NEL PUBBLICO TANTE PENSIONI PRIMA DEI 66 ANNI E 7 MESI

Oggi l’età pensionabile è fissata a 66 anni e 7 mesi e l’anno prossimo, in virtù dell’adeguamento alla speranza di vita, il requisito anagrafico verrà innalzato a 67 anni. Tuttavia, secondo i dati dell’Osservatorio sulle pensioni dei dipendenti pubblici diffuso dall’Inps, il 51,6% delle pensioni pubbliche liquidate nel 2017 sono state erogate a persone con un’età più bassa di quella di vecchiaia. Lettera43, riportando i dati, spiega che sulle oltre 124.000 pensioni in questione, più di 64.000 erano pensioni anticipate, erogate quindi a chi ha raggiunto i 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi nel caso di donne). “Le pensioni di vecchiaia liquidate nel 2017 sono state appena l’11,8% del totale mentre quelle di inabilità sono state il 6,1% del totale. Le pensioni ai superstiti da assicurato sono state il 3,7% del totale mentre quelle ai superstiti da pensionato sono state il 26,8% del totale”, viene aggiunto.



SALVINI NON MOLLA SU QUOTA 100 E QUOTA 41

Il quadro politico italiano resta piuttosto caotico, ma Matteo Salvini ha intenzione di portare avanti il programma della Lega, possibilmente al Governo, dopo le prossime elezioni, ma anche in Parlamento se non si potrà fare altrimenti. Il leader del Carroccio ha fatto capire che la riforma delle pensioni resta tra le priorità, come del resto aveva ripetuto in diverse occasioni durante la campagna elettorale, quando aveva indicato la cancellazione della Legge Fornero come uno dei suoi primi atti da Presidente del Consiglio nel caso di vittoria. Certo la via parlamentare è più lunga e forse incompatibile con i tempi ristretti con cui sembra che si tornerà a votare. Tuttavia l’impegno alla Camera e al Senato su questo fronte sarebbe un importante segnale agli elettori, soprattutto per quanti hanno optato per la Lega proprio per le sue istanze previdenziali, come Quota 100 e Quota 41.



CAMUSSO E BARBAGALLO CONTRO VISCO

Ignazio Visco ha evidenziato i rischi che si corrono nel fare passi indietro su quanto fatto per rendere sostenibile il sistema pensionistico in Italia. Secondo Susanna Camusso, però, il Governatore della Banca d’Italia sbaglia a sostenere che non bisogna modificare la Legge Fornero. “La migliore qualità del lavoro passa anche da un sistema previdenziale giusto. Non credo che sia possibile che le questioni del debito vengano alla fine attribuite e pagate a una sola parte di questo Paese, che si chiama lavoratori”, ha detto la Segretaria generale della Cgil a margine delle Considerazioni finali di Visco. Appuntamento cui ha preso parte anche Carmelo Barbagallo, che intervistato da Teleborsa ha evidenziato la necessità di una riforma fiscale “con la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, sui lavoratori e sulle pensioni”. Diversamente, ha detto il numero uno della Uil, “non avremo risolto il problema della capacità di potere d’acquisto che rilancia l’economia del nostro Paese”.



SODANO (M5S): IMPEDITO UN GOVERNO CHE POTEVA CAMBIARE LA LEGGE FORNERO

Michele Sodano, parlamentare del Movimento 5 Stelle, in una nota ha ricordato il lavoro svolto per cercare di creare un Governo “che sul piano economico potesse creare più reddito per i cittadini, aumentare le pensioni e diminuire la pressione fiscale”. Il pentastellato ha anche chiarito che da parte di Paolo Savona “come specificato dal contratto di governo del Movimento 5 Stelle, non c’era alcun intenzione di uscire dall’Euro, ma di ridiscutere le stringenti politiche economiche europee, che hanno imposto negli ultimi dieci anni ingenti tagli alla spesa pubblica, legge Fornero e tasse sempre più alte per raggiungere il pareggio di bilancio che il governo Monti ha inserito in Costituzione”. Per Sodano è quindi “opportuno mantenere la calma e la serenità che hanno contraddistinto l’inizio della XVIII legislatura, ma come Movimento 5 Stelle non intendiamo arretrare di un passo nella difesa dei diritti dei cittadini e nelle prospettive di sviluppo del futuro della nostra terra”.

QUOTA 100 E QUOTA 41 SI POTRANNO VARARE IN PARLAMENTO?

Intervenendo a Pomeriggio 5, Matteo Salvini ha spiegato che gli sarebbe piaciuto poter far parte del Governo del cambiamento che avrebbe anche varato una riforma delle pensioni con Quota 41 e Quota 100. Il leader della Lega ha però fatto anche capire che il contratto di governo con il Movimento 5 Stelle non resterà lettera morta, ma diventerà la base per un’azione comune in Parlamento. Del resto le Camere possono legiferare e quindi l’obiettivo è quello di far sì che i contenuti del contratto possano diventare realtà anche senza il Governo Conte. Un obiettivo non facile da raggiungere. Inoltre, non va dimenticato che qualunque sia il voto del Parlamento su un esecutivo guidato da Carlo Cottarelli, i tempi prima delle elezioni saranno ridotti ed è quindi difficile pensare che si possano varare interventi importanti, in particolare in tema di pensioni.

LA DELUSIONE DEI PRECOCI E LA RICHIESTA DEGLI ESODATI

Carlo Cottarelli è stato incaricato di formare un Governo e non sarà facile per lui ottenere la fiducia del Parlamento. Tuttavia il fatto che l’ex commissario alla spending review possa diventare Premier non va proprio giù a quanti, in particolare i lavoratori precoci, speravano che si potesse mettere mano alla Legge Fornero per introdurre Quota 41 e Quota 100. Su alcuni gruppi Facebook non manca chi chiama alla piazza per manifestare. Soprattutto perché viene fatto notare che sia Lega che Movimento 5 Stelle, che insieme rappresentano circa metà dei voti delle ultime elezioni, avevano nei loro programmi proprio gli interventi per modificare l’attuale sistema pensionistico tornando al sistema delle quote. Nonostante la situazione c’è poi chi chiede che comunque si trovi una soluzione per i circa 6.000 esodati ancora esclusi dai provvedimenti di salvaguardia.

Elide Alboni, dal Comitato esodati licenziati e cessati, ricorda infatti che le risorse per varare una nona salvaguardia ci sono, dato che ci sono stati dei risparmi rispetto ai fondi stanziati per l’ottava. Risparmi che basterebbero a garantire agli esclusi di poter accedere alla pensione. Dunque chiunque vada al Governo potrebbe emanare un decreto in questa direzione. E anche il Parlamento potrebbe prendere l’iniziativa. Del resto non mancano le forze politiche e i parlamentari che si sono detti, anche recentemente, favorevoli a una soluzione definitiva per il problema degli esodati. Se le risorse ci sono, ci vorrà quindi la volontà politica di approvare un intervento di salvaguardia.