Rispondendo a una domanda di una lettrice, Glauco Maggi su La Stampa ha ricordato che con l’isopensione, introdotta con la riforma delle pensioni targata Fornero, è possibile oggi andare in quiescenza con ben 7 anni di anticipo. “Se l’azienda ha almeno 16 dipendenti e c’è un accordo scritto con i sindacati sull’esodo del personale si può andare in pensione fino a sette anni prima”, scrive Maggi, secondo cui non è facile dire a priori se “l’operazione sia vantaggiosa o meno in quanto la risposta dipende anche da tanti fattori extraprevidenziali (problemi familiari, stress da lavoro, voglia di dedicarsi ad altra occupazione o di godere il sole in panciolle, ecc.) che solo la persona è in grado di soppesare tra i pro e i contro”. Certo, riconosce Maggi, “se si guardano in astratto solo i riflessi pensionistici non c’è alcun dubbio: l’isopensione è, come si dice, una mano santa”. (aggiornamento di Bruno Zampetti)
APE SOCIAL, VIA AL MONITORAGGIO INPS DELLE ISTANZE
Dopo che il 31 marzo è scaduto il termine della prima finestra per presentare la domanda di accesso all’Ape social, l’Inps ha avviato la procedura di monitoraggio delle istanze. Come ricorda pensionioggi.it, l’Istituto nazionale di previdenza sociale avrà tempo fino al 30 giugno per esaminare la documentazione inviata e stilare la graduatoria per l’accesso alla prestazione nel caso le richieste valide siano superiori ai posti disponibili. Ricordiamo che rappresenta criterio di precedenza nella graduatoria la vicinanza al requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di vecchiaia. A parità di requisito, verrà considerata la data e l’ora di presentazione della domanda. Nel frattempo, fino al 30 novembre, si potrà continuare a presentare la domanda di accesso all’Ape social, ma verranno accolte richieste solo se ci saranno ancora risorse disponibili. (aggiornamento di Bruno Zampetti)
PENSIONI DI VECCHIAIA ANTICIPATA
Non c’è sempre grande chiarezza a proposito delle ultime notizie in tema di pensioni. L’introduzione del cosidetto Ape volontario, o più semplicemente pensione anticipata di vecchiaia, attraverso la Legge n. 232/16 della legge di Bilancio 2017, non ha fatto altro che confondere le idee di migliaia di lavoratori e pensionati. Cerchiamo allora di ristabilire un po’ di chiarezza inannzitutto definendo l’Ape: a chi si rivolge? A tutti quei lavoratori che abbiano compiuto 63 anni d’età e abbiano messo insieme almeno 20 anni di contributi. Adesso altro quesito e altra risposta: in cosa consiste l’Ape? In un finanziamento da parte dello stato fino al raggiungimento dell’età di 66 anni e 7 mesi, e cioè fino al maturamento della pensione di vecchiaia. Come ricorda Qui Finanza, il contribuente a partire dalla prima rata di pensione pensione ricevuta dopo il raggiungimento dei 66 anni e 7 mesi (67 dal 2019), si vedrà trattenuta una quota relativa agli interessi finanziari del prestito e una relativa al premio di assicurazione contro il rischio di premorienza.
PENSIONE D’INVALIDITA’
Ci sono delle casistiche particolari che hanno a che vedere con l’attribuzione dell’Ape volontario. Non ne sono escluse le persone con un’invalidità pari o superiore all’80%. In questo caso la soglia anagrafica si abbassa: 60 anni e 7 mesi per gli uomini e 55 anni e 7 mesi per le donne. La sola invalidità civile, però, non basta e l’agevolazione è fruibile solo dai lavoratori del settore privato. Resta come requisito necessario l’aver maturato 20 anni di contributi, in qualità di lavoratori subordinati, presso l’assicurazione generale obbligatoria (Ago) o un fondo sostitutivo, e non è possibile beneficiare della facoltà di cumulo dei contributi. Stando agli ultimi dati forniti dall’Inps, le domande di Ape volontario presentate ad aprile mediante la piattaforma online sono 1736. Si tratta dunque di una possibilità di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro che ha i suoi pro e i suoi contro, valutabili a seconda delle necessità del contribuente di turno.