I DUBBI SU QUOTA 41 E QUOTA 100

Come noto, Lega e Movimento 5 Stelle nel contratto di Governo hanno previsto l’introduzione di Quota 41 e Quota 100 per modificare la Legge Fornero. Tuttavia non mancano dei dubbi da parte dei lavoratori precoci circa la possibilità di accedere alla pensione utilizzando la Quota 100. Infatti, non risulta chiaro se siano previsti dei requisiti minimi anagrafici o contributivi per andare in quiescenza. Sarebbe possibile farlo a 57 anni con 43 anni di contributi versati? Non è chiaro. Inoltre, per quanto riguarda la Quota 41, c’è chi teme che si possa sì andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica con 41 anni di contributi, ma resta da capire se vi sarebbe un ricalcolo contributivo dell’assegno. Purtroppo il contratto di Governo non è sceso nei dettagli e il fatto che vi sia scritto che vengono stanziati 5 miliardi non aiuta a far chiarezza: la cifra sembra infatti piuttosto modesta per interventi importanti.



GLI EFFETTI DI QUOTA 100 NELLA SCUOLA

Come noto, Lega e Movimento 5 Stelle propongono una riforma delle pensioni finalizzata a superare la Legge Fornero mediante Quota 100 e Quota 41, con anche la proroga di Opzione donna. Italia Oggi ha stimato l’impatto che queste misure potrebbero avere nei pensionamenti relativi al personale delle scuola. In particolare, secondo il quotidiano economico, con Quota 100 dal 1° settembre 2019 circa 100.000 docenti e 47.000 Ata potrebbero andare in pensione. C’è da dire che il calcolo è stato fatto senza considerare “paletti” particolari di età minima necessaria per accedere alla Quota 100. Inoltre, la stima non tiene conto di quanti potrebbero andare in quiescenza mediante Ape social e Ape volontaria. Certo è che l’impatto sarebbe importante e con tutta probabilità determinerebbe la necessità di nuovi concorsi perché questo personale venga adeguatamente sostituito.



LE PAROLE DI ENRICO ROSSI

Enrico Rossi, pur non ammirando certo Lega e Movimento 5 Stelle, non nasconde che molti lavoratori “stanno rifacendo i conti sulle proprie pensioni alla luce della riforma proposta dal contratto Salvini-Di Maio. Ed essi apprezzano, eccome se apprezzano. In particolare è gradita la nuova ‘opzione donna’ che finalmente nel contratto è una cosa seria”. Il Presidente della Regione Toscana, in un post su Facebook, ricorda che “la riforma Fornero del 2011, fatta dal governo Monti, votata dal Pd e dal Pdl, che doveva servire a dare un segnale ai mercati finanziari delle nostre buone intenzioni a tenere a posto i conti, si è rivelata un calvario per tutti i lavoratori italiani, per centinaia di migliaia di esodati, per milioni di persone già anziane che, spesso fanno lavori faticosi e usuranti. Per la sinistra e per il Pd il fatto di non averla corretta in tempo è stato esiziale”.



Secondo Rossi, il fatto che Renzi abbia puntato tutto sul Jobs Act senza toccare in maniera importante la Legge Fornero ha avuto i suoi effetti nelle urne. “Sarebbe un errore non prendere ora sul serio la questione delle pensioni e non avanzare, come sinistra, proposte credibili”, aggiunge l’esponente di Liberi e Uguali. Spiegando anche che “il mio amico e compagno Cesare Damiano, che di questi temi si intende, ha provato in tutti modi a convincere il Pd e la sinistra della necessità di affrontare il tema delle pensioni. Veniva trattato con sufficienza come un vecchio socialdemocratico fermo al novecento”. Rossi chiede quindi che il suo stesso partito si mobiliti contro Lega e M5s “anche cominciando a dire in modo chiaro il nostro pensiero sulle pensioni in termini di un patto generazionale per il lavoro e la giustizia”.