LE PAROLE DI MARIASTELLA GELMINI
“Se ci sono i numeri per far nascere un governo politico è giusto che governi. Dopo quasi 90 giorni si chiude una fase in cui il Paese ha rischiato una crisi politica, ha vissuto uno scontro istituzionale e sperimentato turbolenze dei mercati che avrebbero potuto mettere a repentaglio i risparmi, le pensioni e i mutui degli italiani. Non avremo nostalgia di veti, virate e posizioni irresponsabili. Ora mi auguro che questo governo possa fare il bene dell’Italia”, con queste parole Mariastella Gelmini parla delle ultime vicende politiche nostrane. Intervistata dal Giornale, la capogruppo alla Camera di Forza Italia spiega che “di certo incalzeremo l’amico Salvini perché nel contratto il programma di centrodestra è relegato in poche righe. Ci batteremo per legittima difesa, pace fiscale, difesa delle pensioni, detassazione dei contratti dei nuovi assunti, fiscalità ridotta sulla casa e per una seria politica industriale che punti su crescita, sviluppo e impresa”.
QUOTA 100 E QUOTA 41 TORNANO IN AUGE
Il Governo Conte è pronto a diventare realtà. Il giurista pugliese indicato come Premier da Lega e Movimento 5 Stelle ha infatti ricevuto nuovamente l’incarico da Sergio Mattarella e già oggi è probabile che ci sia il giuramento dei ministri. La casella del Lavoro è andata a Luigi Di Maio, che avrà quindi il compito di portare avanti le istanze contenute nel contratto di Governo anche per quel che riguarda la riforma delle pensioni. Tornano in auge quindi Quota 100, Quota 41 e la proroga di Opzione donna. Senza dimenticare che le due forze politiche hanno previsto di tagliare le pensioni più alte non corrispondenti ai contributi versati durante la propria carriera lavorativa. Resta da capire con quali tempistiche si procederà al varo di questi provvedimenti. Forse il discorso con cui Conte chiederà la fiducia alle camere ci potrà dire qualcosa in merito.
BOERI: ABOLIRE LA FORNERO AUMENTA IL DEBITO DI 100 MILIARDI
A margine del Festival dell’Economia di Trento, Tito Boeri torna a ribadire un concetto già espresso in passato. “Se continuiamo a spendere ancora di più nelle pensioni e non pensiamo alle emergenze sociali, ecco che mettiamo davvero a repentaglio i nostri conti pubblici e rischiamo di gonfiare ulteriormente il nostro debito pubblico”, ha detto il Presidente dell’Inps, secondo quanto riporta Lettera43. Ma non è tutto, perché il Professore dell’Università Bocconi ha anche spiegato che le proposte di riforma delle pensioni di cui si parla parecchio nelle ultime settimane, hanno dei costi più alti di quello che si dice. “L’abolizione della Fornero porta un aumento del debito implicito fino a 100 miliardi” di euro, ha quindi aggiunto. Parole che sicuramente faranno ancora discutere, come spesso è avvenuto quando Boeri ha parlato del costo di una riforma delle pensioni.
INPS, GLI ERRORI DI TRASMISSIONE ALLARMANO LO SNALS
Lo Snals lancia l’allarme: “Pensionamenti a rischio nella scuola. È sufficiente un singolo errore nella trasmissione dei dati sui versamenti dalle scuole all’Inps per inficiare il pensionamento del docente che ne ha fatto richiesta”. La notizia viene riportata da La Gazzetta di Mantova e il sindacato autonomo evidenzia che “se la pratica di pensionamento di un insegnante viene avviata, si libera un posto che viene assegnato a un altro docente. Ma se l’Inps riscontra errori e il pensionamento salta e slitta di un anno, si può arrivare al paradosso che lo stesso posto venga attribuito a due docenti”. Il quotidiano mantovano riporta anche l’opinione del sindacato Flc-Cil sul tema: “Nessuno perderà il posto, ma potrebbe effettivamente sussistere questo problema. La cosa deve far riflettere: i tagli di personale qualificato nei provveditorati e l’affidamento di questi compiti alle segreterie delle scuole, che hanno organici insufficienti a causa dei tagli e che sono oberate di compiti, portano a paradossi come questo”.
GLI ANNI DI LAVORO PER RAGGIUNGERE LA PENSIONE
Quanti anni bisogna lavorare per poter andare in pensione? La domanda è quanto mai attuale, visto che non sembra esserci all’orizzonte una riforma delle pensioni, stante la situazione politica quanto mai caotica. Adnkronos ha fatto quindi un punto, ricordando che una volta maturata una certa anzianità contributiva, ai lavoratori è consentito l’accesso alla pensione senza dover aspettare di raggiungere il requisito anagrafico richiesto, che dall’anno prossimo salirà a 67 anni. “Nel dettaglio, con l’attuale pensione anticipata si può smettere di lavorare a qualsiasi età purché si abbia maturato un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi (per gli uomini) o 41 anni e 10 mesi (per le donne)”. Tuttavia questi parametri sono destinati a cambiare dal 1° gennaio 2019, per via dell’adeguamento all’aspettativa di vita. “Dal 1° gennaio del prossimo anno, quindi, per la pensione anticipata saranno necessari 43 anni e 3 mesi (uomini) o 42 anni e 3 mesi (donne)”.
I lavoratori precoci, ricorda ancora Adnkronos, “possono smettere di lavorare dopo 41 anni, grazie alla Quota 41. Per farlo bisogna aver lavorato per almeno 12 mesi prima del compimento dei 19 anni. Inoltre è richiesta un’anzianità contributiva antecedente al 1995”. Esiste poi l’Ape social “che permette a disoccupati, invalidi civili al 74% e persone che assistono parenti di primo grado, se disabili gravi, di smettere di lavorare dopo 30 anni (ma con almeno 63 anni compiuti). Per i lavori gravosi, invece, sono richiesti 36 anni di contributi”. Con l’Ape Volontario, invece, “si cessa di lavorare con un’anzianità contributiva di 20 anni, purché si sia a meno di 3 anni e 7 mesi dal raggiungimento della pensione di vecchiaia”.