di un argomento che non può passare in cavalleria, perché altrimenti ci porta dritto e filato all’età di 70 anni per poter andare in pensione”.
QUOTA 100 E QUOTA 41, LEGA E M5S D’ACCORDO
Lega e Movimento 5 Stelle sembrano ormai a un passo dal formare un nuovo esecutivo e uno dei punti del contratto di Governo sembra essere il superamento della Legge Fornero. L’hanno confermato gli esponenti del Carroccio e i pentastellati. Laura Castelli, che ha partecipato agli incontri per la stesura dell’accordo, ha parlato esplicitamente dell’introduzione di Quota 100. Secondo quanto riporta Repubblica, questa prevederà comunque una soglia minima di 64 anni di età e di 35 anni di contributi. Sarà anche varata la Quota 41, mentre non è chiaro se l’Ape social verrà o meno cancellata. L’obiettivo sembra infatti quello di varare delle misure ancora più importanti per quanti svolgono attività usuranti. A quel punto, considerato anche che Quota 41 garantirebbe i lavoratori precoci, non ci sarebbe più bisogno dell’Anticipo pensionistico agevolato.
LE RICHIESTE DI UIL E RETE IMPRESE
Carmelo Barbagallo ritiene che “occorre fare il contrario di ciò che abbiamo realizzato sino a oggi: dobbiamo dare stabilità ai giovani e flessibilità in uscita agli anziani”. Durante il Congresso nazionale della UilTemp, il Segretario generale della Uil chiede quindi di evitare lo scontro generazionale che può nascere sulle pensioni. All’assemblea di Rete Imprese, invece, la Presidente Patrizia De Luise ha detto che “gli imprenditori non chiedono di abolire la riforma Fornero, ma di disporre di strumenti che rendano più flessibile e certo l’accesso alle prestazioni”. In questo senso, ha aggiunto, basterebbe garantire la possibilità “di accedere al pensionamento anticipato in attuazione dell’Ape aziendale, consentendo ai datori di lavoro di sostenere i lavoratori in questo percorso”. Vedremo se il nuovo Governo Lega-M5s ascolterà queste richieste.
LE PAROLE DI GIOVANNI PALLADINO
Sul sito de Il Domani d’Italia, Giovanni Palladino segnala che mentre in Italia Lega e Movimento 5 Stelle pensano a come abolire la Legge Fornero, in Germania ci si sta muovendo per varare una riforma delle pensioni simile alla nostra. “In futuro la spesa previdenziale tedesca è destinata a ‘esplodere’ e va fatta una riforma restrittiva, se non si vuole infrangere l’impegno di mantenere i contributi pensionistici entro il tetto del 20% (in Italia siamo ormai arrivati al 33%!). E ciò avviene in un Paese dove occupazione e sviluppo stanno marciando da tempo a un ritmo molto più sostenuto rispetto al nostro”, scrive il Segretario generale del Movimento per Servire l’Italia, ricordando che ci sono analisti come Mario Baldassarri, che evidenziano che “nonostante il freno Fornero imposto alla spesa per le pensioni, questa continuerà a crescere a un ritmo non sostenibile, qualora dovesse persistere il deludente andamento avuto dall’economia italiana negli ultimi 20 anni”. Motivo per cui “solo una forte ripresa dell’occupazione e dello sviluppo economico potrà rendere sostenibile tale spesa”.
Dal suo punto di vista non bastano governanti dotati di buone intenzioni per risolvere problemi molti seri del paese, come le “tre malebestie combattute invano da Luigi Sturzo: lo statalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico”. Secondo Palladino, “il Paese del prestigioso ‘made in Italy’, simbolo di tante esperienze straordinarie nel settore produttivo, può salvarsi solo con una classe politica dotata della cultura necessaria per sostenere quel ‘miracoloso prestigio’, fatto di serietà e competenza”.