L’ATTACCO DELLO SPIEGEL ALL’ITALIA
Il Governo Conte che “promette agli italiani il paradiso in terra: meno tasse, pensioni anticipate e un reddito di base universale” finisce nel mirino del tedesco Der Spiegel. Un duro articolo parla di italiani “scrocconi”, che vivono sopra le proprie possibilità. “L’Italia potrebbe ripianare i propri debiti da sola se il governo decidesse di coinvolgere seriamente i propri cittadini nel ripristino del bilancio dello Stato”, si legge nell’articolo di Jan Fleischhauer, dove si evidenzia anche che “se gli italiani decidono di non voler assolvere ai loro pagamenti, l’euro è alla fine e la Germania perderà tutti i soldi impegnati per salvarlo”. Insomma, l’idea che il Governo Conte realizzi quanto contenuto nel contratto tra Lega e M5s, compresa la riforma delle pensioni, non pare piacere molto al giornalista tedesco e al periodico che ha pubblicato il suo articolo.
OLTRE QUOTA 100 LA NONA SALVAGUARDIA ESODATI?
Il Governo Conte potrebbe varare la nona salvaguardia degli esodati. Anche se il tema non compare nel contratto tra Lega e Movimento 5 Stelle nel paragrafo sulla riforma delle pensioni, non bisogna dimenticare che recentemente il Presidente della Camera ha incontrato alcuni rappresentanti del Comitato esodati licenziati e cessati, evidenziando l’importanza di un nuovo provvedimento di salvaguardia. E si sa che Roberto Fico è un esponente di spicco del Movimento 5 Stelle, che è il partito di maggioranza nell’esecutivo. Intanto va segnalata l’assegnazione del Gran Premio della stampa estera al film “L’esodo” di Ciro Formisano, dedicato proprio al dramma degli esodati, che non può dirsi ancora alle spalle, visto che ci sono circa 6.000 persone prive di salvaguardia. Il 13 giugno a Roma dunque il regista riceverà il premio nell’ambito dei Globi d’Oro 2018. Certamente Formisano non mancherà di lanciare un nuovo appello al mondo politico affinché risolva per sempre il problema degli esodati. Intanto sarà soddisfatto leggendo la motivazione del premio assegnato: Un piccolo film dal grande coraggio che riflette una realtà invisibile, scomoda ma estremamente vera. Un’immagine forte della frattura esistente tra il “palazzo” e la vita vera. Un vero film politico.
IL COSTO PER FAMIGLIA DELLA RIFORMA
Il Codacons avvisa Lega e Movimento 5 Stelle, che hanno messo a punto il contratto di Governo che servirà per Giuseppe Conte. “Siamo felici che finalmente la politica metta nero su bianco i propri impegni, ma, trattandosi di un contratto che introduce obblighi a carico delle parti, nel caso in cui non saranno rispettate le clausole in esso contenute sarà inevitabile una class action del Codacons per inadempimento contrattuale per conto di tutti i cittadini italiani”, spiega il Presidente Carlo Rienzi. Secondo l’associazione dei consumatori, Il contratto di Governo siglato da M5S e Lega avrà un impatto pari a quasi 4.200 euro a famiglia. Nello specifico, la riforma delle pensioni costerà 337,5 euro a famiglia. Una cifra che non si riuscirà a recuperare nemmeno con tutti i risparmi previsti. Ovvero i 250 euro in meno a famiglia del taglio delle accise sulla benzina, i 12,5 euro di riduzione dei costi della politica e gli 8,3 euro per la diminuzione delle missioni militari all’estero.
LA REAZIONE DI FASSINA
La sinistra italiana sembra essere concorde con le prime priorità paventate dal nuovo Governo in tema pensioni ed in riferimento all’introduzione della quota 100 per andare in pensione, rivedendo così la discussa riforma Fornero. Dopo le parole di Enrico Rossi di Liberi e Uguali, il quale ha ritenuto fattibile quota 100, si è espresso anche Stefano Fassina, ex Pd e oggi parlamentare di Sinistra italiana, il quale parlando al programma di Rai3, Agorà, ha espresso un parere analogo a quello di Rossi. Fassina ha chiarito che “la fiducia a questo governo non possiamo votarla”, ma ha ammesso che con il suo partito “voteremo provvedimenti come quello sulle pensioni. Se arriveranno, voteremo dei provvedimenti per un obbiettivo di deficit che dà spazio agli investimenti e disinnesca le clausole di salvaguardia senza tagli di spesa. Ovviamente faremo tutta l’opposizione possibile a interventi che calpesteranno i diritti”. Fassina si è poi espresso positivamente anche sull’idea di Paolo Savona a capo del ministero dell’Economia definendolo “figura competente, esperta ed equilibrata”. Insomma, la causa sposata dal M5s e Lega Nord sembra piacere a più di un esponente della Sinistra, soprattutto in tema pensioni. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
ROSSI: GOVERNO CONTE FACCIA SUBITO QUOTA 100
Controradio riporta delle dichiarazioni di Enrico Rossi, secondo cui il Governo Conte che sta per nascere “presenta cose utili, interessanti, ad esempio sulle pensioni”. Il Presidente della Toscana non nasconde di ritiene che la sinistra abbia “commesso un errore madornale ad andare in campagna elettorale senza presentare una proposta di cambiamento della legge Fornero”. Inoltre, ricorda che se è vero, come ha calcolato Boeri, che Quota 100 costa 20 miliardi l’anno a regime, è altrettanto vero che Renzi ha speso di più per i suoi bonus “e quindi la proposta è fattibile”. Se poi i soldi non ci fossero, basterebbe non introdurre la flat tax , che avvantaggia chi ha redditi più alti. Per Rossi, quindi, la riforma delle pensioni andrebbe fatta subito e dovrebbe essere la sinistra a chiedere al nuovo Governo di vararla quanto prima.
QUOTA 100, MA CON 64 ANNI DI ETÀ
Secondo Stefano Patriarca, la Quota 100 prevista nel contratto tra Lega e Movimento 5 Stelle che verrebbe applicato dal Governo Conte prevederebbe un’età minima di 64 anni. Il Fatto Quotidiano cita il consigliere economico di palazzo Chigi, secondo cui il “paletto” relativo all’età anagrafica sarebbe l’unico in grado di consentire una spesa per l’intervento compatibile con i 5 miliardi di euro che i due partiti hanno indicato nel contratto di Governo. Tanto più che era stato proprio Alberto Brambilla, che ha curato la parte previdenziale del programma della Lega, a parlare di Quota 100 con un’età minima di 64 anni. Una scelta che però, spiega Patriarca, rischia di avvantaggiare “chi ha avuto carriere più lunghe e stabili e redditi più alti e penalizzare gli altri”. Dal suo punto di vista, poi, non ci sarebbero “risorse disponibili” per finanziare la proroga di Opzione donna che Lega e M5s hanno inserito sempre nel contratto.
COTTARELLI E LA DIVISIONE PREVIDENZA/ASSISTENZA
Lega e Movimento 5 Stelle, nel loro contratto di Governo, in tema di riforma delle pensioni hanno previsto la separazione tra previdenza e assistenza, chiesta in diverse occasioni anche dai sindacati. Vedremo se diventerà realtà insieme al Governo Conte. Intanto Carlo Cottarelli, con il suo Osservatorio sui Conti pubblici italiani, ha stilato un rapporto secondo cui anche con questa operazione la situazione non cambierebbe in virtù dell’invecchiamento della popolazione, che farebbe comunque crescere la spesa per le pensioni. In ogni caso anche separando previdenza e assistenza il nostro Paese resterebbe al secondo posto tra i paesi Ocse per spesa pensionistica su Pil. Una tesi del tutto diversa da quella portata avanti negli ultimi mesi da Cgil, Cisl e Uil e da Itinerari previdenziali. A questo punto c’è da chiedersi chi abbia ragione.
LE PAROLE DI TITO BOERI
Il Governo Conte potrebbe presto prendere forma, basando la sua azione sul contratto messo a punto da Lega e Movimento 5 Stelle. In tema di pensioni, come noto, è previsto il superamento della Legge Fornero mediante Quota 100 e Quota 41. Interventi che, secondo Tito Boeri, avranno un costo immediato di 15 miliardi di euro che diventerà a regime pari a 20 miliardi. Il Presidente dell’Inps, parlando al convegno su “I dati amministrativi per le analisi socio-economiche e la valutazione delle politiche pubbliche”, ha detto: “Si è parlato di quota 100: la valutazione che noi abbiamo fatto ci porta a ritenere che in presenza di quota 100 o 41 anni di contributi come condizione per il pensionamento, ipotizzando che il 90% di persone vada in pensione il primo anno, e questo è possibile perché ce lo dice l’esperienza storica all’interno del nostro Paese, porterebbe a un costo immediato di 15 miliardi, a regime intorno ai 20 miliardi e l’impatto sul debito implicito sarebbe sarebbe di circa 105 miliardi di euro”.
Secondo quanto riporta Askanews, Boeri ha naturalmente fatto notare che queste cifre sono ben diverse dai 5 miliardi scritti nel contratto di Governo. Nemmeno reintroducendo le finestre mobili abolite dalla Legge Fornero o non considerando i contributi figurativi nel sistema delle quote si potrebbe arrivare a tale cifre. “Credo che nel momento in cui si presentano programmi”, ha quindi detto Boeri, “invece di attaccare il dato amministrativo e le valutazioni dell’Inps sulla base dei dati di cui dispone si dovrebbe avere l’onestà intellettuale di dire: noi vogliamo fare questo, non è esattamente quota 100 ma vogliamo farlo con delle condizioni”.